Torna in campo e si rimette in discussione Jean Luc Goddard, con un film di soli 70 minuti, con un titolo (Adieu au Langage) ed un tono provocatori, come sempre nel suo cinema.
Quanto all’Italia ci sarà e sarà tutta femminile (scia renziana?), con Alice Rohrwacher e Asia Argento portabandiera tricolore del 67° Festival di Cannes (dal 14al 25 maggio), la prima al concorso ufficiale con Le meraviglie, la seconda in Un Certain Regard con Incompresa.
Nella conferenza stampa ufficiale della kermesse presieduta e diretta da Thierry Fremaux, si è chiarito che i film in concorso saranno diciotto, scelti fra i 49 finalisti, a loro volta scremati dal numero di partenza composto da 1.800 titoli provenienti da 28 paesi.
Fra i concorrenti più in vista, il turco Nuri Bilge Ceylan, gli inglesi Mike Leigh e Ken Loach, i fratelli Dardenne, David Cronenberg, Olivier Assayas e, ancora, Michel Hazanavicius, Tommy Lee Jones , i canadesi Atom Egoyan e il giovanissimo Xavier Doland ed ancora Bertrand Bonello con il “non autorizzato biopic” su Saint-Laurent.
Fermo restando “Grace” come titolo d’apertura e con tutte le attenzioni per il ritorno del maestro Goddard, si segnala, per Un certain regard, il debutto alla regia della star hollywoodiana Ryan Gosling con Lost River, mentre fuori concorso sarà interessante vedere Coming Home del cinese Zhang Yimou con l’icona, musa ispiratrice ed ex moglie, Gong Li; oltre al documentario di Wim Wenders su Salgado (The Salt of Earth), il film siriano Eau argentée di Mohammed Ossama e il collettivo I ponti di Sarajevo codiretto ancora da Godard, Le Besco, Meier, Puiu ed altri, mentre il cartone animato Dragon 2 sarà deputato a sintetizzare i 20 anni della DreamWorks che verranno celebrati sulla Croisette.
Siamo molto curuiosi di vedere gli esiti del film di Asia Argento, più amata in Francia che da noi, storia di una bambina quasi quarantenne che vive in una casa di bambole alla periferia di Roma, fra libri colorati, strumenti musicali e scarabocchi sulle pareti, in mezzo ad altri bambini che vanno, vengono, giocano, suonano, versione femminile del famoso Incompreso di Comencini che fece piangere milioni di bambini e genitori negli anni 60, storia ambientata negli anni ottanta della scoperta del mondo dalla parte di una bambina che vive la separazione dei genitori.
Si tratta del terzo film della figlia di Dario Argento e Daria Niccolodi, con un nome di battessimo chilometrico (Asia Aria Anna Maria Vittoria Rossa) e con un precoce esordio nel 1984, a soli 9 anni, nel film per la televisione Il ritorno di Guerriero, della miniserie Sogni e bisogni, diretto da Sergio Citti.
Come autrice Asia ha debuttato nel 1994, con il cortometraggio Prospettive, inserito nel collettivo DeGenerazione e musicato dalla musicista e poetessa americana Erzsebet Beck e quindi nel video musicale La tua lingua sul mio cuore dei Royalize presentato al Festival di Locarno del 1999.
Nel 2000 ha diretto l suo primo lungometraggio, Scarlet Diva, con una buona dimestichezza nel manovrare la macchina da pres e nel 2004, negli Stati Uniti, l'opera seconda, Ingannevole è il cuore più di ogni cosa, nel quale dirige attori di fama internazionale del calibro di Peter Fonda, Winona Ryder e Michael Pitt.
La sua penultima fatica autorale nel 2013, il corto Era di marzo, con l'attore Yari Gugliucci.
Nel 2004, dopo un lungo periodo di silenzio, si è rappacificata col padre, con quale ha girato La terza madre, La Sindrome di Sthendal, il Fantasma del Palcoscenico e Dracula e da sempre sogna di recitare per Polanski, ma per ora, ha ricevuto, come attrice, un solo Davide, grazie a “Perdiamoci di vista” (1999) di Carlo Verdone.
In questo suo ultimo film ha voluto per protagonista Charlotte Gainsbourg, con la quale ha tante cose in comune: genitori famosi e ingombranti, un passato da bambina prodigio, la passione per la musica ed ancora Gabriel Garko e la piccollisima e talentuosa Giulia Salerno, già passata per la direzione di Ozpetek e Virzì.
Quanto a Alice Rohrwacher, inseguirà, a soli 33 anni, la Palma D’Oro con “Le meraviglie”, con Monica Bellucci, Sam Louwyck, Sabine Timoteo, storia dell’estate di quattro sorelle capeggiate da Gelsomina (Alba Rohrwacher), la primogenita, l'erede del piccolo e strano regno che suo padre ha costruito per proteggere la sua famiglia dal mondo “che sta per finire”. È un'estate straordinaria, in cui le regole che tengono insieme la famiglia si allentano: da una parte l'arrivo nella loro casa di Martin, un ragazzo tedesco in rieducazione, dall'altro l'incursione nel territorio di un concorso televisivo a premi. Coproduzione con Svizzera e Germania, prodotto anche con Rai Cinema, il film è distribuito in Italia da Bim, il film sarà nelle sale il 22 maggio e vi si scorgono modi ed idee del suo film d’esordio, “Corpo celeste”, vincitore del Donatello e del Rosetto Opera Prima nel 2011, il migliore, quell’anno, nella Quinzenne di Cannes, laboratorio del futuro dove hanno esordito fra i molti Fassbinder e Herzog, Carmelo Bene e George Lucas, Oshima e Jarmusch e i fratelli Dardenne, un esordio davvero folgorante.