Il dissesto idrogeologico, Ingeborg Bachmann, e i peccati di omissione

Secondo il Corpo forestale dello Stato sarebbe ben l’82% del totale dei comuni italiani a essere in zone a elevato rischio idrogeologico, quasi il 10% della superficie dell’Italia. Sei milioni di abitanti vivono in zone di potenziale pericolo. Le regioni più a rischio: Calabria, Molise, Basilicata, Umbria. Ma non c’è distinzione tra Nord e Sud, giacché il pericolo meteo-idrogeologico e idraulico riguarda tutte le regioni d’Italia. Avrebbe mai potuto immaginarlo la scrittrice tedesca Ingeborg Bachmann? Avrebbe mai potuto immaginare che dopo tanti anni la situazione sarebbe peggiorata anziché migliorare e che non avrebbe riguardato solo il Sud? Nella sua corrispondenza da Roma per la Radio di Brema, la scrittrice, dopo l’alluvione di Salerno del 25 ottobre 1954, scriveva: “I rimproveri della stampa e dell’opinione pubblica contro il governo sono stavolta particolarmente aspri. L’Italia ha pesantemente trascurato il sud sotto tutti i punti di vista a favore di sviluppi politici ed economici più appariscenti. Per sud si intendono le regioni Lucania, Calabria e Sicilia. E’ vero che frane e alluvioni sono catastrofi del tutto naturali in quel paradiso per stranieri tra Amalfi e Salerno, ma in nome dei trecento morti e degli innumerevoli senza tetto ci si chiede se non vi concorra un peccato di omissione. Ogni anno, in autunno, questa regione è messa in pericolo dall’acqua e dai nubifragi. Gli argini e le dighe non sono sufficienti. Soprattutto il furto di legname ha portato a una totale deforestazione e ne sono nate vere e proprie montagne mobili”. Avrebbe mai potuto immaginare, Ingeborg Bachmann, che alle deforestazioni si sarebbero aggiunte le selvagge cementificazioni su tutta la superficie dell’Italia? Che i rimproveri contro i governi si sarebbero ripetuti all’infinito e invano, così come i peccati di omissione? “Nelle chiese di Salerno si allineano le bare, le candele ardono e i sopravvissuti piangono disperati e pregano”. La grande scrittrice ebbe modo di vedere molte altre bare causate da frane e allagamenti, e molte altre ne avrebbe viste se non fosse morta a soli 47 anni a Roma nel 1973.

L’interessante bel libro che raccoglie le sua corrispondenze dall’Italia: “Quel che ho visto e udito a Roma” (Quodlibet, Macerata).

Francesca Ribeiro

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