IL PUNTO n. 539 del 29 maggio 2015 di Marco Zacchera

SOMMARIO: TAMPONAMENTO – EUROPA A PEZZI – A FIANCO DELL’ ISIS – AUTOCRITICA – BRAVO RENZI “ANTISINDACALE” ? – CORSIVO: “PURCHE’ PAGHINO GLI ALTRI”

TAMPONAMENTO

L’altro ieri mi hanno tamponato: un bosniaco non ha frenato in tempo e addio paraurti posteriore. E’ sceso frastornato dal suo automezzo e in un italiano incerto esprimeva terrore “Pago io, non chiami polizia, è mio primo giorno di lavoro da autista, altrimenti mi licenziano…” Ho visto occhi onesti, ma disperati.

Quanto lo pagheranno al mese, con quali sicurezze? I suoi documenti erano a posto e non ho fatto denuncia, ma da due giorni penso a quel viso e credo che se l’Europa non sarà in grado di togliere la paura del futuro da quello sguardo avrà fallito il suo scopo di progetto comune.

L’EUROPA A PEZZI, RENZI A NAPOLI

L’Europa sta andando in pezzi: dalla Grecia alla Spagna, dalla Polonia alla Gran Bretagna crescono gli euroscettici e l’Unione Europea mostra vistose crepe politiche ed economiche.

Il vertice di Riga della scorsa settimana (se contano ancora questi incontri periodici tra i leader dei diversi paesi) era quindi un appuntamento importante, un’occasione unica di confronto anche per discutere di “come” cambiare questa Europa che sta creando europei insoddisfatti.

Non solo: o la Mogherini è solo una sciocchina (come temo…) oppure doveva ben sapere che era nell’aria anche una forte riduzione della già modestissima apertura europea sul problema “migranti” che ci vede direttamente coinvolti.

Quindi l’Italia DOVEVA essere presente, alzare la voce, pretendere attenzione, protestare, insomma farsi sentire…Invece Renzi ha piantato lì il vertice a metà dovendo volare a Napoli (con volo di stato) a sostenere il suo discusso candidato PD in campagna elettorale.

O Renzi non crede nell’Europa o l’Italia comunque non conta nulla e quindi, assente o presente Renzi, sarebbe stato esattamente lo stesso.

ALLA FACCIA DI TUTTI I MEDIA NOSTRANI CHE INNEGGIANO AL GRANDE PESO EUROPEO DEL NOSTRO LEADER (che come noto non parla neppure un inglese decente).

ISIS

L’EMITTENTE TELEVISIVA ARABA AL JAZEERA HA PROPOSTO UNA SONDAGGIO SULL'ISIS AI SUOI TELESPETTATORI E – SU UN CAMPIONE DI CIRCA 35.000 RISPOSTE – QUASI L'80% HA DICHIARATO DI SIMPATIZZARE PIU’ O MENO DECISAMENTE PER I TERRORISTI CHE SONO GIUDICATI IL MEZZO PIU CONCRETO PER OPPORSI ALL'OCCIDENTE. VISTO CHE LA MAGGIORANZA DEGLI ASCOLTATORI DELL'EMITTENTE TV SONO SUNNITI – COME LE BANDE DELL’ISIS, MA ANCHE COME GLI IMMIGRATI MUSULMANI PRESENTI IN ITALIA – QUALCHE RAGIONAMENTO “NOSTRANO” FORSE DOVREMMO COMINCIARE A FARCELO.

AUTOCRITICA

Silvio Berlusconi, nell’imminenza delle elezioni regionali di fine mese, dice che bisogna tornare al partito unico di centro-destra e al programma “liberale” del 1994.

Condivido, perfetto! Certo che proprio allora perdemmo un’occasione, sopraffatti dall’allora subdolo presidente Scalfaro e dagli attacchi della magistratura.

Ma nel 2001 ci fu una seconda grande occasione, sperperata sostanzialmente anche questa negli anni successivi soprattutto per le beghe, i nostri limiti di governo e le rivalità interne.

Nel 2009 – dopo il flop di Prodi e compagnia – terza, enorme occasione di ripartenza con la sinistra completamente ko, ma abbiamo persa pure quella e nel modo più inglorioso.

Metteteci pure tutte le attenuanti o le congiure giudiziarie ma mi chiedo con che credibilità il centro-destra possa ripresentarsi oggi agli elettori se riproponesse le stesse persone di allora.

Eppure abbiamo davanti la realtà concreta di una sinistra che si identifica nella tuttologia iperpresenzialista di Renzi, quello che dopo 14 mesi di governo ha ben poco cambiato l’Italia (che doveva “rivoltare in 100 giorni”) e del quale vengono al pettine limiti evidenti. Una sinistra divisa, ancora più litigiosa di noi, incancrenita nei rapporti reciproci.

Se il centro-destra vuol tornare a vincere deve cambiare leader, immagine e soprattutto metodo. Altro che “primarie manipolabili”come dice Berlusconi: diamoci regole certe e facciamo esprimere le persone. Credo che spesso ne sappiano molto di più gli elettori di certi leader spompati e impresentabili.

RENZI ANTISINDACALE?

