IL PUNTO n. 518 del 3 gennaio 2015 di Marco Zacchera

SOMMARIO: OK MOSCHERUOLA – AUGURI ALLE CRETINE – VIGILI A CASA! – BUONA NOTIZIA – RIFLESSIONE: USCIRE DALL’EURO ?

Ancora un GRAZIE a chi ha acquistato o letto il mio volume “LA MOSCHERUOLA – 60 ANNI DI VITA ITALIANA” sta avendo un buon successo di vendite ( ricordo che gli introiti sono devoluti al “Verbania Center”) che fanno prevedere a breve una nuova edizione.

Ho ricevuto molte mail con commenti positivi e spero che altri lettori me lo richiedano in lettura, ma ricordatevi di indicare sempre anche il vostro indirizzo postale per la spedizione, che per i lettori de IL PUNTO è gratuita (costo del volume 12 euro, 10 euro da 2 copie in su)

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Mi piacerebbe anche presentare LA MOSCHERUOLA in giro per l’Italia ma sarebbe utile che chiunque desideri organizzare questi incontri cortesemente me lo comunichi al più presto per cercare di pianificare gli appuntamenti tenendo presente che fino ad oltre metà febbraio tutte le date utili sono più o meno occupate.

Per richiedere LA MOSCHERUOLA scrivete a marco.zacchera@libero.it e fino al 31 gennaio alla spedizione unirò in omaggio anche una copia di INVERNA

AUGURI ALLE CRETINE

Tutti ci auguriamo che le “volontarie” italiane Greta Ramelli e Vanessa Marzullo vengano presto liberate dai loro sequestratori siriani. Si pagherà probabilmente un pesante riscatto (da tutti noi, perché alla fine paga lo stato…) e auguriamoci di vederle presto a casa dove la prima cosa da fare sarebbe di prenderle a schiaffi perché non si gioca a fare le cretine andando alla cieca in un paese dove non c’è alcuna sicurezza, se non si sa dove si va e con chi ci si mette.

Fanno ridere delle “volontarie” che vanno a aiutare la “Resistenza” (e ti pareva…) salvo poi farsi rapire probabilmente dagli stessi resistenti che spesso sono banditi della risma peggiore. Fossero state a casa loro aiutando magari qualcuno delle nostre parti che ha bisogno avrebbero fatto un servizio migliore a sé stesse e a tutti, anziché andare in giro come oche giulive con i soldi in tasca e sperando che poi qualcuno le tolga dai guai.

Speriamo in bene, ma non facciamone delle martiri perché alla fine sono solo due sciocchine insulse, anche se – guarda caso – sempre presenti mano nella mano alle dimostrazioni “democratiche” .

L’83,5% A CASA? CI RESTI !…

L’ultimo giorno dell’anno l’83,4% dei vigili urbani di Roma ha “marcato visita” e non è andato a lavorare. Le “precettazioni” delle ore successive hanno riportato al lavoro circa 450 vigili (ovvero circa il 40%) che – evidentemente – NON erano malati, ammesso che lo siano stati gli altri. Altro dato sorprendente che le multe comminate a Roma dalla polizia municipale siano UN SESTO di quelle di Milano per singolo vigile urbano.

Come si può chiudere gli occhi davanti a queste realtà? Perché – basti pensare ai soldi per “Roma Capitale” – tutti gli italiani devono continuare a pagare per questo buco marcio che purtroppo è diventata la realtà romana? Non credo sia giusto andare avanti così, ma soprattutto non è più credibile un comune, una regione, uno stato dove avvengano queste cose.

Gli assenteisti vanno puniti e subito, con determinazione, anche per premiare chi invece lavora. Vorrei ascoltare un sindacalista che finalmente lo ammettesse, leggere di una pesante sanzione economica ai finti malati (e licenziamento per i recidivi ). Dimostri il sindaco Marino di essere credibile operando di conseguenza, altrimenti sarebbe legittimo considerarlo un buffone

LA BUONA NOTIZIA: FABRIZIO PULVIRENTI CE L’HA FATTA

E’ stato dimesso, guarito, Fabrizio Pulvirenti, il medico siciliano infettato da Ebola durante il suo lavoro in Sierra Leone. A lui un “grazie” da parte di tutti perché sono figure come la sua che onorano l’Italia, anche se spesso sono dimenticate. A lui ed a tutti i volontari – laici e religiosi – che lavorano in migliaia di posti nel mondo e lo fanno in silenzio, ogni giorno, senza pubblicità, va l’augurio che l’Italia si ricordi più spesso di loro.

