I PERCHE' DELLE MIE DIMISSIONI UN ANNO FA DA SINDACO DI VERBANIA
Cari lettori de IL PUNTO,
vi avevo annunciato una relazione sui motivi perché – esattamente un anno fa – lasciai l’incarico di sindaco di Verbania e ve la allego, dopo aver verificato il testo con i miei legali.
Nel frattempo ho letto qualche commento pubblicato stamani e sorrido leggendo che il mio ex assessore Parachini si dica lieto di considerarsi il capo “di una congiura degli onesti” (quindi ero io il disonesto?!) e che sulla lettera anonima dichiari “Erano solo consigli fraterni a ravvedersi”. Strano allora che – letti i “consigli fraterni” – la Procura sia intervenuta d’ufficio.
Circa l’ex assessore Matteo Marcovicchio, quello che sostiene di aver “Sempre agito con trasparenza”, appuntatevi le Sue dichiarazioni e non dimenticatele: il tempo è galantuomo.
Intanto il mio ex addetto stampa Massimo Parla “parlerà solo con i suoi legali” (e fa benissimo) mentre il presidente del consiglio regionale Valerio Cattaneo dichiara “Oggi non ho tempo né voglia di occuparmi di queste ennesime “zaccherate”. Credo che, essendo iniziato proprio ieri a Torino il processo per la “rimborsopoli” regionale che lo vede imputato, abbia effettivamente altre cose a cui pensare.
Alla fine di tutto vorrei solo che si capisse che cosa io abbia provato l’anno scorso dovendomi dimettere e come io posso aver passato questi mesi in attesa, non si sa quando, che finalmente mi sia fatta giustizia.
Sullo sfondo la nostra città senza sindaco da un anno – scelta di cui mi assumo ogni responsabilità – ma, leggendo, credo ne capirete le ragioni.
Da qui la richiesta di 1.000.000 di euro di danni, ma da versare integralmente al servizi sociali del nostro comune. A tutti un saluto
Marco Zacchera
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I PERCHE’ DELLE MIE DIMISSIONI
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E’ passato un anno dalle mie dimissioni da sindaco e molti verbanesi si chiedono ancora il perché.
Nel frattempo sono circolate molte voci false o fantasiose sulle vere motivazioni.
Pur essendoci ancora delle indagini in corso ora posso chiarire meglio alcuni motivi della mia scelta di allora, anche perché la città sta andando a nuove elezioni e dimettermi mi è costato molto.
Credo che leggendo questo testo capirete che non sono stato lo “Schettino” della situazione e so perfettamente che la città ha risentito di questo lungo commissariamento.
E proprio per il bene della nostra città, prima ancora che per me, che chiedo trasparenza e giustizia.
D'altronde in questa situazione anch’io sono stato danneggiato, 2 volte
– la prima per le violenze che ho subito per i fatti che mi hanno portato alle dimissioni (perché non ci sono solo le violenze fisiche ma anche quelle morali e io so cosa ho passato e sto passando in questi mesi )
– la seconda perché l’art.114 del codice di procedura penale fa divieto di pubblicare atti coperti dal segreto istruttorio. Io posso quindi raccontare i fatti ma non diffondere atti, che peraltro sono da alcuni mesi a mie mani.
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Nel parlare e nello scrivere devo quindi usare cautela (ed è per questo che ho letto durante la conferenza stampa il cui testo è stato verificato ed approvato dai miei legali, come questo testo che state leggendo). anche se trovo assurdo che io non possa sbattere in faccia a certe persone la malvagità di quello che hanno fatto e così ogni ritardo nella definizione delle responsabilità ed il trascorrere del tempo mi danneggia ulteriormente, mentre è doveroso che la gente sappia che cosa sia effettivamente successo.
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Premetto che le questioni vanno affrontate da tre aspetti: penale, civile e politico.
Devo dare atto innanzitutto alla Procura di Verbania ed al relativo nucleo di polizia giudiziaria dei Carabinieri di aver svolto un ottimo lavoro che ha fatto emergere tutta una serie di vicende che non conoscevo. Se le avessi conosciute nell’aprile scorso avrei mandato via alcune persone ma non mi sarei MAI dimesso, purtroppo io NON SAPEVO le circostanze che soltanto successivamente sono poi emerse dalle indagini: le intuivo, ma non riuscivo a dare volti ad una situazione sempre più pesante.
