Elezioni Comites: mortale colpo dei soliti noti?

GIAN LUIGI FERRETTI

Il pasticciato rinvio delle elezioni dei Comites è conseguenza di una sorta di ansia da prestazione, dalla paura di non averlo abbastanza grosso. Mi riferisco al quorum dei votanti.
A pochi giorni dalla chiusura dei termini per potersi iscrivere alle liste elettorali consolari, ci si è accorti che avrebbe votato il 2% del corpo elettorale e si è cercato di correggere questa situazione. Ma – dicono in veneto – l’è peso el tacon del buso (il rattoppo è peggio del buco).
Le elezioni dovevano essere, senza ombra di dubbio, organizzate meglio. Ma, una volta messo in moto tutto il meccanismo, non si dovevano cambiare le regole del gioco in corso d’opera.
Due anni fa, per la prima volta i francesi all’estero hanno votato per eleggere 11 loro deputati all’Assemblée National. Come è noto votano solo i residenti fuori della Francia che si iscrivono nelle liste elettorali consolari. Ebbene la partecipazione al voto non è stata superiore al 2% e nessun giornale, nessun canale televisivo, nessun blog ha avuto nulla da ridire.
Possibile che solo in Italia abbiamo questo strano concetto della democrazia? Il diritto di voto si dà a tutti e poi lo esercita chi vuole.
Per moltissimi anni i cittadini neri negli USA si iscrivevano nelle liste elettorali in misura bassissima, ma nessuno – neppure il razzista più sfegatato – si sognava di togliere ai cittadini afro-americani la possibilità di votare e di essere eletti.
Per molti anni anche qui da noi le pochissime donne venivano elette pur essendo l’elettorato femminile in maggioranza, tanto che sono stati pensati correttivi tipo le quote rosa.
Ma poi quanto deve essere grande questo quorum se non va bene il 2%? Posticipare le lezioni di quattro mesi potrà, forse, portare a 4 la percentuale. Basta?
Che brutto pasticcio, qualcuno parla di pagliacciata. E intanto le cronache ci informano dei primi ricorsi al Tar.
Vogliamo dirla tutta? Ad un certo punto sono entrati a gamba tesa i 5 senatori eletti all’estero di centrosinistra (i 4 eletti nelle liste del PD e Di Biagio, eletto con Monti, sostenitore del governo Renzi) che hanno messo sul piatto della bilancia tutto il loro peso ed hanno ottenuto il rinvio delle elezioni ad aprile. Ricordiamoci che il governo Renzi al Senato ha una maggioranza risicatissima di soli 7 senatori e che quindi 5 senatori sono una forza potentissima che può ottenere molto. Ma invece di pretendere più fondi per la lingua e la cultura italiana all’estero ora ridotte al lumicino o per la rete consolare ora in fase di smantellamento si sono concentrati sulle elezioni dei Comites.
Noi, che non siamo nati ieri, ci ricordiamo di chi sia la colpa del fatto che i Comites sono stati costretti a rimanere in carica per ben quattro anni oltre la loro scadenza. Con la scusa della più bella riforma del mondo, che in realtà era una schifezza, si continuava a pretendere di volta in volta il rinvio del rinnovo di organismi costituiti da volontari, molti dei quali, dopo cinque lunghi anni d’impegno, si sentivano demotivati. Ne è risultato quasi dovunque un progressivo logoramento ed un sostanziale immobilismo che hanno affossato l’immagine dei Comites, ormai generalmente percepiti come enti inutili.
Viene il sospetto che i responsabili di questo bel capolavoro si siano stupiti che, malgrado tutto ciò, il 2% degli elettori fosse pronto a votare e quindi abbiano architettato questa porcheria del rinvio per completare l’opera.
E in effetti questa volta il colpo rischia di essere davvero mortale per i Comites fra elezioni che rischiano di non esserci mai più fra polemiche e contropolemiche, ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, probabili elezioni politiche in concomitanza e via discorrendo.
Quid non fecit Mantica fecerunt i mantichini.
Il povero Sottosegretario Giro, catapultato in un mondo che non conosce e non capisce, pensava di fare cosa buona e santa indicendo le elezioni a tambur battente entro il 31 dicembre come gli chiedevano tutti, dagli eletti all’estero al Cgie, non accorgendosi che in realtà però speravano che gli venisse risposto che non era possibile e ci volevano almeno sei mesi per preparale.
A proposito di Giro, chi come me gira (perdonate il calambour) per Roma, incontra, parla, ne sente di tutti i colori. Esponenti del PD si stanno mordendo le mani per non essere stati tanto furbi da chiedere che, al posto suo, fosse designato l’On. Merlo: “Oggi potremmo dare a lui tutte le colpe, non solo dei tagli, ma anche della pagliacciata delle elezioni dei Comites”. Il solito conte senza l’oste, come se l’On. Merlo fosse così stupido da fare il parafulmine.
Vi lascio con una chicca: pare che qualcuno (leggi sopra) abbia convinto Giro che occorra riformare drasticamente il Cgie per portarlo a 20 (venti) membri.
Per questa volta cala il sipario. Al prossimo spettacolo del circo.

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