NUOVO STATO SOCIALE CON LEGGI DI INIZIATIVA POPOLARE

Una delle strade da percorrere, anche se piena di ostacoli, per creare in Italia un Nuovo Stato Sociale è sicuramente quella di fare ricorso a leggi di iniziativa popolare. In pratica, dopo una fase di dibattito e approfondimento in varie località italiane con appassionati ed esperti di questioni sociali, andrebbero elaborati sei testi di legge riguardanti i diritti: 1) all’alimentazione; 2) al vestiario; 3) a un’abitazione; 4) all’assistenza sanitaria; 5) all’istruzione; 6) a un efficace patrocinio gratuito. Sia della fase preparatoria che della scrittura e presentazione delle leggi andrebbe incaricato un Comitato promotore.

Vale la pena di ricordare che la legge di iniziativa parlamentare è un istituto di democrazia diretta mediante il quale i cittadini possono presentare al Parlamento o a un ente amministrativo locale (Regione, Comune) un progetto di legge che sarà discusso e votato. In base all’articolo 71 della Costituzione il numero di firme necessarie a livello nazionale è di 50 mila da inoltrare in Cassazione.

Tra il 1979 e il 2014 sono state presentate 260 proposte alle Camere ma solo il 43% è arrivato ad essere discusso in commissione parlamentare mentre solo tre iniziative popolari sono diventate legge. Da registrare, a questo proposito, la grave lacuna della mancanza di ogni riferimento legislativo sui termini massimi entro cui portare in discussione una proposta di iniziativa popolare.

Per quanto riguarda invece l’Europa, in base all’art.11, comma 4, del Trattato sull’Unione Europea i “Cittadini dell’Unione, in numero di almeno un milione, che abbiano la cittadinanza di un numero significativo di Stati membri, possono prendere l’iniziativa d’invitare la Commissione europea, nell’ambito delle sue attribuzioni, a presentare una proposta appropriata su materie in merito alle quali tali cittadini ritengono necessario un atto giuridico dell’Unione ai fini dell’attuazione dei trattati”.

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