RIFLESSIONE: EURO E CENTRO-DESTRA

Uno dei temi che agitano questo inizio d’anno è la necessità di rivedere la posizione dell’Italia sull’Euro. A destra Lega Nord e Fratelli d’Italia da tempo chiedono che l’Italia esca dalla moneta unica, Berlusconi lo afferma a mezza voce rilanciando un diverso sistema fiscale.

Credo sia ora non solo di fare chiarezza ma anche di stabilire una linea di credibilità.

Il tema infatti è fondamentale e potrebbe essere un’ottima occasione per qualificare l’opposizione nei confronti del governo ma – anche per differenziarsi dalla demagogia di Grillo – credo non sia più tempo di slogan ma di assunzione di responsabilità.

Certo il concambio iniziale verso l’Euro è stato pesante (se lo ricordi Prodi in procinto di scalare il Colle, perché ne porta la responsabilità!) ma è ora che queste questioni vadano affrontate e studiate a fondo prima in termini tecnici e solo dopo proposte ai cittadini-elettori, ma senza superficialità né sparate demagogiche che non servono a nulla: avere una piattaforma comune e credibile su questa questione sarebbe fondamentale per vincere alle elezioni.

Personalmente credo che uscire dall’Euro sia sbagliato, ma che non si possa più continuare con “questo” sistema di moneta unica. L’Italia deve quindi rinegoziare gli accordi europei o sarà sempre più difficile uscire dalla crisi.

Prima di tutto cerchiamo di capire che la moneta è un mezzo di espressione economica ma non è l’aspetto più importante di una economia nazionale: è il paracetamolo con cui si affronta la febbre della crisi, ma se la febbre è arrivata per una infezione si può ridurre la febbre, ma non si supera la malattia.

Allo stesso modo il semplicistico sistema di proporre una uscita dall’euro, tornare alla lira e svalutare la moneta è puerile: la svalutazione funziona come sistema di emergenza e una tantum ma alla lunga uccide il paziente, soprattutto in una situazione economica come quella italiana legata alla dipendenza di materie prime straniere.

In realtà l’Euro, dopo il devastante impatto psicologico di aumento dei prezzi di molti beni di consumo (1 euro= 1000 lire) ha dimostrato almeno due limiti che non erano stati previsti al momento della sua istituzione: non è accompagnato da un potere unico politico-economico centrale sufficientemente forte e non è stato pensato per i periodi di crisi.

Per un pò l’allargamento dell’area-euro accompagnata da una certa espansione ha coperto i suoi limiti che però oggi vengono al pettine.

Se infatti il “ministro del tesoro” di un ipotetico governo unico europeo fosse eletto direttamente con i voti dei cittadini portoghesi e polacchi, tedeschi ed italiani non dovrebbe difendere e privilegiare il proprio attuale orto elettorale nazionale, ma dovrebbe armonizzare l’economia di tutta l’Europa, cosa che è difficile da fare oggi perché diverse sono le priorità nazionali cui fa riferimento ogni singolo stato e i relativi ministri-commissari.

L’Euro ha unito monetariamente l’Europa ma il concetto di stato unitario europeo non è andato avanti, anzi, ultimamente gli euroscettici incalzano.

Il risultato è che mentre un dollaro americano è gestito in modo unico per la California come in Florida o nel Vermont, l’Euro produce effetti diversi a Helsinki rispetto ad Atene, così come il dollaro non unisce New York e Costa Rica, Messico o Santo Domingo dove non comandano né Obama né la Federal Reserve.

Difficile tenere insieme economie a sviluppo variabile e moneta unica.

Ma d'altronde noi pagheremmo i debiti del nostro vicino di casa che non ha tirato la cinghia, che non rispetta i pagamenti o i piani di rientro e si fa protestare le cambiali? Tutti pensiamo prima a noi stessi, la Merkel – eletta dai tedeschi – prima pensa a loro e a sé stessa e quindi è comprensibile l’atteggiamento di Germania e paesi collegati.

Diverso se – come è avvenuto – al mio vicino di casa i soldi li avessi prestati, non li restituisce e vorrei quindi fossero venduti all’asta i suoi gioielli di famiglia (magari svendendoli per far cassa) oppure in cambio volessi in pegno proprio quei gioielli per rientrare del mio credito.

E’ un po’ il caso dei banchieri tedeschi che prima hanno aiutato o prestato fondi a stati come la Grecia (guadagnandoci) e che prima di tutto oggi vogliono rientrare dal rischio dei propri investimenti, alla faccia dei pensionati greci che per loro possono anche fare la fame.

Se ci pensiamo, però, non è che una banca italiana si comporti diversamente con i propri clienti, quindi…

Diciamo allora che nell’area Euro tutti hanno fatto un po’ i furbi sperando che pagassero i vicini di casa.