Certo avevo ben capito che intorno a me alcuni non volevano il cambiamento, non volevano una riduzione di giunta, non volevano che cambiasse il modo in cui veniva diffusa l’informazione sulle attività comunali. Tutto ciò – sottolineo – a DANNO DEI CITTADINI che in me credo volessero e vedessero un cambiamento nella gestione del comune rispetto alle amministrazioni precedenti.
Ma perché davo fastidio a parte del centro-destra locale e regionale? .
Tutto inizia nell’autunno del 2012 quando – dimessomi dal parlamento proprio per fare solo il sindaco di Verbania – mi allontanai dal PDL di cui non condividevo la linea strategica di non fare le “primarie” per eleggere il suo premier. Una protesta da cui nacque poi il movimento “Fratelli d’Italia” di Crosetto e della Meloni .
In quel momento capeggiavo con altri il “movimento dei sindaci del PDL” e chiedevamo ad Alfano – allora segretario – maggiore autonomia e forza.
Mi autosospesi a novembre dal partito è venni accusato di “Sputare nel piatto in cui avevo mangiato” (ricorderete sicuramente la dichiarazione di Valerio Cattaneo).
Io in realtà volevo solo sottolineare un problema politico all’interno del PDL di leadership e di mancanza di democrazia interna, problema che infatti è poi scoppiato poco più tardi e chi mi accusò (per esempio, appunto, Valerio Cattaneo) ha cambiato poi addirittura 2 volte partito in un solo anno, come alcuni degli ex assessori che sono stati coinvolti nelle indagini.
Io ero diventato insomma una specie di “concorrente” ed era opportuno che non facessi ombra.
In giunta sottolineavo e mi lamentavo intanto come la nostra attività non venisse sufficientemente proiettata all’esterno, che i cittadini non venivano informati tempestivamente dell’attività compiuta dalla nostra amministrazione a beneficio della città, che sulla stampa venivano sempre minimizzate le cose buone che cercavamo di fare, mentre si accentrava l’attenzione sempre solo sulle polemiche.
Ma – contemporaneamente all’evolversi della situazione politica nazionale – ci fu un fatto importante. Nello stesso autunno del 2012 portai infatti in discussione in un “dopo-giunta” la mia proposta di non rinnovare il contratto a fine anno all’addetto stampa del comune, il giornalista Massimo Parma e di provare a cambiarlo, ma un gruppo di assessori si oppose vivacemente: erano gli assessori MARCO PARACHINI – ADRIANA BALZARINI – LIDIA CARAZZONI – MATTEO MARCOVICCHIO e MASSIMO MANZINI e quindi dovetti lasciar perdere. Ma mi ero fatto certo un altro nemico.
Poi io sospesi di affrontare problematiche politiche per la concomitanza della campagna elettorale in vista delle elezioni politiche (25 febbraio 2013) , ma ho scoperto solo dopo, esaminando gli atti che PROPRIO IN QUEL PERIODO invece proseguì a mia insaputa e contro di me un lavorio sotterraneo tendente a far passare l’idea che su di me erano in corso indagini da parte della Magistratura per attività comunali e che quindi bisognava isolarmi, starmi alla larga, tenere le distanze, criticare spesso in giunta le mie proposte (e quelle di altri assessori che venivano considerati miei fedeli) proprio per dimostrare che singoli assessori “Non avevano niente a che fare” con le mie scelte perchè – si era diffusa la voce – potessero essere pericolose e passibili di indagini.
E qui salta fuori la prima scoperta:
Dalle deposizioni poi verbalizzate – e che io NON conoscevo al momento delle dimissioni – appare chiaro come a sostenere l’esistenza di queste presunte indagini (ovviamente inesistenti) da parte della Procura di Verbania fosse proprio l’addetto stampa Massimo Parma, a cui il comune pagava – e paga tuttora – una indennità per fare un lavoro ben diverso
Il primo messaggio diffuso era dunque quello che il Sindaco fosse diventato in qualche modo “pericoloso” per chi lo sosteneva perchè poi si sarebbe potuto trovare accusato di chissà quale illegalità o comunque coinvolto in queste fantomatiche indagini. Queste voci venivano diffuse – l’ho scoperto dopo – anche fuori dalla giunta tra i consiglieri comunali di maggioranza e ripreso nelle riunioni di partito: un vero “pollaio”!
Passate le elezioni – che avevano portato nel centro-destra a pesanti spaccature politiche a tutti i livelli – ripresi subito in mano le cose e già solo 2 giorni dopo, quindi a fine febbraio, chiesi – in una vivace riunione di maggioranza – un deciso cambiamento di rotta della comunicazione, una forte riduzione degli assessori in giunta, miglioramenti nella gestione del consiglio comunale. Sapevo che avrei suscitato proteste all’interno, ma io volevo passasse un messaggio chiaro alla città di discontinuità e rinnovamento, una sterzata nell’ultimo anno di amministrazione con meno peso ai partiti.
