MARGINALMENTE n. 56 del 21. Nov. 2015



Sempre punto e a capo!


Sulle tragedie come l’attacco terroristico dello stato islamico a Parigi non si può scherzare, quindi questa rubrica non sarebbe adatta a parlarne. Non sarebbe, se non fosse che i politici italiani, anche sulle tragedie, fanno a gara a dire sciocchezze.


Nella foga interventista (noi interveniamo sempre con le parole, mai coi fatti) è cascata anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia che a caldo ha detto quella che è ormai una frase fatta: come il giorno nel quale il fondamentalismo islamico ha dichiarato guerra all’Europa>. Certamente, l’emozione gioca brutti scherzi: anche alla memoria.


Tutto il mondo civile dichiarò storica la data dell’11 settembre 2001, quando il terrorismo fondamentalista islamico buttò giù le torri gemelle a New York. si disse, perché quello fu il primo atto di guerra a un Paese dell’Occidente, fu un atto di guerra alla civiltà, alla cultura, alla democrazia , al cristianesimo e a tutti i valori dell’Occidente. New York, Parigi o Roma, sempre Occidente è. Ma se si vuole sottilizzare, nel vecchio continente l’11 marzo 2004 dalla stessa mano venne il gravissimo attentato ferroviario di Madrid (Europa); e il 7 luglio 2005 ci fu l’attentato sempre del terrorismo islamico alla metropolitana di Londra (Europa); e il 7 gennaio di quest’anno, la strage al giornale Charlie Hebdo ancora a Parigi (sempre Europa). Quindi, da più di undici anni quei signori attaccano direttamente le capitali europee.


Ora la domanda è: quanti altri attentati dell’Isis dobbiamo subire e dove (Vaticano, Roma, Milano, ecc.) per segnare una data definitiva sul calendario e convincerci che ci hanno dichiarato guerra, e magari opporci a questa guerra?


Guerra, che brutta parola


Beh, in Italia è difficile pronunciare la parola “guerra”. Troppo cruda, troppo fascista, troppo incostituzionale, troppo Bush-berlusconiana: insomma, troppo vera per una sinistra sempre in cerca di pseudonimi politicamente corretti. La guerra la sinistra la può anche fare, se è il caso, come fece il comunista D’Alema che, nell’unica esperienza da primo ministro, bombardò a tutto spiano la Serbia. Solo che lui, sotto il baffetto, la chiamava “difesa attiva”, e per questo non si curò nemmeno di informare il Parlamento. Renzi, poi, che è al tempo stesso il capo del maggiore partito della sinistra italiana e proviene dall’esperienza democristiana (un accoppiamento devastante) l’altro giorno parlava di “sfida” tra l’Isis e l’Occidente, come se fosse una finale di Champion o uno scopone scientifico. E aggiungeva che noi li batteremo (quelli che tagliano le gole e si fanno saltare col tritolo) <vincendo la sfida educativa>. Io lo paracaduterei a Raqqa per dimostrare questo teorema…


E Gentiloni, altro ministro per caso (nientemeno che agli Esteri) è stato sì più cazzuto col labbro superiore, parlando di “combattimento”, ma molliccio col labbro inferiore: <Dobbiamo combattere i terroristi sul piano militare, ma (attenzione, attenzione! – ndr) senza entrare in una dinamica di conflitto>. Compreso? Zelig e Colorado non riescono a fare di meglio.


E intanto l’Italia…


Intanto, il governo tiene sempre bloccata con un ricorso la legge regionale della Lombardia che poneva delle norme restrittive sui luoghi di culto (ogni culto, ma letta come legge anti-moschee); la Camera tiene bloccata la proposta di creare un albo nazionale degli imam, voluto anche da alcuni imam che non hanno nulla da nascondere; le forze dell’ordine hanno poco personale, auto scassate, armamenti insufficienti; e i preti dai lussuosi palazzi e incommensurabili àttici predicano dicendo che “noi” dobbiamo continuare ad accogliere tutti a braccia aperte.


Per fortuna c’è il Santo Padre che, abbattendo ogni barriera diplomatica, ha chiamato pubblicamente “maledetti” i terroristi portatori di morte. Finalmente una parola vera, chiara e autorevole.


E intanto gli onorevoli…


E in tutto questo guazzabuglio, una deputata grillina, Daniela Nesci, ha tenuto la barra al centro e – come se nulla fosse – ha presentato una interrogazione in Commissione Vigilanza Rai chiedendo perché mai, durante la trasmissione “La prova del cuoco”, una telecamera abbia inquadrato la foto di un fungo velenoso. Eh, mò so’ cavoli amari!

Antonio Biella

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