Mentre ci avviciniamo alle consultazioni europee, il fronte politico interno continua a presentarsi sempre più disgregato ed incoerente. Da una parte il Centro/Desta, dall’altra il Centro/Sinistra. Nel mezzo, tanti altri piccoli partiti che avrebbero la pretesa d’essere”grandi”. Soprattutto perché il “Centro”, se compattato, potrebbe rappresentare il classico ago della bilancia. Come negli anni’ 90; con tutto quello che è capitato “dopo”. Essere fuori dell’area di potere è la preoccupazione di tutti. Dato che cambiare pagina, da noi, sembra improponibile, ci si prepara ad operazioni “trasformistiche” nelle quali, ne siamo certi, non cadranno gli elettori. Dentro e fuori i confini nazionali. Se il quadro politico è incerto, quello economico non è migliore. Il costo della vita travolge i redditi di una nutrita categoria di cittadini. La produttività resta cristallizzata e per fare delle valutazioni, si deve andare indietro d’almeno dieci anni. Questa situazione ha dimostrato che anche Renzi non ha vita facile. La “stabilità” della sua Squadra è solo apparente. I Ministri decidono poco ed il consenso del potere legislativo non è scontato. Sembra che tutti siano intenzionali a prendere tempo. C’è chi punta sulle coalizioni, chi su uomini di razza. Noi preferiamo restare in cauta osservazione; anche perché di sorprese amare n’abbiamo avute sin troppe. Il nostro Primo Ministro non trascurerà il suo programma. C’è da verificare se il Potere Legislativo resterà con quella maggioranza che gli permette di governare; magari a colpi di “fiducia”. Più si procede e più sembra che si siano dimenticati dell’Azienda Italia e nel suo ruolo a livello Unione Europea. Certo è che le polemiche, chiamiamole così, hanno ampiamente superato la fase iniziale e l’area di Governo appare irta di complessi aspetti sempre meno convergenti. La Grande Destra è finita. Il Centro è ambiguo e la Sinistra vive per un progetto che potrebbe anche fagocitarla. Qualunque sarà la “Maggioranza” e l’”Opposizione”, in Parlamento apparirà rivisitato nel numero e nelle finalità. Il bicameralismo resta l’ultimo ostacolo da superare per il rinnovamento. L’Italia ha bisogno d’altro. Lo abbiamo scritto, ed ora ci piace ribadirlo, da noi mancano gli statisti. I politici, vecchi e nuovi, sono troppi. Identificabili come “pensionabili” o “apprendisti”. Per essere sinceri, non c’interessa proprio se avrà la meglio questo o quello. Anche dopo i risultati delle Consultazioni Amministrative in parecchie regioni d’Italia, ciò che ci preme è la sorte socio/economica della Penisola. Ogni paragone tra i risultati politici locali e le Elezioni Europee non dovrà trarre in inganno. La politica interna del Bel Paese non dipende, tanto per essere chiari, da quella che sarà la componente italiana al Parlamento UE. Del resto, a contare su quest’assioma si potrebbero basare le strategie governative di quello che sarà in nuovo Parlamento. Del resto, anche recentemente, i fatti hanno dimostrato che il vecchio ed il nuovo hanno mantenuto troppi interessi comuni. Ne è prova la litigiosità che imperversa tra chi dovrebbe “essere”, ma non è.
Giorgio Brignola