Credenti resi crudeli da una fede falsa, non autentica

Può una fede sbagliata, non autentica rendere crudeli i credenti? Certamente. Basti pensare agli efferati, alle volte innominabili, crimini compiuti nel nome di Dio da tanti cristiani nel passato. Ai crimini efferati che ancora oggi alcuni islamici compiono in nome di Allah. Ma ancora oggi alcuni cristiani, senza rendersene conto, dicono cose cattiverie e compiono azioni cattive a causa di una fede fasulla. Si pensi, per fare un esempio alle cattiverie dette riguardo a Eluana Englaro, o al funerale religioso negato dalla Chiesa al povero Piergiorgio Welby. Sul blog “Come Gesù” del prete e scrittore Mauro Leonardi, ho letto la seguente dichiarazione di una “religiosissima” signora: “Il bimbo nato prematuro e con un’emorragia cerebrale… non penso avrebbe avuto una lunga vita. E’ stato considerato spazzatura che si può anche buttare… e non chiamiamoli genitori! Non è stato amore né coraggio ma egoismo puro! Il vero coraggio lo dimostrano tanti genitori ogni giorno con a casa figli con handicap gravi… Ne ho un caso vicino casa di un giovane che ha trentacinque anni a causa di un’emorragia è paralizzato totalmente e non parla più e la mamma con amore lo assiste. Un atto d’amore è accettare e rendere meravigliosa l’imperfezione”. Sicura, la religiosa signora che genitori e medici abbiano considerato quel piccolo alla stregua della spazzatura, e per questo abbiano deciso di interrompere le cure. Quei genitori, che magari hanno preso quella decisione con estremo dolore, sono dei mostri. Riguardo al giovane totalmente paralizzato che non parla, nessuno ovviamente può togliergli la vita se non è lui a volerlo disperatamente, ma come si fa ad affermare: “Un atto d’amore è accettare e rendere meravigliosa l’imperfezione”? E’ lo stesso che affermare: “Un atto d’amore è accettare e rendere meravigliosa la sofferenza altrui (tanto non è la mia)”. Che bello per gli apostoli e per Maria se avessero potuto assistere con amore per mesi, magari per anni il Cristo sulla croce: lui lì a soffrire, e loro lì a rendere meraviglioso il suo dolore.

Elisa Merlo

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