L’autogoverno del buen vivir. Il Manifesto –  Geraldina Colotti, 11.11.2014

Venezuela, una comuna socialista

«La nostra sfida, adesso, è costruire uno stato comu­nale basato sull’autogoverno», dice il vene­zue­lano Ani­bal Mon­tilla, diri­gente dell’organizzazione Cor­riente revo­lu­cio­na­ria Boli­var e Zamora (Crbz) e del Frente nacio­nal comu­nal Simon Boli­var (Fncsb). Mon­tilla ha accet­tato di rispon­dere alle domande del mani­fe­sto durante l’Incontro mon­diale dei movi­menti popo­lari, che si è svolto a Roma per volontà di papa Fran­ce­sco, e in cui il diri­gente socia­li­sta ha illu­strato i ter­mini del «labo­ra­to­rio bolivariano».

La Cor­riente revo­lu­cio­na­ria è un’organizzazione «che si arti­cola in vari set­tori, da quello con­ta­dino a quello ope­raio, dal set­tore for­ma­tivo a quello dell’informazione, dalle fab­bri­che recu­pe­rate alle pic­cole unità pro­dut­tive». Uno dei suoi punti di forza è quello di accom­pa­gnare il per­corso giu­ri­dico e poli­tico delle comu­nas: circa 300, su com­ples­sive 885 già regi­strate. Un lavoro di tes­si­tura dal basso che «implica l’assunzione piena di respon­sa­bi­lità per donne e uomini pro­ve­nienti da tutti i set­tori popo­lari», che orga­niz­zano la vita in comune gestendo lavoro e risorse a par­tire dalle pro­prie capa­cità e necessità.
Cos’è esat­ta­mente una comuna e come si forma?
Si comin­cia con una riu­nione di tutti i por­ta­voce dei con­si­gli comu­nali, che si chiama riu­nione di ini­zia­tiva. Vale pre­ci­sare che i Con­si­gli comu­nali, rego­lati per legge, sono istanze di par­te­ci­pa­zione, arti­co­la­zione e inte­gra­zione tra le diverse orga­niz­za­zioni comu­ni­ta­rie, gruppi sociali e sin­goli cit­ta­dini e cit­ta­dine, che con­sen­tono al popolo orga­niz­zato di eser­ci­tare diret­ta­mente la gestione delle poli­ti­che pub­bli­che e i pro­getti orien­tati alle neces­sità e alle aspi­ra­zioni delle comu­nità per la costru­zione di una società di equità e giu­sti­zia sociale. Oggi ne esi­stono quasi 32.000.
Dun­que, i por­ta­voce spie­gano per­ché e con quale ragione poli­tica s’intende fare una comuna. Poi ripor­tano la deci­sione in ogni con­si­glio comu­nale. Quindi viene con­vo­cata l’assemblea comu­nale boli­va­riana in cui si elegge una com­mis­sione pro­mo­trice che verrà regi­strata e cer­ti­fi­cata dal mini­stero com­pen­tente: quello delle Comu­nas, ora diretto da Elias Jaua, che eroga risorse attra­verso i suoi diversi isti­tuti. Dopo la regi­stra­zione, la com­mis­sione ha tempo due mesi per fare un’indagine ter­ri­to­riale, redi­gere una carta dei prin­cipi fon­da­tivi della comuna e orga­niz­zare un referendum.
La nostra orga­niz­za­zione accom­pa­gna i cit­ta­dini in tutto que­sto per­corso di auto­go­verno, orga­nizza corsi di for­ma­zione poli­tica per i sin­goli comi­tati nella gestione finan­zia­ria, giu­ri­dica, poli­tica. Finora, l’unità pri­ma­ria dello Stato, in Vene­zuela è il muni­ci­pio, ora si sta appro­vando una legge dell’ordinamento ter­ri­to­riale in cui l’unità pri­ma­ria sarà la comuna. E que­sto può dar fasti­dio a chi, anche nel pro­ceso boli­va­riano, teme di per­dere i pri­vi­legi del suo potere poli­tico: per­ché noi par­liamo di por­ta­voce e di cari­che a rota­zione, non di ruoli poli­tici ina­mo­vi­bili. Siamo però con­sa­pe­voli che non si pos­sono distrug­gere le impal­ca­ture prima di aver costruito fon­da­menta solide.
Ma una cosa è certa: migliaia di poteri con­sa­pe­voli e auto­ge­stiti sono più solidi di un unico potere cen­tra­liz­zato che può essere rove­sciato. Aveva ragione Hugo Cha­vez nel dire: comuna o nada. E noi abbiamo un qua­dro isti­tu­zio­nale che ci con­sente di con­so­li­dare il socia­li­smo a par­tire dall’autogoverno dei ter­ri­tori in cui si situa il vero potere popolare.