Ricorderete forse – era il primo marzo 2013 – una mia conferenza stampa (che fu poi molto criticata tra i partiti della mia coalizione) in cui dissi e sostenni pubblicamente proprio queste cose.
Il mese di marzo passò in un susseguirsi di trattative e quando a fine mese dovevo tirare le somme ero avviato e intenzionato a nominare una giunta rinnovata e ridotta da 10 a 6 assessori ed a quel punto avrei sicuramente allontanato dalla giunta, se non tutti, certamente alcuni degli assessori tra Marcovicchio, Balzarini, Carazzoni, Manzini.
Io non avrei voluto riconfermare neppure Marco Parachini che per altro si era già dimesso per la seconda volta in poco tempo (la prima volta le avevo respinte) anche se erano dimissioni peraltro solo formali perché mandate a me per iscritto, ma non controfirmate al protocollo e quindi non contavano niente. Non lo volevo più in giunta non per sue incapacità tecniche (anzi, ho sempre riconosciuto il suo valore come assessore), ma per il suo carattere scontroso e litigioso con tutti.
Gli allora vertici del PDL – e soprattutto il capogruppo Francomaria Franzi – mi imponevano invece la sua presenza in giunta come condizione per assicurarmi i voti indispensabili in consiglio comunale a mantenere la maggioranza. (Avevano 7 voti in consiglio, la maggioranza era di 3)
Di questa imposizione tutti sapevano perché fu ampiamente pubblicata sui giornali.
I commenti che venivano fatti filtrare sulla stampa e nei partiti erano che “allontanavo chi si opponeva a me”, in realtà io volevo solo cambiare quelle persone che non riconoscevo più nei loro atteggiamenti e nella sfiducia nei miei confronti, la riduzione in giunta serviva peraltro soprattutto alla nostra città di Verbania – questo voglio ribadirlo – perché occorreva assolutamente un esecutivo più snello e anche più politicamente aperto ad altre realtà convinto (come ero e come sono) che per amministrare servano meno i partiti e più la buona volontà delle persone. .
Questi assessori – tra l'altro – avendo cambiato partito ed avendo di fatto quasi tutti aderito all’ allora “Fratelli d'Italia” al seguito di Valerio Cattaneo non rappresentavano più in modo equilibrato i risultati elettorali né del 2009 né soprattutto quelli delle politiche del mese precedente.
A fine mese un ulteriore fatto nuovo.
Ricevetti, consegnata a mano, una lettera durissima da parte del capogruppo PDL Franzi. Una lettera personale che però – allora non si comprese come – finì sui giornali proprio il giorno prima dell’arrivo della lettera anonima.
Facciamo attenzione ai tempi e a questa concomitanza e passiamo per un attimo alla lettera anonima:
COSA C’ERA SCRITTO IN QUELLA LETTERA ANONIMA?
Nel testo mi si ricattava e mi si minacciava perché non mettessi mano al rimpasto di giunta.
Nella lettera ero infatti accusato di aver creato un “comitato d’affari” per la gestione degli appalti del comune, di aver fatto illecite pressioni sui dirigenti – e particolarmente sulla dirigente dei Lavori Pubblici – per piegarli al mio volere, di aver trescato per il CEM, di aver favorito la sinistra nelle scelte culturali e così via.
Si facevano pesanti riferimenti personali a me e ai miei famigliari. Insomma mi si voleva intimorire minacciando di trasmettere queste informazioni alla Procura.
(un po’ difficile definirla come scrive oggi 10 aprile l’ex Assessore Marco Parachini su LA STAMPA che “Erano solo dei consigli fraterni a ravvedersi”, tanto è vero che la Procura della Repubblica è intervenuta immediatamente – ndr)
Mi chi la lettera l’ha scritta e chi l’ha mandata – forse non la stessa persona, se vi ricordate questo già lo sostenevo un anno fa – non aveva tenuto conto che invece, avendolo io la coscienza pulita, avrei reagito in tutto un altro modo.
Proprio perché nella lettera anonima vi erano cose assurde e non avendo in proposito alcun timore quella lettera l’ ho portata io stesso in Procura un’ora dopo il suo arrivo in Municipio e mi sono dimesso, schifato da quei sospetti che – e forse vi ricorderete che lo dissi e scrissi – venivano dall’interno della mia maggioranza e, lo avevo capito subito, da ambienti della mia stessa giunta.
