Mafia Capitale, il libro nero con le tariffe dei politici. Renzi commissaria il Pd di Roma e nomina Orfini

Dopo la grande retata, Roma si sveglia stordita dall'impatto dell'inchiesta 'Mafia Capitale'. In carcere per ora non ci sono politici, ma l'effetto del tornado giudiziario riguarda soprattutto i partiti. E non certo solo a livello locale. La presidente della Camera Laura Boldrini esprime “totale sdegno” e chiede “chiarezza quanto prima”. Gianni Alemanno, ex sindaco Pdl indagato per associazione mafiosa, si autosospende dagli incarichi in Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale, mentre Matteo Renzi difende l'attuale ministro Poletti (“è un galantuomo) e annuncia il commissariamento del Pd romano con Matteo Orfini.

Il libro nero col tariffario dei politici – C'era anche una sorta di tariffario dei politici con un libro mastro mafioso, come mettono in rilievo oggi i giornali. “Il libro nero… mamma mia, mi inquieta un po'…”, affermava Massimo Carminati, che nonostante i suoi trascorsi si intimoriva al suo cospetto. Il “libro nero” di Salvatore Buzzi, registro unico della contabilità illecita della “mafia capitale”. Nomi e cognomi dei politici “stipendiati”, delle persone da far assumere, degli imprenditori collusi. Panzironi: 15.000 euro al mese; Pucci: 5.000 al mese; Odevaine: 5.000 al mese; Patanè 10.000 euro una tantum. E poi, Alemanno: 75.000 euro in cene elettorali. Gramazio: 4 persone da sistemare. “Hai visto che è nero? Guarda… “, si compiace Paolo di Ninno, collaboratore di Buzzi, mentre lo apre con la riverenza di chi è davanti a una reliquia sacra.

La contabilità illegale – Il dato emerge dall'ordinanza di custodia firmato dal gip di Roma Flaminia Costantini. La contabilità era stata affidata ad una donna, Nadia Cerrito, finita ieri in carcere. Nel libro sono riportati anche “i costi illegali sostenuti – scrive il gip – dall'organizzazione per il raggiungimento del suo scopo nel settore economico-istituzionale”. Contiene l'indicazione “dei soggetti cui vengono veicolati i profitti, come Carminati, o come Fabrizio Franco Testa, testa di ponte di Mafia Capitale verso la politica e la pubblica amministrazione”.

Renzi si dice sconvolto – “Sono sconvolto – commenta il presidente del Consiglio – perché vedere una persona seria come il procuratore di Roma parlare di mafia mi colpisce molto. Vale per tutti il principio di presunzione di innocenza e il governo ha scelto Cantone per l'anticorruzione. Certe vicende fanno rabbia, serve una riflessione profonda, certo l'epicentro è l'amministrazione di Alemanno ma alcuni nel Pd romano non possono tirare un sospiro di sollievo”. Il presidente di Dem dice che il partito a Roma è “da rifondare e ricostruire su basi nuove”. Ha un assessore e il presidente del Consiglio comunale indagati e dimissionari e altri esponenti sotto inchiesta.

M5S: sciogliere il consiglio comunale – Con destra e sinistra sotto choc all'attacco va il Movimento 5 Stelle, che chiede al prefetto Giuseppe Pecoraro di sciogliere il Comune di Roma per infiltrazioni mafiose. Mentre iniziano gli interrogatori di garanzia dei 36 arrestati – uno è ancora latitante – e il presunto capoclan Massimo Carminati non risponde ai magistrati, la politica prova a riprendersi dallo choc di un quadro desolante. “Manifesto totale sdegno – dice Boldrini -. Bisogna fare quanto prima chiarezza, chi ha responsabilità deve renderne conto”.
In un'intervista il sindaco Ignazio Marino parla delle “pressioni” sulla sua amministrazione, che “ha sbarrato le porte a chiunque volesse influenzarla in qualsiasi modo”, assicura. E dell'ormai ex assessore alla Casa Daniele Ozzimo (che nel rimpasto era addirittura in predicato per assumere le deleghe al sociale), indagato e dimessosi, dice: “L'ho conosciuto per la sua forza nell'imporre la legalità”.

