Le evangeliche fantasie di Antonio Socci

Sul quotidiano Libero del 24 dicembre, un lungo articolo di Antonio Socci, comincia così: “Non c’è il Natale idilliaco e – dopo un po’ di tempo – il crudo e sanguinario dramma della Passione e della crocifissione. Già all’inizio Gesù è «rifiutato» dal mondo (nasce in una grotta, fra escrementi di animali, al freddo) ed è subito braccato dai carnefici di Erode che – per ammazzare lui, il grande Perseguitato della storia – compiono una strage”. Ed ovviamente non viene voglia di proseguire la lettura, giacché è evidente che Socci non legge bene i vangeli e non ha idea di come erano fatte le grotte dei pastori a Betlemme. Trascrivo la descrizione che ne fa un’amica monaca di clausura che le ha visitate: “E’ bellissimo vedere le grotte dei pastori di Betlemme. Una piccola casa intagliata nella roccia, spaziosa, ampia, per niente umida; con una torcia si illuminano le pareti…e non è un vano soltanto, sono come piccoli ambienti separati da un arco…qui è nato il Figlio di Dio, in una casa naturale, ma dignitosa”. Però a Socci piace immaginare il Bambino fra gli escrementi di animali e al freddo. Contento lui. E perché al freddo? Giuseppe era un falegname, mestiere che nella Palestina di allora era ben retribuito, quindi disponeva di denaro e sicuramente avrà fatto in modo che il Bambino non patisse il freddo. Ma leggiamo che cosa ci dice Matteo quando parla dei Magi che vanno a adorare Gesù: “Al vedere la stella furono ripieni di straordinaria allegrezza; ed entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre e si prostrarono davanti a lui in adorazione” (Mt 2,10). Matteo dunque parla di una casa e non di una grotta. La vedete la scena? Potete immaginare Gesù bambino al freddo fra escrementi? E “il crudo e sanguinario dramma della Passione e della crocifissione” avvenne dopo un po’ di tempo? Ma quanta fantasia! Passarono sicuramente trent’anni o più durante i quali Gesù trascorse una vita tranquilla. Luca riferisce: “E Gesù cresceva in sapienza, in età e in grazia, davanti a Dio e davanti agli uomini” (Lc 3, 32). “Diventato adulto e avendo certamente imparato il mestiere di suo padre, quello di carpentiere, come la maggior parte degli ebrei del suo tempo, lavora con le proprie mani, fabbricando aratri e gioghi per i buoi” (Henri Daniel – Rops, La vita quotidiana in Palestina al tempo di Gesù, Mondadori). Riguardo alla strage degli innocenti, la maggior parte degli storici moderni nega la storicità dell’episodio. Ma quanta fantasia, Antonio, quanta fantasia.

Elisa Merlo

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