Il varo dell’Esecutivo Renzi è stato il primo dei segnali attendibili che auspichiamo continuino a emergere durante il secondo mandato di Napolitano. Lo spera, soprattutto, il Popolo italiano. Il Governo è nella sua compiutezza. Anche l’equità numerica è stata rispettata: il 50% dei Guardasigilli è uomo, il restante 50% è donna. Quasi tutti di giovane età. E’ una formula d’emergenza e, come tale, la intendiamo valutare. Ma, di là da ogni assennata riflessione politica, ci preme esporre alcune considerazioni d’ordine socio/economico che riteniamo assai interessanti; anche perché è stata una democratica manifestazione politico/parlamentare a dare la fiducia alla Squadra di Renzi. Anche se, ancora una volta, non è stata eletta da nessuno. Con un criterio, che è andato oltre una legge elettorale becera, Centro/Destra e Centro /Sinistra, i politici hanno siglato un “patto” nel superiore interesse del Paese. La fiducia sulle decisioni governative, però, non sarà sempre scontata; ma adeguata a parametri accettabili anche da chi non avrebbe voluto “starci”. Meglio così che il caos istituzionale. Il buon senso di un Parlamento, da troppo tempo non rinnovato, ha vinto nei confronti di chi avrebbe voluto smantellare, da subito, un apparato che è nato con la nostra Repubblica. Tenuto conto che questa realtà è anche correlata al tentativo di una ripresa economica, ogni altra considerazione passa, necessariamente, in seconda linea. E’ maturato il tempo dei fatti e delle poche parole. Abbiamo nozione dei sacrifici che c’aspettano; ora gradiremmo conoscere il rovescio della medaglia. Cioè quali prospettive di ripresa potranno essere varate senza rimettere le mani nelle tasche degli italiani. Anche se in modo non plateale, si respira un’aria di rinnovamento; addirittura nella rappresentatività. Le frange politiche inutili andranno a crollare naturalmente. Chi, invece, s’è ricreduto avrà da gestire le sorti di un Paese che è al lumicino. Senza ombra di smentita, la politica dovrebbe trovare nuovi motivi di dialogo e di contatto. Perché un Parlamento “diviso” non può garantire un Governo”forte”. Il primo a prenderne atto è stato il Capo dello Stato. Poi Renzi e Collaboratori. La “fiducia” più che essere formalmente richiesta, è stata ampiamente ricevuta. Chi è stato tagliato fuori, lo ha voluto. I “ricatti” di Poltrona sono finiti con la Seconda Repubblica. Ora stiamo tornando alle origini. Va bene così. Nei prossimi mesi, tutti importanti, il Governo prenderà decisioni fondamentali per il futuro prossimo della Penisola. Dopo tanto “scuro”, ora, s’intravede la “luce”. Il tempo per affrontare la delicata realtà nazionale adesso c’è. Restano, però, da rafforzare le condizioni per un franco dialogo anche sul fronte della produttività e delle riforme. Per generare lavoro, servono gli investimenti e questi dipendono dalle garanzie che il Presidente del Consiglio potrà offrire per sanare, prima di tutto, la cosa pubblica. Saranno gli sprechi ad essere eliminati, insieme alle agevolazioni ed ai privilegi di casta. L’Esecutivo ha da farsi garante dell’auspicata svolta. Del resto, proprio perché ci sono troppi “Profeti” in Patria, è assai meglio evitare esternazioni che, anche data la calura estiva, non troverebbero riscontri nel prossimo autunno. Meglio, a nostro avviso, mantenere una posizione d’osservazione non condizionata da impressioni che rappresentano solo “momenti” di una realtà politica in continua evoluzione. Per garantire una governabilità veramente concreta, ci sono ancora alcune circostanze da chiarire; non solo al potenziale elettorato. Dopo l’euforia di un politico giovane, resta l’impegno di un uomo, ex amministratore locale, che a ben compreso quanto sia da bonificare la politica italiana. Anche con l’avvicinarsi della Terza Repubblica, l’onestà, personale e di partito, resta la migliore occasione per ridare fiducia all’Italia. Matteo Renzi potrebbe rappresentare il precursore di tempi nuovi; ma anche di politici meno condizionati da alleanze che si sono fatte flebili e, comunque, non più in sintonia con la realtà nazionale. Entro l’anno prossimo, pur senza particolare ottimismo, percepiremo l’evolversi del ruolo d’Italia anche in ambito UE. Riconosciamo che molto resta ancora da fare, ma siamo convinti che già siano presenti sentori di crescita. Il buon senso, che è senno di un Popolo, ha da distinguersi sull’incoerenza delle posizioni solo in apparenza “alternative”. La Penisola ha bisogno di certezze, più che di promesse. Lo scriviamo convinti che l’onestà politica avrà la meglio nei confronti dei disonesti che l’hanno utilizzata come veicolo per portare a buon fine tante nefandezze. Il buon senso, se non la coscienza individuale, avrà la meglio. Dopo lo sconcerto, l’Italia riuscirà a ritrovare la sua dignità di Paese e di Popolo. Perché la dignità, come la intendiamo noi, non avrà mai un colore politico.
Giorgio Brignola