Questa notte in Emilia Romagna si è svolta la prima maxi operazione anti-’ndrangheta registrata nella regione. La Direzione distrettuale antimafia di Bologna – le misure cautelari sono stati richieste da Marco Mescolini, sostituto procuratore, e dal gip Alberto Ziroldi – ha disposto 117 arresti, ai quali si aggiungono altri 46 provvedimenti emessi dalle procure catanzarese e bresciana, in inchieste collegate ad “Aemilia”, come è stata nominata l’operazione di oggi, che ha registrato un dispiego di migliaia di carabinieri.
Le accuse, a vario titolo, sono di: associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di capitali di illecita provenienza, emissione di fatture per operazioni inesistenti; tutti reati sui quali pende l’aggravante del metodo mafioso.
Tra gli arrestati, anche Giuseppe Pagliani, consigliere comunale di Forza Italia, e l’avvocato penalista Domenico Grande Aracri, fratello del boss Nicolino, in carcere dal 2013; le manette sono scattate ai polsi anche dell’altro fratello, Ernesto, arrestato a Catanzaro.
Dall’inchiesta è infatti emerso che gli interessi della famiglia ‘ndranghetista si erano focalizzati e radicati in Emilia Romagna (soprattutto nel settore edile), oltre che in parte della Lombardia e del Veneto.
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