Qual è il rap­porto della vostra orga­niz­za­zione con lo stato?
Appog­giamo e soste­niamo il pro­ceso boli­va­riano, abbiamo anche un rap­pre­sen­tante in par­la­mento, eletto nel Par­tito socia­li­sta unito, ma diciamo la nostra in com­pleta auto­no­mia. Quando Jaua era mini­stro dell’Agricoltura abbiamo occu­pato 19 agen­zie gover­na­tive per farci sen­tire. Il nostro lavoro si svolge lungo 5 linee tra­sver­sali: la prima nei con­si­gli comu­nali: con l’organizzazione della Rete dei pro­dut­tori liberi e asso­ciati che ha eli­mi­nato gli inter­me­diari tra i pic­coli pro­dut­tori e i con­su­ma­tori, nelle misio­nes, con le mili­zie popo­lari, per­ché con­di­vi­diamo l’impiego di ogni forma di lotta per difen­dere il socialismo.
La seconda riguarda la for­ma­zione di qua­dri per con­ver­tire ognuno in mol­ti­pli­ca­tore di coscienza. La terza si situa nella comu­ni­ca­zione, abbiamo un gior­nale e una radio comu­ni­ta­ria in cui tutti appren­dono ad ana­liz­zare e a tra­smet­tere una noti­zia, una pagina web. La quarta linea agi­sce nell’economico-produttivo, soprat­tutto nelle zone rurali, nelle imprese di pro­du­zione sociale, ma anche nelle fab­bri­che recu­pe­rate e auto­ge­stite. Lo stato ci mette le risorse ma sta a noi pro­porre pro­getti e lavo­rare per la sovra­nità alimentare.
Come Fronte con­ta­dino, ulti­ma­mente abbiamo rice­vuto un finan­zia­mento di oltre 2 milioni di dol­lari per un pro­getto di alle­va­mento eco-sostenibile. Abbiamo depo­ten­ziato il mono­po­lio della grande distri­bu­zione dando valore alla pic­cola pro­du­zione. Quello che la destra non può sop­por­tare è che il popolo prenda in mano la pro­pria vita, senza dele­ghe in bianco.
Quale fase sta attra­ver­sando il Vene­zuela bolivariano?
L’ultimo con­gresso del Psuv è stato di alto livello, attra­ver­sato da un vivace dibat­tito soprat­tutto sulla costi­tu­zione del nuovo stato comu­nale. Il 23 novem­bre si eleg­gono i rap­pre­sen­tanti dei cir­coli del buen vivir, ci stiamo pre­pa­rando a una dura bat­ta­glia con la destra. L’altro giorno guar­davo un’enorme piscina che prima faceva parte di un grande lati­fondo espro­priato. Ora è a dispo­si­zione di tutti e in un’ala della villa si svol­gono corsi di for­ma­zione gra­tuita, gio­chi per i bam­bini. Se la bor­ghe­sia riprende il potere non saranno rose e fiori: loro rivo­gliono gli anti­chi pri­vi­legi, noi il buen vivir e il bene comune.
Ma la crisi eco­no­mica, l’alta inflazione?
In 15 anni, abbiamo fatto incre­di­bili passi in avanti, a tutti i livelli, ma non siamo nel socia­li­smo pieno, lo stiamo costruendo. E siamo ancora intrisi dei modelli di con­sumo della società alie­nata che ci impone di spen­dere per il super­fluo facen­doci cre­dere che sia essen­ziale. Per la stampa inter­na­zio­nale, in Vene­zuela c’è scar­sità di cibo, ci sono i black out. E certo la rete elet­trica non fun­ziona come dovrebbe: prima di tutto per­ché i con­sumi sono note­vol­mente aumen­tati, adesso anche nelle cam­pa­gne più sper­dute dove prima non ave­vano né da man­giare, né la luce elet­trica, ora c’è il fri­go­ri­fero, il tele­vi­sore e il cel­lu­lare. Ma c’è anche un pro­blema di assenza di ini­zia­tiva e respon­sa­bi­lità dei lavo­ra­tori in certi set­tori che sono molto ben pagati. I pro­blemi eco­no­mici ven­gono soprat­tutto indotti dalla destra per desta­bi­liz­zare. Con­si­dera che noi abbiamo 2.800 km di fron­tiera con la Colom­bia, il valore del peso com­pa­rato col boli­var è mag­giore e i nostri pro­dotti ven­gono ven­duti a bas­sis­simo costo nelle catene di distri­bu­zione del governo, e se ne vanno spesso nel con­trab­bando oltre­fron­tiera: in pic­colo, dovuto alle con­di­zioni dif­fi­cili che vivono i colom­biani, in grande, al traf­fico gestito su grande scala a fini di pro­fitto e destabilizzanti.

