“Essi condussero l'asinello da Gesù, e vi gettarono sopra i loro mantelli, ed egli vi montò sopra. E molti stendevano i propri mantelli sulla strada e altri delle fronde, che avevano tagliate dai campi. Quelli poi che andavano innanzi, e quelli che venivano dietro gridavano: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il regno che viene, del nostro padre Davide! Osana nel più alto dei cieli (Mc 11, 7 – 10). Anche a L’Aquila centinaia di fedeli, cantando e pregando con un ramoscello di ulivo in mano, si recarono in pellegrinaggio alla Madonna Fore, il santuario di San Giuliano. E come la grande folla a Gerusalemme duemila anni fa, gridarono: “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d'Israele!”. Poi tornarono a casa col ramoscello di ulivo e la pace nel cuore. Durante la notte arrivò la tragedia. Molti fedeli non capirono; restarono sconcertati. Non capivano l'assenza Dio. Molti fedeli non capiscono il silenzio di Dio. Ma la delusione deriva dal fatto d'avere di Dio un concetto sbagliato. Il Signore non frena i terremoti, non sceglie l'ora in cui arrivano, non calma gli uragani, né i vulcani; il Signore non fa miracoli, non salva un bambino e ne lascia morire mille, non liquefa sangue rappreso. La fede in Dio può darci solo la forza di affrontare, qualora sia inevitabile, il dolore e le tragedie della vita. Chi crede in questo Dio, nel Signore che dà speranza, ma non fa miracoli neppure la Domenica della Palme, non rischia delusioni.
Renato Pierri