ELEZIONI COMITES: Il MAIE vince ovunque ma a chi ed a cosa serve?

La lista MAIE del Presidente on. Ricardo Merlo, stando alla marea di comunicati stampa diramati, vince ovunque nel mondo. Fermo restando che i complimenti sono dovuti se tutto ciò corrisponde alla realtà dei fatti, resta un dubbio che diventa certezza se appena si prova a pensare con la propria testa. Quest’ultima operazione, però, sembra risultare ardua per gli italiani all’estero. Non perché essi siano degli idioti, ma perché si disinteressano della sostanza delle cose e sembrano puntare unicamente alle apparenze. Dubbio, dicevo: cosa se ne farà di tutti questi consensi l’on. Ricardo Merlo? Diciamo subito che più di tanto non potrà mai raccogliere anche se si accaparrasse tutte le poltrone. In Parlamento sarebbe solo una noce nel sacco. Se gli italiani elettori pensassero a tutto questo ci arriverebbero e dedurrebbero incontrovertibilmente che questo movimento associativo serve solo all’on. Merlo. Infatti, ciò gli assicura il posto in parlamento certo insieme a pochissimi altri fedelissimi. Posto che gli consente di fare letteralmente il parlamentare argentino in Argentina, in Italia è tra i primi assenteisti, con la nomina italiana. Provo a spiegare l’assunto. Se è vero come è vero che il MAIE sbanca ovunque in tutto il mondo, questo fatto porta a due deduzioni, o l’una o l’altra, tertium non datur: o a questo punto si ferma nella sua perenne campagna elettorale per aver raggiunto il massimo possibile dei consensi per cui ulteriori altri sarebbero solo fatica sprecata, oppure accelererebbe per acquisirne di maggiori per poterli finalizzare in uno scopo, questo sì oggettivo e non pro domo sua: la realizzazione di un vero e proprio partito. Perché non decide di fare un partito che potrebbe portare un gruppo parlamentare consistente in Parlamento entrando dalla porta principale delle Istituzioni e finalmente essere parte contrattuale delle decisioni che riguardano soprattutto gli italiani all’estero? La risposta è semplice. Perché non vale la pena di lavorare di più impelagandosi in una impresa seria dove occorre sostanza non forma se con un semplice e comodo preconfezionato movimento associativo egli raggiunge lo stesso scopo. Mi spiego meglio. Oggi, l’on. Merlo potrà aspirare a fare il pieno di seggi con il quale non caverà, ve lo assicuro, nessun ragno dal buco e lo si vede dalla dislocazione in aula incerta ed inutile. Con un partito impresa impegnativa ma seria, egli farebbe lo stesso pieno di seggi. Allora, l’on. Ricardo Merlo pensa: chi me lo fa fare? Lascio le cose così come sono, prendo gli applausi ovunque mi presenti dicendo e non facendo nulla e sarò rieletto sicuramente alla prossima tornata. Già perché egli non dice, e se ne guarda bene, che non si ricandiderà alla prossima tornata elettorale il che già sarebbe indice di una certa deontologia, diremmo accettabile. No, se ne guarda bene. Si ricandiderà eccome! Tranquilli. Si guarda bene dal fare un partito in quanto ciò implicherebbe una partecipazione anche di italiani residenti in Italia, per esempio parenti di italiani all’estero e non solo. Ciò amplierebbe l’alea ed il campo dei candidati e le famose “certezze” che il movimento ha acquisito, verrebbero messe in pericolo dall’ingresso di altri concorrenti. Quindi, porte chiuse. Ma il partito implicherebbe anche una articolazione più politica che demagogica. Implicherebbe un impegno sostanziale e finalmente serio. Voglio dire che dall’inerzia assoluta del movimento MAIE in Parlamento (cosa ha fatto sino ad oggi in Parlamento?) e dalla quasi totale mancanza di contenuti, si evince una conclamata incapacità alla proposizione ed all’impatto parlamentare. Quindi, il partito non è nelle corde e nelle intenzioni dell’on. Merlo perché egli non ne ha mai parlato neanche di straforo nelle sue ripetitive e pedisseque visite in America Latina nonostante la irrilevanza politica dei costrutti. Fare un partito sarebbe la sola cosa sensata che potrebbe impegnarsi a fare stando a tutti questi comunicati che inneggiano a vittorie ovunque nel mondo. Ma impegnarsi in tutto questo significherebbe mettere mano e modificare una legge elettorale (ne avrebbe però lo spessore del politico rappresentativo?) per gli italiani all’estero anticostituzionale perché non paritaria col diritto di voto degli italiani in Italia: Perché questo “enorme” movimento non ha presentato nessun emendamento alla legge elettorale che il parlamento sta per varare chiedendo l’equiparazione , per esempio, dell’elettorato attivo e passivo mostrando di avere un certo spessore politico? Perché non si è posto il problema che questo “enorme” movimento, per esserlo veramente deve diventare un partito vero e proprio per incrementare senza limiti il numero dei seggi in Parlamento? Anche qui due opzioni, tertium non datur: o non gli conviene, oppure non ne è capace. In ambedue i casi, se gli italiani all’estero (tranne ovviamente quelli che non vedono l’ora di essere eletti e basta) mettessero a regime la loro perspicacia anche in una minima percentuale di essa, capirebbero che in fondo non esiste né programma né volontà né sostanza politica che possa, in qualche modo, e questo sarebbe il migliore possibile, tagliare la teste a più tori contemporaneamente. Il fiasco dell’on. Merlo, stando ai suoi risultati diramati, è pieno sino all’orlo ma noi ci chiediamo a cosa ed a chi servirà questo fiaschetto?

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