Se rileggo oggi la mia lettera di dimissioni di un anno fa mi commuovo ancora – perché so la sofferenza che ci stava dietro e che mi ha accompagnato per un anno intero – ma stavo cercando solo di trasmettere il messaggio angosciato di un galantuomo che non ce la faceva più a resistere tra alcuni personaggi assurdi.
PURTROPPO SULL’ORIGINE DI QUELLA LETTERA ANONIMA ERO STATO UN BUON PROFETA !
Alla presentazione delle mie dimissioni (8 di aprile 2013) seguirono 20 giorni tesi e durante i quali avevo quasi accettato di ritirarle. Alla fine infatti ponevo una sola condizione: che si fosse presentato CHI aveva diffuso ai giornali la lettera riservata del PDL e sulla quale era nata una polemica inutile ma pesantissima contro di me (nel paginone de La Stampa si scriveva che non ero in grado “di gestire neppure una Pro Loco”…) .
Intendiamoci: in politica è legittima la critica e si è abituati alle solite beghe interne, ma un cittadino qualsiasi che aveva letto quell’articolo poteva legittimamente dubitare dell’onestà e della correttezza del proprio sindaco . Ma chi aveva diffuso quella lettera a La Stampa, OPPURE L’AVEVA PASSATA A CHI POI LA CONSEGNO’ EFFETTIVAMENTE AL QUOTIDIANO?
Ricordo bene che – dovendo decidere se ritirare o meno le dimissioni, perché era ormai passata la metà di aprile –in una riunione avevo davanti a me i responsabili regionali e provinciali del PDL e tutti quelli che avevano ricevuto la lettera dallo stesso Franzi . Era poi saltato fuori, infatti, che la lettera “riservata” non era stata data solo a me ma inviata per conoscenza anche ad altre 5 persone (sia pur con testi lievemente diversi tra loro, il che permetterà più facilmente di far capire da chi sia stata diffuso il testo poi passato ai giornali) ma nessuno dei 5 – tutti presenti – ammise di averla passata ad altri. C’era quindi davanti a me qualcuno che tacque e mentì e lo prova quello che poi ho scoperto e che è ora tutto documentato. Per chiarirci: erano tutti e cinque o assessori o esponenti importanti del mio stesso partito.
Pensate che – leggendo poi la documentazione penale – ho scoperto che, solo poche ore dopo che quella lettera mi era stata recapitata, girava già e veniva ESPRESSAMENTE ritrasmessa all’esterno a esponenti di partito non del PDL .
Circa questa lettera, negli atti giudiziari c’è infatti un lungo scambio di mail per me ATROCE in cui due persone (non tra quelle 5 dell’allora PDL, ma alle quali una dei 5 aveva subito evidentemente trasmesso tutto) tramano – ghignando – per passarla ai giornali solo per far ricadere la colpa su colleghi di un altro partito di maggioranza – ovvero l’allora PDL e dal quale si erano appena distaccati – pur ben sapendo che sarebbe stato screditato il sindaco, ma così danneggiando chi, almeno secondo loro, mi era allora più vicino ! Questo era il loro obiettivo!! Un atteggiamento che gli stessi definiscono (e si autodefiniscono per iscritto!) “da bastardi”
Tengo a precisare che non erano i contenuti della lettera a preoccuparmi perché secondo me erano giudizi opinabili e confutabili ma COME la lettera sarebbe stata interpretata sui giornali ed effettivamente è avvenuto: “ Il PDL mette Zacchera nell’angolo e “blinda” l’assessore Parachini” (testo del titolo a tutta pagina de La Stampa del 5 aprile 2013).
Torniamo a quei giorni, a quella riunione in cui chiesti (invano) un minimo di lealtà: mi era impossibile continuare a collaborare con qualcuno che non aveva neppure il coraggio civile di ammettere un suo gesto!
Dall’esame successivo degli oltre 400 documenti allegati agli atti delle cause penali che nel frattempo sono state da me avviate (sono 179 pagine di documentazione), si evidenzia tutto il disegno che ci stava dietro e che riporta sempre alle stesse persone, un gruppo incapsulato che temeva il suo allontanamento dal Municipio, in stretto rapporto (per 2 di essi anche parentale) con l’addetto-stampa. Sensazioni che io allora percepivo, ma fatti e prove – lo ripeto – scoperte purtroppo solo molti mesi DOPO le dimissioni.
