Il compito prioritario di una forza politica socialista è quello di aiutare gli ultimi. O meglio, è quello di aiutare tutti coloro che la società ha deciso di abbandonare e che, nel modello organizzativo corrente, sono definiti come ultimi. Essere o risultare ultimi significa che si è posti al punto più basso di una scala che misura gradualmente il livello di ricchezza, l’intensità della condizione agiata del singolo individuo. Esseri ultimi o primi non contempla la qualità dell’animo o l’intensità dell’intelletto. Non la benevolenza dei comportamenti o la cura nei rapporti umani. Qui trattiamo del livello di povertà materiale dell’uomo il quale marchia l’animo umano con il termine ultimo.
Il problema è naturalmente politico ma va anche risolto culturalmente. Le risposte, di conseguenza, non potranno che essere radicali e non solo a livello nazionale. Prima, però, chiariamo in quale società siamo. In mezzo a quanti ultimi viviamo le nostre vite, quotidianamente.
Nell’ambito della condizione sociale dell’italiano tracciato dall’Istat ci si pone davanti a due dati. Il primo è relativo alla percentuale di famiglie oppure individui in condizione di povertà; il secondo misura quanto poveri sono i poveri.
Le famiglie relativamente povere sono state, in Italia nel 2012, più di 3 milioni, vale a dire il 12,7% delle famiglie italiane. Le persone, invece, in povertà relativa hanno superato, sempre nel 2012, i 9 milioni, corrispondente al 15,8% dell’intera popolazione. Si è poveri relativi quando la spesa per consumi è pari oppure al di sotto di una certa spesa media mensile per individuo la quale è di 990,88 euro per una famiglia di due persone.
Per quanto concerne la povertà assoluta, invece, il 6,8% delle famiglie, pari a quasi 5 milioni di persone, si ritrova in condizioni tragiche. In questo caso, si è poveri assoluti quando si è al di sotto di una spesa mensile minima necessaria ad acquisire il paniere di beni considerati essenziali.
“Nel 2012, per una famiglia di due componenti adulti (18-59 anni) di un piccolo comune la soglia di povertà assoluta è pari a 1.013,19 euro, se residente nel Nord, e a 779,66 euro, se nel Mezzogiorno; scende a 982,77 euro e 754,11 euro rispettivamente qualora uno dei due componenti abbia più di 74 anni”. (Istat)
In questo quadro desolante, l’Italia meridionale ed insulare risultano avere una incidenza di poveri doppia rispetto alla media nazionale.
“Nel Mezzogiorno, le famiglie in povertà relativa sono il 26,2 per cento di quelle residenti (contro il 7,1 del Centro e il 6,2 del Nord) e quelle in povertà assoluta ne rappresentano il 9,8 per cento (contro rispettivamente il 5,1 e il 5,5)”. (Istat)
Il divario Nord-Sud è evidente dai seguenti dati e ci delinea una situazione di grave differenza territoriale all’interno della penisola, per cui nel Sud Italia vi è una più diffusa povertà ed un minore livello di spesa media rispetto al Nord.
“Le situazioni più gravi si osservano tra le famiglie residenti in Sicilia (29,6 per cento), Puglia (28,2 per cento), Calabria (27,4 per cento) e Campania (25,8 per cento) dove sono povere oltre un quarto delle famiglie. All’opposto, nel resto del Paese si registrano incidenze di povertà relativa decisamente più contenute: la provincia autonoma di Trento si conferma per l’incidenza più bassa (4,4 per cento, seppur in crescita rispetto al 2011), seguita da Emilia-Romagna (5,1 per cento), Veneto e Lombardia (rispettivamente 5,8 e 6,0)”. (Istat)
In questa situazione di diffusione eterogenea della povertà, il compito della politica è doppiamente difficile. Da una parte, è difficile risollevarsi da una crisi, per noi italiani, decennale; dall’altro è ulteriormente complicato annullare le differenze economico-sociali tra pezzi d’Italia con livelli di spesa e, quindi, con abitudini, così differenti. Il compito della politica è quello di mettere in moto politiche espansive che ci permettano di risollevarci prendendo per una mano il Sud d’Italia e, con l’altra, il resto del Paese.
A questo ci arriveremo. Il nostro compito, ora, è quello di lavorare nei territori dando speranza ed ossigeno a chi è in difficoltà.
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