Sul sito religioso Aleteia.org (Cercatori della verità) è apparsa un’intervista del giornalista della Radio Vaticana, Paolo Ondarza a suor Maria Chiara Cavalli, clarissa del monastero di Sant’Agnese di Perugia. Trascrivo una domanda e la relativa risposta: « D. – Lei è stata chiamata, così come le sue consorelle, alla vita di clausura. Questa vocazione così particolare, per molti incomprensibile, come si coniuga con la “Chiesa in uscita”, che Papa Francesco raccomanda a tutti? R. – Mi piace tantissimo questo essere “Chiesa in uscita” e lo sono! Lo sono dal mattino alla sera, perché “con la mia preghiera sostengo le membra deboli e vacillanti del suo Corpo, che è la Chiesa”, per dirlo con una espressione di Santa Chiara; lo sono perché se c’è qualcuno che cammina per le strade, c’è qualcun altro che sostiene, in qualche luogo nascosto, con la preghiera, questo andar per le strade, questo annunciare il Vangelo dai mezzi di comunicazione… La Chiesa è un corpo: non tutte le parti del corpo hanno la stessa funzione; non tutti possiamo essere mani, non tutti possiamo essere bocca; ci sono anche delle parti nascoste del corpo, ma perché sono nascoste non vuol dire che non siano importanti». Ora, non sembra, leggendo il Vangelo, che Gesù abbia fatto questa distinzione, che abbia assegnato agli apostoli, e quindi a tutti i suoi seguaci, ruoli diversi. Mandò i Dodici “come pecore in mezzo ai lupi”(Mt 10,16); li invitò a muoversi, a camminare, non a chiudersi tra quattro mura. La clausura è incomprensibile perché non è in piena sintonia col Vangelo.
Per conferire fondamento evangelico alla clausura ci si appella vanamente all'episodio di Marta e Maria, del vangelo di Luca: “Marta invece era assorbita per il grande servizio. Perciò si fece avanti e disse: « Signore, non vedi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque di aiutarmi ». Ma Gesù le rispose: « Marta, Marta, tu ti affanni e ti preoccupi di troppe cose. Invece una sola è la cosa necessaria. Maria ha scelto la parte migliore, che nessuno le toglierà ».” (Lc 10, 40-41). Ma la “cosa necessaria” non era il semplice fatto in sé che Maria si fosse “appartata” con Cristo, ma di ascoltare, in quel momento, la sua parola, per comprenderla appieno e metterla in pratica: “Se capite queste cose, siete beati se le mettete in pratica” (Gv 13,17).
Suor Maria sostiene con la preghiera “questo andar per le strade”. Non sarebbe più evangelico andar per le strade e pregare ad un tempo? E non è preghiera anche andare per le strade?
Carmelo Dini