Proprio in quello stesso giorno della pubblicazione della lettera del PDL sui giornali mi arriva la famosa lettera anonima: non credo sia stato un caso, anzi: mi si voleva massacrare in pubblico e poi ricattarmi pensando di farmi paura.
…Ma io paura non ne ho, vado in procura, denuncio la lettera anonima e partono le indagini
Va chiarito infatti che a seguito della mia trasmissione della lettera anonima alla Procura gli inquirenti hanno proceduto d’ufficio e in tempi rapidi. Hanno operato molto bene, raccogliendo una copiosa documentazione cui io ho avuto accesso – e poi dirò perché – solo a DICEMBRE 2013.
Con le indagini sono stati poi scoperti atti sconcertanti nei computer di alcune persone, scambi di mail tra assessori con testi e contenuti moralmente incompatibili con la loro carica, scambi di sms ( attenzione: che si era cercato di cancellare e distruggere da quelle stesse persone coinvolte, ma gli inquirenti le hanno ritrovate, anche questo è indicativo…) in cui il sindaco era dipinto non solo come uno stupido (eufemismo..), ma altre cose anche peggiori
Per esempio che un assessore – che sedeva a 2 metri da me in giunta ! – spediva sms ad un estraneo DURANTE LA GIUNTA informandolo man mano di cosa avveniva.
Pensate che dal sequestro dei contenuti di cellulari ed hard disk e relative trascrizioni di sms e email è emerso che almeno uno degli assessori fosse pressato a comportarsi in un certo modo condizionandolo ed ironizzandolo per le sue presunte tendenze sessuali.
Risulta inoltre agli atti – e secondo me è molto grave – che al domicilio dell’addetto stampa sono stati sequestrati documenti e corrispondenza del Comune aventi per mittente o destinatario diverse persone, anche esponenti politici od associazioni vicine o di centro-sinistra, documenti che non avevano alcun titolo per esserci: perché erano lì?.
Forse perché quella stessa persona sulla base anche di quegli atti ritrovati nella sua abitazione aveva predisposto veri e propri rapporti e dossier inviati tramite un assessore e un consigliere capogruppo di maggioranza (quindi tramite una pluralità di persone, chi si occupa di cronaca giudiziaria sa quale reato questo sottende…), dossier inviati all’esterno del comune affinché fossero trasmessi al più importante referente politico regionale locale.
Ne aveva già fatti precedentemente – ovviamente senza informarmi – e ne fa di nuovi perché gli sono stati commissionati nel marzo dell’anno scorso, proprio nel pieno della crisi comunale.
Consapevole della gravità di questo gesto la stessa persona – ovvero il mio addetto stampa! – sceglie di usare la posta elettronica di una società sportiva per non usare la sua mail comunale e si tratta di dossier che riportavano una tendenziosa e inesatta versione dei fatti e una serie di informazioni superficiali frutto esclusivo della morbosità che si era andata a creare con pesanti giudizi su di me, su miei famigliari, su altri collaboratori comunali, su persone estranee alla vita politica e amministrativa della città.
E’ giusto che si sappia, inoltre, che tempo prima era stato peraltro violato il mio computer, mi erano stati sottratti e copiati documenti personali e privati ad uso di pressioni e ricatto, spediti all’esterno e a terzi con lettere anonime, così come nei mesi precedenti avevo debitamente informato il comando provinciale dei Carabinieri di uno stillicidio di biglietti anonimi infamanti.
Capite che ero arrivato ad un insostenibile livello di esasperazione senza riuscire a comprendere chiaramente chi tenesse le fila di una tale situazione in quanto mi sembrava assurdo che delle persone che mi erano vicino, dei miei diretti collaboratori, oppure delle persone che – guai a me! – anche recentemente avevo nominato assessore si comportassero in modo così indegno.
SE CI PENSATE NON SONO VICENDE NORMALI CHE UN SINDACO DEVE AFFRONTARE
Questo è un punto fondamentale: non mi sono mai lamentato degli impegni, del lavoro, delle difficoltà perché le ho affrontate con coscienza e responsabilità- Potevo e dovevo democraticamente accettare e sopportare – allora come anche recentemente – le critiche a volte anche aspre dell’opposizione, in particolare il consueto astio dell’ex sindaco da me sconfitto nel 2009, ma non era tollerabile che ci fosse un “fuoco amico” di questo tipo. Non è normale, logico, accettabile.
