Napoli: In ‘Apeiron, è stato presentato il libro di Antonio Filippetti "Fata Morgana – riflessioni di un decennio" – Dieci anni in cinque libri: le opere di un saggista che invita a non perdere la “capacità  di intendere e volere” – edito d

Napoli. Per il penultimo appuntamento della stagione aperta nel 2014, dalla rassegna di incontri culturali “‘Apeiron”, ideata e coordinata da Bruno Pezzella e promossa dalla V Municipalità Vomero Arenella, appoggiata da un gruppo di editori ed associazioni culturali, venerdì 15 maggio, alla biblioteca Benedetto Croce, in via Francesco De Mura 2/bis (angolo via Luca Giordano) alle ore 17,30 è stato presentato il libro di Antonio Filippetti Fata Morgana – riflessioni di un decennio – Dieci anni in cinque libri: le opere di un saggista che invita a non perdere la “capacità di intendere e volere” – edito dall’ Istituto culturale del Mezzogiorno.
Con l’autore sono intervenuti, con testimonianze e riflessioni Mario Coppeto, presidente della V municipalità del Vomero, Donatella Gallone (Il Mondodisuk). Gilberto Marselli, Bruno Pezzella. L’attrice Adriana Carli ha interpretato alcuni brani dal libro. “Fata Morgana”, ultima raccolta di saggi in ordine di tempo, del giornalista Antonio Filippetti, pubblicata con le Edizioni dell’Istituto Culturale del Mezzogiorno. Chi lo ha seguito sa che il libro completa un ciclo di studi decennale, iniziato con “Il lungo Sonno” (2006) e proseguito successivamente con “La Sirena Fuorilegge”, (2009), “It-Alieni, il paese delle mezze calzette” (2010) e “Bella Italia brutta gente” (2012).
Secondo il desiderio dell’autore i cinque volumi costituiscono un’approfondita e documentata analisi dei falsi miraggi (da qui anche l’allusione di quest’ultimo titolo) che hanno fagocitato una società suggestionata da falsi miti, allettata da scorciatoie facili, assetata di privilegi a buon mercato, e del tutto insensibile al richiamo di concetti come dovere professionale, impegno civile, rispetto istituzionale. L’autore sottolinea che, “in una deriva senza tregua, sono stati smarriti anche i valori della solidarietà e i vincoli della legalità, perpetrando per altro un continuo oltraggio alle straordinarie tradizioni culturali del nostro paese.”
Già presentato all’Istituto per gli Studi Filosofici, quel titolo”Fata Morgana. Incantesimi e idiozie di illusionisti, impostori e voltagabbana”, è di per sé una chiara illustrazione di quello che il lettore potrà trovare sfogliando le pagine del testo di cui pubblichiamo qualche brano del capitolo intitolato “Ovvietà e giochi di prestigio: tra La Palice e Houdini”:-

“E’ un dato confermato da tutti i sondaggi e da tutte le statistiche quello secondo cui gli italiani chiedono un cambiamento e lo chiedono in primo luogo a coloro che si sono assunti il compito di “guidare il vapore”; di conseguenza la classe politica si vede investita per così dire di un mandato tutt’altro che secondario ma che potrebbe, oltre che migliorare la condizione complessiva del paese, assicurare a chi se ne facesse davvero carico un merito e forse anche una gloria imperitura. De resto, se si guarda alla storia recente e passata, tutti i governanti che hanno promesso di cambiare l’esistente sono stati baciati dal sostegno, talvolta persino eccessivo, del popolo in attesa. Anche in Italia le promesse politiche non sono certo mancate. Nell’ultimo periodo, tuttavia, proprio quello che stiamo vivendo, assistiamo a qualcosa che ha dello straordinario, forse anche del magico.
Il presidente del consiglio, infatti, non smette di assicurare i suoi connazionali sul desiderio di cambiamento e sulla determinazione a farsi carico di modifiche “epocali” dello stato presente per cui molti gli corrono dietro. La spiegazione più stringente può far capo a due principali ragioni. La prima nasce dalla constatazione che non si può davvero andare più avanti di questo passo, per cui il tanto sospirato cambiamento è imprescindibile, pena una decadenza irrimediabile e senza appello; occorre tra l’altro fare presto perché il tempo a disposizione è davvero poco e dunque bisogna agire. (…) Qualcuno forse si sognerebbe di dire che parlamentari e altri uomini politici guadagnano il giusto e fanno realmente gli interessi dei loro rappresentati? Nessuno ama tornare a votare con questa legge elettorale o vedere in giro tante auto blu e tante scorte. Tutti si augurano di pagare meno tasse e soprattutto di esser certi che le tasse le pagano tutti nelle proporzioni dovute. E le pensioni d’oro e la lottizzazione nei carrozzoni pubblici, a partire dalla rai? Si è mai sollevata una voce in difesa di tutto questo? E come sarebbe potuto accadere?
Ecco: Renzi dice cose legittime, fa affermazioni sacrosante, tanto sacrosante da sconfinare nella banalità ridicola dell’ovvio. E qui viene in mente un predecessore illustre, il signore di La Palice, colui cioè che “un quarto d’ora prima di morire era ancora in vita”, e che è passato alla storia proprio per questo, per la banalizzazione dell’ovvio.”-

“Il signor di Lapalisse
fu all'assedio di Pavia…
Poco prima che morisse
era vivo in fede mia…” . Mio padre lo compendiava con un “Era vivo in fede mia, poco prima che morisse”, che assumeva un seno differente:
In realtà vorremmo, anche noi, lapalissianamente, “essere vivi”, nella società attuale, lasciando il segno tangibile del nostro “respiro umano”, ossia vorremmo porci in grado di inferire positivamente, sulla realtà fisica del nostro tempo e, quanti scrivono, come me, provano a farlo con articoli giornalistici, critiche, poesie, romanzi, racconti e libri. Mi rifaccio a un aforisma del Giusti: -“Il fare un libro è meno che niente, | se il libro fatto non rifà la gente”- Anche il nostro autore, in questo testo e nei precedenti, da tempo, tenta di far sì che i suoi lettori manifestino attenzione e siano “costretti” a ragionare sulle qualità da richiedere alla cultura e sulle qualità che la cultura deve richiedere al vivere sociale e politico. Il testo in presentazione è il quinto dopo il primo “il lungo sonno” e “Bella Italia brutta gente” del 2012. Quali i temi? Ovviamente, da giornalista impegnato,non mancano forti appelli al dovere professionale di quanti nel sociale possono e debbono mostrare il segno della loro presenza, ossia giornalisti, scrittori, docenti, giuristi, avvocati, politici e operatori culturali. I temi sono quelli che da decenni tratta sui quotidiani e sulle riviste culturali a cui collabora. Ai lettori lasciamo il gusto di approfondire l'identità letteraria dell'autore, attraverso la complessità “semplice” dei suoi pensieri di giornalista che vive, in prima persona, come tutti noi, ma forse con maggior piglio dialettico, la realtà sociale di questo nostro mondo “globalizzato”, dove il benessere, però, continua ad estendersi solo e soltanto “a macchie di leopardo”. Bianca Fasano

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