Gli italiani sono un popolo assuefatto a tutto.
E’ il caso della recente approvazione del job act, che nel nostro Paese non è stata oggetto di nessuna protesta popolare e che non ha trovato praticamente opposizioni, pur introducendo norme che consentono il demansionamento, prevedono i controlli a distanza dei lavoratori e abrogano l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori(che prevedeva il licenziamento del lavoratore solo per giusta causa o giustificato motivo oggettivo).
Un impianto normativo, innovativo in peius, che contribuisce a smantellare le tutele dei lavoratori.
In Francia, al contrario, l’approvazione della legge simile in alcuni punti al nostro job act, ha scatenato proteste che hanno paralizzato il Paese.
La loi travail(legge sul lavoro) detta anche El Khomri, dal nome del Ministro del lavoro francese di origine marocchina Myriam El Khomri introduce la flessibilità e nuove disposizioni sui licenziamenti economici, straordinari e le visite mediche.
L’articolo più contestato di questa legge è il numero 2 che prevede il primato degli accordi aziendali rispetto al contratto collettivo di categoria.
Il job act francese progetta di modificare i principali tratti del lavoro. Dall’orario al sistema negoziale e salariale, alla medicina del lavoro.
Ma soprattutto punta sulla flessibilità e sul decentramento. Era prevedibile che questa riforma avrebbe avuto un impatto pesante sul mondo del lavoro francese. E così è stato.
Non altrettanto è avvenuto in Italia dove il premier Renzi non ha trovato praticamente opposizione.
In Francia si registra un’ analogia con quanto avvenuto in Italia: il governo socialista francese ha emanato il provvedimento tanto contestato così come da noi una forza politica di sinistra, il PD, ha approvato il job act.
Inoltre entrambi i due Presidenti (Hollande e Renzi),altro elemento in comune tra i due Paesi, hanno usato un piglio decisionista nell’affrontare la questione.
In Francia sarà più facile licenziare e saranno ridotti i ricorsi davanti ai giudici.
La riforma francese tocca anche l’orario di lavoro introducendo una grandissima flessibilità rompendo un tabù intoccabile come le 35 ore settimanali.
Si fissa un tetto all’orario giornaliero: 10 ore, che possono però arrivare a 12.
Un’altra grande novità introdotta in Francia è il conto personale, un portfolio delle attività formative e del montante contributivo previdenziale maturato dal lavoratore.