L’amore e sicuramente la sofferenza ha spinto il teologo Krzysztof Charamsa a dichiarare pubblicamente la propria omosessualità. L’amore e sicuramente la sofferenza o se non altro la consapevolezza della sofferenza di tanti innocenti nel passato e nel presente, ha indotto il sacerdote polacco a denunciare due gravi errori della Chiesa: la pretesa che gli omosessuali rinuncino per tutta la vita all’esercizio della sessualità (n. 2359 del Catechismo), e l’obbligo del celibato per i sacerdoti. Il versetto del vangelo che parla del celibato è il seguente: «Vi sono infatti eunuchi che nacquero così dal seno della madre, e vi sono eunuchi che furono resi tali dagli uomini, e vi sono eunuchi che si resero tali da sé per il regno dei cieli. Chi può comprendere, comprenda» (Mt 19,12). La Chiesa cattolica “ha compreso” che per i presbiteri, la rinuncia al matrimonio non debba essere una scelta, ma un obbligo. Le Chiese orientali “hanno compreso” invece che uomini sposati possono essere ordinati sacerdoti, ma non vescovi. Nel giudaismo, in base al precetto divino espresso in Genesi 1,28 («crescete e moltiplicatevi»), era sentito come un dovere religioso che l’uomo prendesse moglie; una sentenza rabbinica del secolo I d.C. dice: «Colui che non si preoccupa di avere una discendenza, è come colui che commette omicidio». Al n. 15 del Catechismo della Chiesa Cattolica: “I consigli evangelici, nella loro molteplicità, sono proposti ad ogni discepolo di Cristo. La perfezione della carità, alla quale tutti i fedeli sono chiamati, comporta per coloro che liberamente accolgono la vocazione alla vita consacrata, l’obbligo di praticare la castità del celibato, la povertà e l’obbedienza”. L’errore sta nel fatto di trasformare tranquillamente, arbitrariamente, i “consigli evangelici”, in obblighi evangelici.
Miriam Della Croce