Alemanno si sospende dagli incarichi – Gianni Alemanno scrive alla leader di Fdi-An Giorgia Meloni e si sospende dagli incarichi “per evitare strumentalizzazioni”, dice, “fino a quando la mia posizione non sarà pienamente e positivamente chiarita”. E al Tg1 afferma: “Se c'era una cupola era bipartisan, andava da destra a sinistra” e ammette “errori” nella scelta della sua squadra. Un suo ex compagno di partito nel Pdl, Luca Gramazio, indagato e ritenuto vicino a Carminati, per ora non si dimette da capogruppo di Forza Italia alla Regione Lazio. “Non faccio parte di un sistema e lo dimostrerò – dice -. Gli incontri con Carminati? Incontro un milione di persone”.

Trema il Pd – Il sisma di Mafia Capitale fa tremare anche il Pd che vede un ex assessore Ozzimo e un ex presidente di aula indagati. E l'ex capogruppo al Campidoglio Umberto Marroni che compare nei discorsi della organizzazione di Carminati: “neanche so chi è e non sono indagato”, dice Marroni, ora deputato. Ieri il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi aveva chiesto al partito romano di fare chiarezza. Il presidente nazionale Orfini parla di “una vicenda agghiacciante per il sistema criminale che emerge e le responsabilità della politica. Emerge a Roma un partito da rifondare e ricostruire su basi nuove”. Orfini esorta anche a “una riflessione di sistema” su primarie e preferenze che, dice, “rendono la selezione dei dirigenti più permeabile”. Il segretario cittadino Lionello Cosentino invita Boschi all'assemblea degli iscritti al Pd romano del 12 dicembre. “Bisogna fare pulizia completa”, dice. Ma in una intercettazione il braccio destro di Carminati, Salvatore Buzzi, definiva Cosentino “proprio amico nostro”, affermando di avergli procurato voti.

La soluzione proposta da M5S è radicale: sciogliere il Campidoglio per mafia e commissariarlo. Parlamentari e consiglieri comunali, tra i quali il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, lo dicono in una conferenza stampa in Comune e poi vanno dal prefetto Pecoraro per chiederlo ufficialmente. “Non scarta l'ipotesi – dice il capogruppo alla Camera Andrea Cecconi dopo l'incontro – Qualora ci siano i presupposti non si tirerà indietro”. La scossa dell'inchiesta 'Mondo di Mezzo' ha colpito duro, ma il terremoto sembra tutt'altro che finito. In Procura intanto il lavoro continua. Sono decine i nomi nel mirino dei pm. Roma non finisce di tremare.

Poletti: “Sgradevole essere tirato in ballo” – “E' sgradevole essere tirato ancora in ballo: allora ero il presidente della Lega delle cooperative e se fai il presidente delle Coop o di Confindustria e della Confartigianato o di qualsiasi associazione di qualche rilievo, è ovvio che partecipi a tante iniziative e incontri tante persone”. Intervistato dal Messaggero, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti torna così sulla foto scattata nel 2010 che lo ritrae ad una cena con l'allora sindaco di Roma Gianni Alemanno, l'ex ad dell'Ama Panzironi, il dimissionario assessore alla casa Ozzimo e il capo della cooperativa sociale 29 giugno Salvatore Buzzi. “Se hai un ruolo pubblico, inevitabilmente partecipi a migliaia di incontri e di certo non puoi conoscere tutti quelli che aderiscono alla stessa iniziativa”. E al giornalista che gli chiede se sia dunque sereno risponde: “certo, non ho fatto nulla con nessuno e non ci possono essere, e non ci sono, corresponsabilità di alcun tipo”. Il ministro torna sulla sua partecipazione ad alcune iniziative di Buzzi: “lo conoscevo in quanto presidente o vicepresidente della più importante cooperativa sociale di Roma”. “E' ovvio che sia andato alla sua assemblea di bilancio e che abbia partecipato a delle sue iniziative. Ma la cosa è nata e finita lì. Buzzi – sottolinea Poletti – non è una persona che ho frequentato in altre occasioni”.

04 dicembre 2014

Redazione Tiscali

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