Quando i sentimenti influiscono sul linguaggio

Riguardo alla maternità surrogata, si continua a confondere l’uso sbagliato che si può fare di un mezzo, col mezzo stesso. Si dice che vi si specula sopra, che c’è un vile commercio e via di seguito. Ma si condanna la maniera di procreare, oppure la speculazione, il vile commercio sulla maniera di procreare? Perché allora non vietare i farmaci dei quali qualcuno si serve per avvelenarsi o avvelenare? Interessante, poi, come i sentimenti influiscano sul linguaggio: la maternità surrogata o gestazione d’appoggio, diventa il dispregiativo “utero in affitto”, i bambini diventano panini, formaggini o, per essere più generosi, cagnolini, la donna che si offre, anche se non lo fa per denaro, anche se ha un lavoro e ha già avuto dei figli, come avviene in diversi Stati americani, è definita graziosamente mucca da riproduzione. Non si tiene conto che la gestazione per altri è una realtà presente in molti paesi del mondo e che si avrebbe il dovere morale di rispettare tutte le famiglie che si sono formate grazie a questa pratica, e soprattutto i bambini a prescindere da come sono venuti al mondo. Vietarla in Italia significa spingere chi può permetterselo, a rivolgersi all’estero, un po’ come avveniva con l’aborto quando era proibito, le donne ricche andavano ad abortire dove era permesso. Ovviamente sono disposto a ricredermi qualora mi si dimostri che la gestazione per altri è un male in sé.

Renato Pierri

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