Riguardo all’episodio sconcertante tristissimo del ragazzo napoletano di quattordici anni seviziato perché obeso, è apparso un articolo sull’Huffington Post del 10 ottobre, giusto per certi versi e fuorviante per altri, giacché lascia passare il messaggio che non ci sia differenza tra i maltrattamenti che spesso culminano in omicidi, cui sono sottoposte le donne nel nostro Paese e ancora più in altre parti del mondo, e la violenza subita dagli uomini o da ragazzi. L’articolo, infatti, è intitolato: “Il dolore non ha quote rosa. Cosa ci insegna la storia del ragazzino napoletano violentato”. E l’autore dell’articolo scrive: “È l'ultima lordura in fatto di stupri maschili e si aggiunge a una delle sentine che i continui discorsi sull'ISIS ci sta facendo scoperchiare: la violenza sessuale maschile negli eserciti, nei commissariati di polizia, nelle carceri…. Donne, siamo uguali. Anche noi vittime del desiderio di potere assoluto sull'altro, realizzato attraverso l'umiliazione sessuale. Non esistono le categorie per definire un soldato stuprato. E infatti non denunciano. È ora di togliere anche qui le categorie di genere perché il dolore non ha quote rosa, non fa distinzioni uomo donna”. Ed invece la distinzione c’è, eccome se c’è. La donna è maltrattata, violentata per il solo fatto di essere donna, così come gli omosessuali sono maltrattati perché omosessuali. Gli uomini fatto oggetto di violenza sessuale durante le guerre o nelle carceri non sono violentati perché uomini, per il solo fatto d’essere maschi. E’ vero che questo genere di dolore non ha quote rosa, ma la violenza che ne è causa ha solo quote blu, è il maschilismo che domina, e quando gli uomini rivolgono la loro ottusa violenza sessuale su altri uomini, li trattano come se fossero donne.
Renato Pierri