“La Tempesta” (Teatro Ghione, 20 novembre 2015)



Giorgio Albertazzi, per il quale il tempo non sembra passare, è il perno centrale della rappresentazione di quella che è una delle opere più complesse di William Shakespeare, l’ultima che il Bardo scrisse da solo e nella quale, secondo la comune interpretazione, annunciò il suo ritiro.


Vi si narra di Prospero, privato dall’ambizioso fratello Antonio del titolo di Duca di Milano ed esiliato con la figlia Miranda su un’isola del Mediterraneo che, diventato maestro delle arti magiche, fa naufragare presso la stessa isola Antonio con il suo compagno di viaggio Alonso, re di Napoli, che è accompagnato dal fratello Sebastiano e dal figlio Ferdinando. Per portare a termine il suo piano di vendetta Prospero si serve dell’aiuto di Ariel, beffardo spirito dell’aria che può essere innocente come un bimbo e spietato come un assassino, e che difenderà il suo padrone da Calibano, essere malvagio e deforme che abita l’isola. Dopo le dure prove del naufragio e della confusione nella quale sono gettati dalla magia, ed il doveroso pentimento, per Antonio e Alfonso arriverà il perdono mentre Miranda e Ferdinando coroneranno il loro amore nel matrimonio.


Più che l’aspetto tecnico (scenografia intrigante, appropriatissimo uso delle luci e dei suoni, interpretazione appassionata e con ottimo ritmo di tutti gli attori) vorrei sottolineare la capacità del “grande vecchio” del teatro italiano di rendere fruibile ed interessante un testo scritto più di 400 anni fa. Pur pagando un tributo all’età (una sedia a rotelle che dopo pochi minuti non si nota più, tanto i movimenti sono integrati nella scena) Albertazzi-Prospero è il vero padrone del palco: con voce chiara dipana la tela dei suoi piani, e distribuisce premi e punizioni con distacco ed eleganza. Da brividi il monologo finale nel quale Prospero abbandona la magia (e Shakespeare il teatro?) : “Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita.”

Maurizio Zucchetti

(dalla pagina Facebook “Imbucato Teatrale”)

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