Il termine qualunquismo nel linguaggio corrente sta ad indicare posizioni di diffidenza e sfiducia verso la politica e il confronto delle idee, spesso semplicistiche o opportunistiche.
Le origini del termine risalgono al movimento politico nato intorno alla rivista L’uomo qualunque fondata da Guglielmo Giannini nel 1944.
Guglielmo Giannini fu commediografo e giornalista ed oltre al settimanale L’uomo qualunque fondò intorno a questo il Fronte dell’uomo qualunque, che nel 1946 ebbe un notevole consenso elettorale.
Il qualunquismo era espressione di una sommaria polemica nei confronti della democrazia e di ogni ideologia.
Sia la rivista che il movimento, specie nei primi anni, ebbero un notevole successo.
Giannini proponeva di disinteressarsi di politica, perché sosteneva che i politici, fanno solo i loro interessi, contro la gente.
Sosteneva il fondatore del qualunquismo che, i cittadini avessero bisogno di amministratori piuttosto che politici, non rieleggibili per nessuna ragione.
I comportamenti politici di Giannini si esplicano lungo due direttrici: il dileggio e l’insulto usati sul suo giornale come arma nei confronti degli avversari.
E la vacuità del programma politico del movimento che andava bene per raccogliere consensi in nome dell’antipolitica ma, che non riusciva a formare una classe dirigente che riuscisse a fronteggiare la situazione dell’Italia del dopoguerra.
Giannini ha segnato non solo la sua epoca perché il qualunquismo fa ormai parte del lessico politico italiano.
Motto di Giannini fu non ci rompete più le scatole che ben esemplifica l’atteggiamento di diffidenza e ostilità nei confronti della politica e del sistema dei partiti.
Il fondatore del qualunquismo ebbe l’intuizione fortunata di comprendere l’importanza della comunicazione per raccogliere consenso elettorale e, per questo creò un giornale.
Lo Stato doveva assicurare ai cittadini i servizi necessari.
La base di massa del qualunquismo ed il suo successo era rappresentata dal degrado della politica e della vita dei partiti che ne spiega il suo successo alle elezioni politiche del 1946 con il 5,3% dei suffragi che fecero diventare il movimento quinto partito italiano con 30 deputati.
Se si vuole trarre un monito da questa storia è che ciascuno di noi può disinteressarsi della politica ma la politica poi si interessa a noi.