“Non esito ad attribuire ai ribelli il merito di una più vicina fedeltà a Cristo”, scriveva Ignazio Silone. Gesù stesso era un disobbediente ed un ribelle, e per questo fu crocifisso. Immolato sulla croce come un agnello, non era un agnello. Non l’avrebbero crocifisso, infatti, se fosse stato un agnello. Gesù non avrebbe chiamato ipocriti i farisei, se fosse stato un agnello. Non li avrebbe rassomigliati a sepolcri imbiancati, se fosse stato un agnello. Non avrebbe inveito contro i ricchi e i potenti, se fosse stato un agnello. Non avrebbe scacciato i mercanti dal tempio, non avrebbe promesso il castigo eterno agli ingiusti di questo mondo, se fosse stato un agnello. Se Gesù fosse stato docile o obbediente sin da ragazzo, forse non sarebbe rimasto per tre giorni in Gerusalemme, “senza che i suoi genitori se ne accorgessero” Cfr Lc 3,43). Se fosse stato un agnello, al sommo sacerdote che gli chiedeva: “Dicci se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”, non avrebbe risposto: “Tu l’hai detto” (Cfr Mt 26, 63 – 64). Gesù obbedì soltanto al Padre, fece la volontà del Padre, ma obbedendo seguì la propria coscienza, non obbedì per convenienza, non obbedì perché “obbedire è meglio”.
Miriam Della Croce