Ma l’Amministrazione non doveva lanciare un concorso d’ idee, una sorta di referendum, per trovare il luogo piu’ idoneo alla nuova sistemazione del povero, e -scandaloso-, ‘stallone morente’ di Francesco Messina? Ma a quanto pare il concorso che doveva coinvolgere tutti i cittadini è stato sintetizzato all’osso ovvero all’idea di un solo cittadino che, certamente, varrà centomila idee!
Non si capisce, poi, perché da un’installazione al centro di un parcheggio chiamato impropriamente piazza (mi riferisco alla piazza chiamata Umberto) , ad un’altra al centro di una rotatoria quella di piazza Galatea (come arredo o, forse, mi chiedo, per sottrarlo alla visione ravvicinata vista la realistica e plateale esposizione degli organi di riproduzione dell’animale?) , altro spartitraffico, da dove, ovviamente, sarà quasi impossibile vedere l’opera da vicino nella sua interezza e nella sua intrinseca bellezza.. E’ più che improbabile che si potrà ammirare tale opera dalla propria auto anche in corsa con il rischio di tamponare; ma rispetto all’asfalto di piazza Umberto qui lo ‘Stallone’ sta su un prato,ciò non potrà che susciterà l’ immaginario collettivo che vedrà la possibilità per lo stallone di poter ‘pascolare’, ovviamente se riuscirà a sopravvivere in quanto, come dice il titolo dato dall’artista all’opera è ‘morente’.
Finisco col dire, e non perché l’Amministrazione debba ascoltare me rispetto ad altri, che nell’agosto scorso ho proposto (e non era la prima volta che denunciavo pubblicamente lo stato di degrado in cui versava l’opera, anche in quanto nel lontano 2002 fu il sottoscritto a denunciare alla stampa l’atto vandalico, anche questo rimasto impunito, delle cosiddette ‘mutande di lamiera’ che hanno lasciato tracce indelebili sulla scultura di bronzo costata centinaia di milioni di lire) di spostare lo Stallone in un luogo idoneo che vista la sua plasticità scultorea, anche in quanto non si tratta di una statua equestre imponente come quella installata a piazza Roma, realizzata per il luogo, merita di essere inserito in un museo,come il Castello Ursino (primo insediamento) , o all’interno di un chiostro di uno dei palazzi storici pubblici della città, come Palazzo Platamone, ma anche in una piazza del centro storico degna di questo nome, anche per salvaguardarne l’integrità e il futuro e per la dignità dell’opera d’arte. Ma essendo un eterno ottimista ancora io ci spero!
Alfio Lisi
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