Ci piace in queste poche righe raccontare la vicenda che sta interessando il Centro Carni, un'area situata su Via Palmiro Togliatti tra la Prenestina e la Collatina, un'area una volta adibita alla macellazione e preparazione per la successiva vendita delle carni.
Tutto ebbe inizio nel lontano 2009 quando l'AMA S.p.A., società municipalizzata di Roma Capitale che tutti conosciamo, versava allora in uno stato finanziario assai critico. Si pensò quindi di procedere ad una ricontrattazione dei debiti verso le banche e un pool di 7 istituti si sedettero al tavolo per valutare il da farsi e, dopo giorni e giorni di analisi di conti e bilanci, chiesero al Socio unico di “rimpolpare l'azienda con iniezioni di mezzi propri”. In altri termini, chiesero che si facessero conferimenti tali da dotare l'azienda di un patrimonio netto più cospicuo, in considerazione del fatto che i valori di Capitale Sociale di allora risultavano essere troppo bassi per consentire un'operazione di rinegoziazione del debito.
Detto fatto. E fu così che il Comune di Roma nel 2010 decise di conferire all'azienda la proprietà del Centro Carni, ossia si decise di conferire ad AMA quella superficie addetta alla macellazione e commercializzazione della carne di cui sopra.
Questa operazione, sull'opportunità della quale si potrebbero esprimere diverse riserve, incontrò da subito le opposizioni di alcune categorie (prima tra tutti degli operatori commerciali del Centro Carni e dei macellai interni) i quali si mostrarono molto preoccupati del fatto che il passaggio di proprietà potesse creare loro un danno e, così, impugnarono la prima delibera (Delibera di Consiglio Comunale n. 85 del 2009) che prevedeva il conferimento, riuscendo ad ottenerne il ritiro.
Ma Roma Capitale, inspiegabilmente convinta della bontà dell'operazione, dopo aver rimosso i vizi rilevati nel primo provvedimento ripropose il tutto nel 2010 e, con Delibera di Consiglio Comunale, n. 81, procedette nuovamente al conferimento, aggiungendo, tuttavia, una serie di elementi ulteriori.
Nel deliberato del provvedimento, infatti, venivano inserite due condizioni sospensive al verificarsi delle quali si subordinava l'efficacia dell'atto di trasferimento del Centro Carni medesimo.
E a questo punto iniziano le cose incomprensibili.
Per un verso, nonostante le condizioni sospensive non si siano ancora realizzate e quindi, di fatto, il trasferimento non si sia perfezionato, AMA iscrive il bene nel Patrimonio (ossia considerandolo come proprio) come se nulla fosse e nel silenzio totale degli addetti al controllo e dei certificatori del bilancio, (Collegio Sindacale e società di revisione).
Per altro verso, il socio Roma Capitale (nelle molteplici vesti di: (i) proprietario del Centro Carni fino al momento del teorico trasferimento; (ii) titolare del servizio di macellazione; (iii) soggetto a conoscenza delle limitazioni rispetto alla possibilità di sdemanializzazione dell'area; (iv) detentore dell'intero Capitale Sociale di AMA S.p.A.; (v) responsabile dell'approvazione di tutti i bilanci dell'AMA dal 2010 ad oggi; (vi) soggetto che conferisce il bene ad AMA S.p.A. nonché (vii) unico responsabile della mancata realizzazione delle clausole sospensive) e quindi ben a conoscenza dei fatti, effettua le seguenti operazioni:
1. autorizza l'azienda ad indire una gara per l'individuazione di una società di gestione del risparmio (SGR) alla quale conferire (per gestire in seguito) proprio il Centro Carni, un bene non di proprietà;
2. autorizza, con Deliberazione del 4 luglio 2014, n. 30, il rappresentante dell'Amministrazione Capitolina ad esprimere il voto favorevole di Roma Capitale per la costituzione del fondo immobiliare deputato alla gestione e successiva valorizzazione del Centro Carni.
E, la volete sapere la cosa più bella? Tutto questo è avvenuto senza dire niente alle banche che sono le titolari della SGR in corso di formazione le quali, ovviamente, a fronte di tutte queste criticità, non potevano non sapere quello che anche un laureando in discipline economiche avrebbe capito semplicemente leggendo i documenti ufficiali, ossia che un bene, non di proprietà di AMA (ed il cui trasferimento di proprietà è davvero molto complesso) veniva conferito all'interno di un fondo a garanzia di prestiti in favore della stessa AMA.
A questo punto, in considerazione di queste numerose irregolarità, appare lecito chiedersi chi tragga vantaggio da questa operazione.
Per comprendere meglio quanto sopra abbiamo depositato apposita interrogazione la cui risposta, se mai arriverà, sarà di estremo e sicuro interesse per tutti.
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