Elezioni Comites, funerale della democrazia?

GIAN LUIGI FERRETTI / L’ITALIANO

Secondo un detto popolare le strade per l'Inferno sono lastricate di buone intenzioni. Come di buone intenzioni sono lastricate queste elezioni dei Comites. Ma le buone intenzioni di chi non conosce la realtà degli italiani all'estero sta portando al disastro. 


Il Cgie sempre più autoreferenziale, in mano a funzionari di patronato soprattutto europei, non si è accorto di cosa si stava combinando. Gli eletti all'estero (quasi tutti) hanno seguito allegramente il Cgie. E' pura follia oggi, per le elezioni di organismi, la cui stessa esistenza è praticamente sconosciuta, pretendere a) che voti solo chi manda per mail un formulario al Consolato corredato della fotocopia di un documento; b) che per presentare una lista occorrano centinaia di firme.
Oh, certo, questi due punti forse non sono insormontabili problemi per coloro che maneggiano sedi di patronato, ma sono proibitivi per tutti gli altri.


Vediamo. a) i Consolati sono lontani, non tutti hanno un computer, ancor meno hanno accesso ad una fotocopiatrice. b) alle ultime elezioni politiche, per presentare una lista nell'immensa ripartizione Europa occorrevano 125 firme di presentatori. Ora per presentare una lista per il Comites di Lione o di Dublibo ce ne vogliono almeno 100, davanti ad un funzionario del Consolato con esibizione di documento, per presentarla a Colonia ben 200. A firmare in Consolato ci vanno in pochissimi, allora si cerca di radunare il maggior numero di elettori da qualche parte contrattando col Consolato la presenza di un funzionario. Il che non è la cosa più semplice e scontata del mondo, c’è tutta una casistica. L'ultima scusa che ho sentito è stata “Il funzionario non può venire perché' gli è scaduto il bollo dell'auto”.


Sarebbe un disastro se in molti posti non si presentasse neppure una lista (rischio che si corre per esempio a Copenaghen malgrado gli sforzi ciclopici della signora Caderossi e dei suoi amici) o se ne presentasse solo una ( ci giunge l'eco delle difficoltà che sta incontrando una lista “civica” a Londra, dove di firme ce ne vogliono almeno 200). A proposito di 200 firme, a San Gallo, dove gli italiani superano di poco la fatidica soglia di 50.000, immaginatevi come sia agevole raggiungerle se è difficoltoso a Londra dove ci sono 200.000 italiani, tanto più che a San Gallo il Consolato è stato eliminato ed ora bisogna andare a Zurigo per ogni pratica.


Finirà che, a parte uno sparuto manipolo di eroi, presenteranno liste solo quelli dei patronati ed i loro sodali politici? Sarebbe, questa volta davvero, il principio della crisi di rigetto definitiva dei connazionali all'estero nei confronti dei Comites nonché una sonora sconfitta per la democrazia.
Danni dei buonintenzionati. Prendiamo l'opzione inversa dell'elettore che deve manifestare la sua volontà di votare. Possibile che a nessuno di loro sia passato per la mente che non è cosa che si possa fare in uno/due mesi? Almeno un anno ci vuole, con il Consolato che mette il modulo sotto il naso di chiunque si rivolga alla struttura per qualsiasi tipo di pratica. E invece anche qui si rischia che gli elettori siano quelli instradati dai patronati. 


Siamo in puro stile Renzi: non si aboliscono gli enti, si aboliscono le elezioni o si fa in modo che siano meno democratiche possibile.

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