E’ incredibile come le parole delle persone vengano spesso volutamente manipolate. Questa volta difendo Renzi che non ha detto “voglio un sindacato unico” ma – per me giustamente – ha sottolineato in TV come in prospettiva servano interlocutori “unici” per ogni categoria nel senso che il governo non può discutere con un pulviscolo di sigle sindacali che spesso non rappresentano che manipoli di iscritti ma capaci (come per i COBAS) di bloccare servizi essenziali.

Renzi con le sue parole credo però abbia fatto una chiara ed intelligente mossa politica in chiave elettorale, perché sa benissimo che la gran parte degli italiani – su questo tema – la pensa esattamente così.

Chissà che Renzi non cominci anche a mettere la mani nel pasticcio di quanto “costano” i sindacati, di quanti pensionati siano iscritti senza saperlo per una firmetta messa magari tanti anni fa, di quanto paghiamo per i patronati e le loro mega-strutture (COMPRESE QUELLE ALL’ESTERO!). Quante migliaia di persone non lavorano perché fanno i sindacalisti di professione, magari da tutta la vita? Quanto ci sarebbe da razionalizzare e risparmiare, anche in questo campo!

CORSIVO

SPRECHI:PURCHE’PAGHINO GLI ALTRI!

Esce in questi giorni un libro di Carlo Cottarelli (nominato da Enrico Letta Commissario per la revisione della spesa pubblica, poi allontanato da Matteo Renzi e non si è mai capito bene perché) in cui racconta la sua esperienza addentrandosi nei meandri pazzeschi degli sprechi dell’amministrazione pubblica italiana,

Dalle anticipazioni di stampa emerge il consueto specchio di un’Italia dove a parole tutti vogliono riformare ma dove ciascuno di noi difende i propri privilegi, il proprio piccolo o grande orticello.

Un paese dove le scorte sono un (costoso) “status symbol”, dove gli sprechi emergono evidenti e ci sono circa 10.000 (diecimila!) sedi ministeriali con enti, polizie, compiti che si sovrappongono.

Premesso che è evidente che quando Renzi dice di aver “rivoluzionato la pubblica amministrazione” proclama solo una sfacciata e sfrontata bugia, non è solo di politica che vorrei parlare ma soprattutto di NOI, di ciascuno di noi.

Perchè gli inceneritori o le discariche vanno bene purchè lontani da casa nostra, gli inquinamenti idem, gli stipendi degli altri sono tutti da ridurre salvo il nostro, l’evasione fiscale un obbrobrio, ma poi siamo i primi a non chiedere la ricevuta in cambio di uno sconto.

E’ evidente allora che le pagine di Cottarelli non sono solo un libro bianco sul “vorrei ma non posso” ma dovrebbe finalmente metterci tutti in discussione,

Parole, parole (anche le mie) che troppo spesso non collimano con i fatti, ma almeno poniamoci il problema del perché questo nostro benedetto Paese discetta ma non risolve, si slancia ma poi subito frena.

Alla radice credo ci sia una clamorosa mancanza di senso civico di appartenenza, del sentire “nostro” un sistema, un paese, una città per cui si butta la carta dal finestrino (che poi nessuno raccoglie) e si fa “il furbo” appena possibile sapendo bene che se non lo facciamo noi lo faranno gli altri.

Decenni di picconamento a questo senso di appartenenza (scusate, ma qui la politica c’entra: perché di questo atteggiamento anti-stato io accuso la sinistra) hanno creato anche queste storture, concimate da una malapolitica atavica dura a morire ma che nel dopoguerra è cresciuta in modo esponenziale creando un mondo clientelare politco-mafioso.

Più ancora di Cottarelli mi sembrano spaccati di realtà gli articoli di Gian Antonio Stella e di Rizzo sul “Corriere” dove – mai smentiti – si allineano pagine e pagine di sprechi folli, sedimentati e irriducibili che però (va anche detto!) hanno di solito una ben configurata radice territoriale. Gli sprechi in Sicilia mi sembrano infinitamente di più di quelli in Piemonte e non bisogna essere Salvini per vederli.

Su questo aspetto però pochi insistono, forse perché politicamente non conviene.

Se cerchiamo quindi alcune risposte non c’è dubbio che le risorse “centrali” non debbano essere più ridistribuite come fino ad ora, con tagli che però non è giusto siano uguali per tutti ma determinati sulla base di costi standard a tutti i livelli.

Tagliare là dove si spreca di più, perché un servizio di anagrafe, la riscossione dei tributi, la sanità, le forniture devono costare più o meno lo steso per tutti e non è possibile vedere discrepanze così enormi.

Così come si deve avere il coraggio di guardare seriamente dentro i mansionari effettivi dei dipendenti pubblici perché non c’è paragone tra quanto sia pesante un lavoro pubblico e uno privato. Se oggi il sistema pensionistico scricchiola ricordiamoci dei milioni di pensionati dopo “quattordici anni, sei mesi e un giorno” di contributi versati nel settore pubblico e avanti così.

Per questo io sono da sempre fortemente federalista e “decentralista” ed è un peccato che si voglia tornare indietro su questo piano. Non sono quattro scemi con in testa un elmo con le corna a rappresentare la critica al sistema di Roma, ma l’obiettiva constatazione che i centri di spreco sono soprattutto nella capitale e nel sud e quindi il concetto di “responsabilizzazione territoriale” è indispensabile, o non se ne’uscirà ne oggi né mai.

Buona settimana !
MARCO ZACCHERA

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