Da noi, una bot­ti­glietta di acqua mine­rale costa 10 boli­var, per fare il pieno di ben­zina della mia camio­netta, pago 5 boli­var per tutti i 55 litri. Un affare attraente per le mafie di con­fine: il 40% dei nostri pro­dotti se ne va oltre­fron­tiera. E poi c’è la spe­cu­la­zione. Dal primo novem­bre, è in vigore la legge per il con­trollo del prezzo giu­sto, che tutti devono esporre al pub­blico. La destra prima genera vio­lenza e poi accusa il governo di essere la causa dei pro­blemi. Suc­cede come durante il governo Allende: le grandi imprese tol­gono i pro­dotti dal mer­cato per pro­vo­care lo scon­tento e desta­bi­liz­zare i governi legit­timi con l’appoggio dei grandi media.

Mi ricordo che durante il governo di Her­rera Cam­pins, un social­cri­stiano, dall’82 è scom­parso per tre anni il latte in pol­vere e l’olio, la gente ha impa­rato a frig­gere col burro e si è arran­giata in altri modi, ma non è suc­cesso niente. La destra ha la memo­ria corta quando le con­viene. Durante le pro­te­ste vio­lente dello scorso feb­braio, se aves­simo voluto assu­mere lo scon­tro vio­lento fino in fondo, ci sareb­bero stati molti morti, invece ci siamo limi­tati a difenderci.

Venezuela, una comuna socialista Geraldina Colotti

“Nuestro reto, ahora, es construir un estado comunal basado en el autogobierno”, dice el venezolano Aníbal Montilla, dirigente de la organización Corriente revolucionaria Bolívar y Zamora (Crbz) y del Frente Nacional comunal Simón Bolívar (Fncsb). Montilla ha aceptado responder a las preguntas del Manifesto durante el encuentro mundial de los movimientos populares, que se ha desarrollado en Roma por voluntad del papa Francisco, en el cual el dirigente socialista ha ilustrado los términos del “laboratorio bolivariano”.

La Corriente revolucionaria es una organización “que se articula en varios sectores, del campesino al obrero, del sector formativo al de la información, de las fábricas recuperadas a las pequeñas unidades productivas”. Uno de sus puntos de fuerza es aquel de acompañar el recorrido jurídico y político de las comunas: alrededor de 300, sobre un total de 885 ya registradas. Un trabajo de engranaje desde la base que “implica la asunción plena de responsabilidades de mujeres y hombres provenientes de todos los sectores populares”, que organizan la vida en común gestionando trabajo y recursos a partir de sus propias capacidades y necesidades.

¿Qué cosa es exactamente una comuna o cómo se forma?

Se comienza con una reunión de todos los portavoces de los consejos comunales, que se llama reunión de iniciativa. Vale precisar que los consejos comunales, regulados por la ley, son instancias de participación, articulación e integración entre las distintas organizaciones comunitarias, grupos sociales y ciudadanos y ciudadanas individuales, que consienten al pueblo organizado ejercer directamente la gestión de las políticas públicas y los proyectos orientados a las necesidades y a las aspiraciones de las comunidades para la construcción de una sociedad de equidad y justicia social. Hoy existen casi 32.000.

Así pués el portavoz explica por qué y con cual razón política se busca hacer una comuna. Después reportan la decisión en cada consejo comunal. De allí es convocada la asamblea comunal bolivariana en la cual se elige una comisión promotora que será registrada y certificada por el ministerio competente: el de las comunas ahora dirigido por Elias Jaua, que suministra los recursos a través de sus diferentes institutos. Después de registrarse, la comisión tiene dos meses de tiempo para realizar una inspección territorial, redactar una carta de los principios fundacionales de la comuna y organizar un referéndum.

Nuestra organización acompaña a los ciudadanos en todo este recorrido de autogobierno, organiza cursos de formación política para cada comité en la gestión financiera, jurídica, política. Hasta ahora la unidad primaria del Estado, en Venezuela es el municipio, ahora se está aprobando una ley del ordenamiento territorial en la cual la unidad primaria será la comuna. Y esto puede crear molestia a quien, también en el proceso bolivariano, teme perder los privilegios de su poder político: porque nosotros hablamos de voceros y de cargos a rotación, no de roles políticos inamovibles. Somos, sin embargo, conscientes que no se pueden destruir las estructuras antes de haber construido cimientos sólidos.

Pero una cosa es cierta: miles de poderes responsables y autogestionados son más sólidos que un único poder centralizado que puede ser derrocado. Tenía razón Hugo Chávez en decir: comuna o nada. Y nosotros tenemos un cuadro institucional que nos consiente consolidar el socialismo a partir del autogobierno de los territorios en los cuales se encuentra el verdadero poder popular.

¿Cuál es la relación de vuestra organización con el estado?

