La blasfemia è diventata cosa giusta e buona

I pappagalli si divertivano: ogni volta che un gatto attraversava il cortile, gli lasciavano cadere addosso i loro escrementi, e giù a sghignazzare. La gallina li rimproverava: “Perché date fastidio ai gatti? Non vi hanno fatto niente di male, perché li sporcate con i vostri escrementi? Non sapete quanto ci tengono alla pulizia?”. Ma i pappagalli non rinunciavano al loro divertimento: appena vedevano un gatto, spiccavano il volo e lo bombardavano. Ed anche il cane ed anche il coniglietto rimproveravano gl’insolenti pappagalli: “Perché non li lasciate in pace? Non avete altro posto dove far cadere i vostri escrementi che la pelle lucida dei gatti?”. Una notte però accadde una cosa tremenda, una cosa esagerata, una cosa inconcepibile per i tranquilli animali del cortile. Un gatto si arrampicò sull’albero e senza misericordia afferrò per la gola un pappagallo e lo uccise. Tutti gli animali rimproverarono aspramente il gatto assassino. Tutti, giustamente, gridarono allo scandalo. Passò poco tempo, e i pappagalli ripresero il loro gioco come se niente fosse avvenuto. Nessuno li rimproverò più. Nessuno disse loro che non era cosa giusta e buona sporcare con gli escrementi la pelle lucida e pulita dei gatti. Anzi, la gallina addirittura approvò il gioco dei pappagalli: “Scherziamo? Ne va della nostra libertà. Possiamo darla vinta al gatto assassino? Dobbiamo continuare a dar fastidio a tutti i gatti”. L’uccisione del pappagallo aveva cambiato la mentalità della gallina, del cane e del coniglietto.

Francesca Ribeiro

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