UOMINI FUMMO…

… ed or siam fatti sterpi. Così Pier delle Vigne, consigliere segreto di Federico II di Svevia, a Dante nel XIII Canto dell'Inferno.

Uomini, fummo anche quando fu scritto l'art. 32 della Costituzione italiana che ha scolpito un principio di garanzia, in base al quale “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo… La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

Sempre uomini, fummo considerati nel successivo art. 36, secondo cui “il lavoratore ha diritto al riposo settimanale… e non può rinunziarvi”.

Tutto chiaro. Nel caso che narriamo però, gli irrinunciabili principi costituzionali non hanno trovato l'obbedienza che meritano.

LA STORIA: un cittadino si trova ricoverato in ospedale nel periodo di una scadenza fiscale e, per tale motivo, non può eseguire il pagamento delle imposte, oppure non può presentare una determinata dichiarazione. L'interessato, dopo gli affanni relativi alla sua salute non esistendo alcuna legge che lo difende, deve sopportare anche quelli fiscali e pagare ingiustificabili sanzioni per non avere adempiuto tempestivamente agli obblighi tributari.

Ipotizzando che quel cittadino eserciti la professione di commercialista, le medesime sanzioni devono essere moltiplicate per il numero dei suoi clienti ai quali, per i motivi di cui sopra, non ha potuto preparare e consegnare per tempo le deleghe di pagamento. Com'è facile intuire, le somme da pagare possono assumere proporzioni considerevoli.

Vediamo allora cos'è che muove la frusta punitrice e quando essa deve colpire i comportamenti indisciplinati. Con il termine sanzione, si individua la conseguenza giuridica negativa che l'ordinamento riconnette ad un'azione antigiuridica, qualificata come illecita. Una esegesi che non lascia spazio a interpretazioni e che allontana ogni tipo di sanzione dagli effetti derivanti da malattie e, in genere, da tutto ciò che discende da patologie che richiedono il ricovero ospedaliero. Nessun comportamento antigiuridico, infatti, nessuna illiceità, nessun comportamento fraudolento può riscontrarsi in un corpo umano che si ammala ed impedisce al suo proprietario di adempiere ad obblighi fiscali!

Nessuna sanzione può quindi essere comminata al suo incolpevole proprietario ed ai suoi ancor più incolpevoli clienti.

IL (TENTATO) DIRITTO: per ovviare all'ingiustizia sociale riscontrabile nel sanzionare chi non ha commesso reati e per colmare un vuoto legislativo che la Costituzione non autorizza, alcuni parlamentari, dando prova di grande sensibilità e rispetto per la dignità umana, hanno presentato sei distinte proposte di legge recanti il titolo “Disposizioni per la sospensione della decorrenza di termini relativi ad adempimenti a carico del libero professionista in caso di malattia o di infortunio”.

Il titolo non sia fuorviante poiché le disposizioni sono a favore di ogni cittadino e non solo del libero professionista.

Le proposte prevedono un termine di sospensione delle scadenze fiscali pari a trenta giorni decorrenti dalla data di dimissioni dall'ospedale, anche in caso di parto. Prevedono altresì, in modo dettagliato ed inequivocabile, le modalità per accedere al regime sospensivo.

LE PROPOSTE GIACENTI IN PARLAMENTO: nel corso degli anni sono state presentate ben sei proposte di legge, di cui quattro nelle passate legislature da parte dell'On.le Alberto Fluvi (n. 4877 del 02.04.2004; n. 1220 del 27.06.2006; n. 1679 del 23.09.2008) e dell'On.le Gioacchino Alfano (n. 3611 del 07.07.2010) e due nell'attuale, ancora da parte dell'On.le Gioacchino Alfano (n. 834 del 23.03.2013) e dell'On.le Marco Causi (n. 277 del 15.03.2013).

La VI Commissione Finanze del Senato, all'epoca delle presidenza Benvenuto, ha approvato la risoluzione n. 7/00613.

Inoltre, per sostenere l'iter di approvazione, in data 15.02.2011 sono state consegnate al presidente della Commissione Finanze della Camera On.le Gianfranco Conte, 3.500 firme di cittadini. Tutto inutile.

LA RICHIESTA: al Presidente del Consiglio, ai Ministri, ai Senatori e ai Deputati chiediamo ancora una volta di prendere in considerazione l'approvazione della legge, in osservanza agli articoli della Costituzione citati in apertura.

Chiamare un cittadino ricoverato in ospedale a pagare sanzioni fiscali una volta dimesso, solo perché ha avuto la sfortuna di ammalarsi, non è un fiore all'occhiello né per lo Stato né per la Politica.

Diceva il Tommaseo che le leggi sono espressione dei costumi di un popolo. Date allora al popolo italiano un vestito di alta moda e fateci tornare ad essere uomini. E ricordando che la Giustizia cerca la legge ed il diritto, approvate una delle proposte giacenti e rimembrate il passo del Vangelo che recita “non fare ad altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Grazie.

Livorno, 3 Novembre 2014

Mario Loprese

Luisa Porracciolo

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