Apoyamos y sostenemos el proceso bolivariano, tenemos además un representante en el parlamento, electo en el Partido socialista unido, pero damos nuestra opinión en completa autonomía. Cuando Jaua era ministro de la agricultura, ocupamos 19 agencias gobernativas para hacernos sentir. Nuestro trabajo se desarrolla a lo largo de las 5 líneas transversales: la primera en los consejos comunales, con la organización de la red de los productores libres y asociados, que ha eliminado a los intermediarios entre los pequeños productores y los consumidores, en las misiones, con las milicias populares, porque compartimos el empleo de cada forma de lucha para defender el socialismo.

La segunda concierne la formación de cuadros para convertir cada uno en multiplicador de consciencia. La tercera se sitúa en la comunicación, tenemos un periódico y una estación de radio comunitaria, en los cuales todos aprenden a analizar y a transmitir una noticia, una página web. La cuarta línea actúa en lo económico-productivo, sobre todo en las zonas rurales, en las empresas de producción social, pero también en las fábricas recuperadas y autogestionadas. El estado pone los recursos, pero nos corresponde a nosotros proponer proyectos y trabajar para la soberanía alimentaria.

Como Frente campesino, recibimos en los últimos días un financiamiento de más de 2 millones de dólares para un proyecto de cría eco-sostenible. Hemos mermado el monopolio de la gran red de distribución, dando valor a la pequeña producción. Lo que la derecha no puede soportar es que el pueblo tome en sus manos su propia vida, sin delegar poderes en blanco.

¿Cuál fase está atravesando la Venezuela bolivariana?

El último congreso del Psuv ha sido de alto nivel, atravesado por un vivaz debate, sobre todo por la constitución del nuevo estado comunal. El 23 de noviembre se eligen los representantes de los círculos del buen vivir, nos estamos preparando para una nueva batalla con la derecha. El otro día miraba una enorme piscina que antes hacía parte de un gran latifundio expropiado. Ahora está a la disposición de todos y en un ala de la quinta, se desarrollan cursos de formación gratuitos, juegos para los niños. Si la burguesía retoma el poder no serán rosas y flores: ellos quieren de nuevo sus antiguos privilegios, nosotros el buen vivir y el bien común.

Pero ¿la crisis económica, la alta inflación?

En 15 años, hemos dado increíbles pasos hacia adelante, en todos los niveles, pero no estamos en el socialismo pleno, lo estamos construyendo. Estamos todavía penetrados por modelos de consumo de la sociedad alienada que nos impone gastar en lo superfluo haciéndonos creer que es esencial. Para la prensa internacional, en Venezuela hay escasez de comida, que hay apagones. Claro, la red eléctrica no funciona como debería: en primer lugar porque los consumos han aumentado notablemente, ahora también en el campo más alejado, donde antes no había ni qué comer, ni luz eléctrica, ahora hay nevera, televisor y celular. Pero hay también un problema de ausencia de iniciativa y responsabilidad de los trabajadores en ciertos sectores que son muy bien pagados. Los problemas económicos vienen inducidos sobre todo por la derecha para desestabilizar. Ten en cuenta que nosotros tenemos 2.800 km de frontera con Colombia, el valor del peso comparado con el Bolívar es mayor y nuestros productos son vendidos a muy bajo precio en las cadenas de distribución del gobierno y se van frecuentemente en el contrabando al otro lado de la frontera: en pequeño, debido a las difíciles condiciones que viven los colombianos, en grande, al tráfico, conducido a gran escala con fines lucrativos y desestabilizadores.

En nuestro país, una botellita de agua mineral, cuesta 10 bolívares, para llenar el tanque de gasolina de mi camioneta, pago 5 bolívares por los 55 litros. Un negocio atractivo para las mafias de frontera: el 40% de nuestros productos se va al otro lado de nuestras fronteras. Y después está la especulación. A partir del primero de noviembre, entra en vigor la ley para el control de precio justo, que todos deben exponer al público. La derecha primero genera violencia y después acusa al gobierno de ser la causa de los problemas. Sucede como en el gobierno de Allende: Las grandes empresas quitan los productos del mercado para provocar el descontento y desestabilizar los gobiernos legítimos con el apoyo de los grandes medios de comunicación. Me acuerdo que durante el gobierno de Herrera Campins, un socialcristiano, desde el año 82 desapareció la leche en polvo y el aceite por tres años, la gente aprendió a freír con la mantequilla y se las arregló de otra manera, pero no sucedió nada. La derecha tiene memoria corta cuando le conviene. Durante las protestas violentas del pasado febrero, si hubiéramos querido asumir el choque violento hasta el fondo, habrían habido muchos muertos, en cambio nos limitamos a defendernos.

Traducido por Maira Garcia

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