Le contraddizioni del filosofo Umberto Galimberti

Su D – La Repubblica del 10 gennaio, il filosofo Umberto Galimberti scrive, tra l’altro: “Da un po’ di tempo la gran parte delle lettere che ricevo riguardano problematiche religiose relative all’esistenza o alla non esistenza di Dio, alle contraddizioni contenute nei testi biblici, all’incoerenza della chiesa rispetto al dettato evangelico, alle diverse posizioni spesso contrastanti dei pontefici che si succedono”. E a riguardo fa due considerazioni, la prima delle quali è: “Intorno alla religione non si deve discutere, come fanno i miei lettori, perché la religione è un evento pre-razionale che non risponde alla logica ma al cuore”. Ed ecco un paio delle lettere riportate da Galimberti: «Il Papa ha ripetuto ciò che abbiamo sentito mille volte da vescovi e cardinali e dai suoi predecessori sulla famiglia meravigliosissima costituita da un uomo e una donna, sull’aborto e l’eutanasia. Proprio lui, il nostro Papa che poco più di un anno fa aveva detto: “Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile” (Firmata da Francesca Ribeiro)». L’altra: «Il motivo fondamentale che induce la Chiesa, ancora oggi nel terzo millennio, a negare ostinatamente il sacerdozio alle donne, è che Cristo scelse i suoi apostoli soltanto tra gli uomini. Il ragionamento quindi è: “Se Cristo fece così, anche noi dobbiamo fare così. Lui ci ha dato l’esempio”. Stando però a questo discorso, dovremmo anche dire: Gesù affidò ad un uomo sposato il compito di guidare la sua chiesa. Se ha fatto così, anche noi dobbiamo fare così: il papa deve avere moglie. (Firmata da Elisa Merlo)». Ora, è evidente che le lettrici ricorrono alla ragione non per discutere sulla religione, ma sulle contraddizioni di persone religiose. Criticano con la ragione discorsi e comportamenti che la Chiesa tenta di sostenere con la ragione. Ragione contro ragione. Ma lo stesso Galimberti ricorre alla ragione quando, ad esempio scrive: «In alcuni rappresentanti della dottrina e, più in generale, della cultura cattolica, c’è una vena di materialismo ogni volta che ci si affida alla biologia per sostenere un principio morale. Il caso della fecondazione eterologa è uno dei tanti, come se il desiderio di avere un figlio fosse legittimato dalla provenienza dei gameti maschili e femminili e non dal desiderio di crescerlo, di educarlo e, come lei dice, di amarlo. Dove è evidente che, secondo questa concezione, a legittimare una nascita è la “materia” da cui origina il nascituro e non lo “spirito” che anima la coppia genitoriale costretta a ricorrere a questo tipo di fecondazione. In questo senso parlo di “materialismo” e aggiungo che così si difende il “principio” che legittima solo la procreazione naturale, e non la “persona” che non ha la possibilità di accedere a questo tipo di procreazione. E questo nonostante Papa Francesco abbia spostato l'attenzione dei fedeli dalla difesa dei “principi” alla difesa delle persone… » (D – La Repubblica 20 giugno 2014). Ragione contro ragione. Ragione contro contraddizione.

Francesca Ribeiro

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