Alla lunga il sistema non funziona se troppe sono le aree di crisi e soprattutto non è chiaro chi debba comandare, così alla fine il più ricco fa la voce grossa anche perché i suoi rappresentanti pensano ai propri interessi e dopo un po’ logicamente trascurano quello dei vicini, oltretutto che non riescono da soli ad uscire dai guai.

E l’Italia? Credo che stare in una moneta forte sia complessivamente un vantaggio per il nostro paese, ma per starci bisogna saperci stare e rendersi conti che i debiti vanno onorati. Debiti politici, organizzativi, burocratici. Per colpa NOSTRA non stiamo mantenendo tutti i patti e visto che li abbiamo sottoscritti è evidente che o si cambiano o ce ne si chiede conto.

Qui c’è la politica di mezzo che non riesce, non vuole, non sa come ridurre innanzitutto la spesa pubblica, ma DEVE farlo. Poi dobbiamo renderci conto che non possiamo più mantenere dei servizi se costano troppo, ma è evidente che se ci servono vogliamo prima ridurre quelli degli altri. La classica regola di aumentare le imposte per contenere il deficit porta a risultati opposti se la tassazione è sempre più alta e soprattutto vale solo se tutti le pagano. Poiché da noi non succede alla fine colpisce una quota di cittadini ed è ininfluente per gli altri raddoppiando le ingiustizie, così come le discriminazioni territoriali quando solo alcune aree del paese pagano per le altre più del dovuto.

Ricette? Secondo me, ovviamente, vanno privilegiate vere riforme interne che però stentano a decollare al di là della demagogia, mentre una misura temporanea potrebbe essere di togliere dal vincolo di bilancio una serie di investimenti direttamente legati allo sviluppo economico o a settori che si ritengano primari per la ripresa.

Allo stesso modo visto che c’è “catena lunga” tra le misure prese in sede di BCE ed effetti sull’economia è essenziale ridurre i costi finanziari ed i tempi di investimenti a progetti non solo di dimensione “europea” ma anche locale, settoriale, di singola media impresa produttiva. Questa norma europea dovrebbe essere comune a tutte le imprese europee, tagliando fuori le burocrazie nazionali.

Questa perché se non si ritorna a produrre e incrementare il PIL (ma i criteri di calcolo sono corretti? Anche qui ci sono molti dubbi) la mossa classica di aumentare le imposte indirette (IVA) ottiene effetti distorti e contrari.

Altra riforma – ma in Italia si sta andando al contrario – è il decentramento del controllo, della spesa, dell’autonomia: il livello giusto è quello di aree omogenee (maxi regioni) e non statale o micro-regionale dove peraltro negli anni scorsi si sono buttate somme schifosamente imponenti senza produrre benefici, se non ricchezza per un ristretto ceto politico-imprenditorial-burocratico.

Su questo punto incide un aspetto sempre più importante: la burocrazia.

L’Europa sta affogando nelle regole: lasciamo più libere le imprese (tutte) senza più una massa asfissiante di vincoli, spese, controlli, tempi buttati. Chi sbaglia paga, ma non è possibile che alla fine l’ipotetico meglio (pensate solo alla privacy, all’infortunistica, alle contabilità ecc.) sia nemico del bene.

Anche perché le regole interne europee devono valere anche sulle importazioni o il mercato continentale continuerà ad acquistare “fuori” mentre crollerà la produzione UE perché strozzata dai propri stessi parametri.

Non si può comprare in Cina perché costa meno e si produce senza regole ed uccidere l’imprese europee perché vengono obbligate a rispettare le regole!

Questi sono spunti di politica europea che dovrebbero interessare il centro-destra perché a sinistra si è pieni di responsabilità e contraddizioni su questi argomenti, ma chi è interessate a farlo?

(continua)

PS: UN A VOLTA IL PUNTO ERA FATTO SOLO DI SPUNTI DI POCHE RIGHE, MEGLIO CONTINUARE SOLO CON QUELLE O CERCARE DI IMPOSTARE RAGIONAMENTI? io non so se ai lettori de IL PUNTO queste cose interessino o meno: fatemelo sapere

Il mio sito www.marcozacchera.it è stato completamente aggiornato ed invito i lettori de IL PUNTO a visitarlo. Grazie anche a quei lettori che – apprezzando queste note – mi manderanno indirizzi mail di potenziali nuovi amici de IL PUNTO .

Tutti i testi de IL PUNTO possono essere liberamente ripresi pregando però di citarne sempre la fonte e di interpretare con correttezza il mio pensiero senza tagli o estrapolazioni.

Sarò grato a chi, riprendendo quanto scrivo, avrà comunque la cortesia di comunicarmelo.

Ancora un Buon Anno a tutti,

MARCO ZACCHERA

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