ERO TRADITO – e lo capivo bene – DALLE PERSONE CHE PIU MI AVREBBERO DOVUTO ESSERE FEDELI ! Con una parte della giunta – e dei partiti che ci stavano dietro – che non comprendevano soprattutto la necessità di rinnovamento imposti dai tempi, così come politicamente andavo ripetendo che serviva un modo più coeso, meno litigioso, meno geloso, più collaborativo per guidare una città, come è imposto dal mutare tempi e dalle difficoltà economiche e sociali.
Eppure non tutti si comportavano male! Come erano differenti gli atteggiamenti invece di altre persone che lavoravano seriamente in giunta, spesso in silenzio, che sono stati ingiustamente travolti da questa vicenda e hanno dovuto interrompere il loro compito non per colpa loro.
Ricordo il vice-sindaco Sergio Pella e gli altri assessori della Lega Nord, l’assessore alle finanze dott. Stefano Calderoni che ha permesso a questa città di essere e diventare un comune virtuoso (i cui vantaggi si vedranno anche in futuro) o l’Assessore Gianmara Vincenzi che ha lavorato pur con difficoltà e problemi di salute, eppure appena possibile che era sempre presente! E’ per loro e per tutti i cittadini che insisterò fino in fondo per avere chiarezza su queste vicende e ancora li ringrazio per tutti i sacrifici che hanno fatto, mortificati dall’atteggiamento di alcuni.
Capite anche che queste vicende non è giusto che vengano collegate all’intero centro-destra cittadino perché non hanno un fondamento “politico-partitico”. Si tratta di alcuni singoli personaggi che vanno inquisiti e condannati, ma non per questo deve venir meno la presenza politica in città di partiti che politicamente credo siano comunque da appoggiare. E’ però per questo motivo che nei mesi scorsi ho chiesto che a candidarsi a sindaco ed essere candidati in consiglio fossero persone non coinvolte con queste vicende. (ed è anche per questo che volentieri sostengo la candidatura dell’avv. Mirella Cristina, una persona che è totalmente al di fuori di queste vicende)
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Ma avevo premesso che la questione va affrontata a livello penale, civile, politico. E arriviamo quindi a questi aspetti :
A livello penale sono ancora in corso indagini su un ex assessore più volte citato dalla stampa mentre il segreto non c’è più per quanto attiene l’imputato Massimo Parma in quanto la Procura ha concluso le indagini e il 14 maggio vi sarà l’udienza davanti al Giudice per le indagini preliminari .
Io ho potuto avere copia di tutti gli atti e dei documenti (ma solo a dicembre 2013) perché il 3 giugno scorso avevo presentato denuncia contro ignoti per gli art. 595 e 612 del codice penale (diffamazioni e minacce), aggravate dall’allora mio status di pubblico ufficiale.
Sulla base degli atti che ho potuto acquisire, leggere e verificare in data 7 marzo u.s. ho presentato un ulteriore atto di denuncia e querela penale relativamente a numerosi atti specifici per il reato di diffamazione aggravata art. 595 commi 1, 2 e 4 del codice penale, nonché il reato di violazione della corrispondenza e rilevazione del contenuto di corrispondenza ai sensi degli art. 616 e 618 del codice penale. Questa volta però non più contro “ignoti” ma contro singole e determinate persone e per episodi specifici.
Per i reati di cui sopra la giustizia penale seguirà il suo corso, con processi indipendenti dalle indagini e dai processi specifici per la lettera anonima.
Posso solo augurarmi tempi brevi perché credo che tutti i cittadini abbiano il diritto di conoscere la verità e vedere puniti i responsabili.
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Dal punto di vista civile farò tutti gli atti necessari per la tutela della mia onorabilità perché intorno a me era stato costruito un ingranaggio per impedirmi di lavorare, di realizzare il nostro programma, di cambiare gli schemi politici della città.
Un lungo lavorio di delegittimazione, di sospetto, di falsità e di bugie sussurrate.
E’ tutto documentato agli atti
Io non ho desiderio di vendetta contro nessuno, ma quello che a me interessa è che emerga la mia dignità e credibilità personale perchè – qualunque sia l’opinione politica di chi mi legge e mi ascolta – di me si deve sapere che, cosciente di tutti i miei limiti di capacità personale, mi sono sempre comportato con correttezza, che non ho mai sfiorato un centesimo del Comune, fatto favori illeciti a qualcuno, favorito amici, amiche o parenti.
Con fermezza ho sempre e comunque scelto la strada della competenza senza mai guardare alle opinioni politiche delle persone, proprio per essere diverso da quella “sinistra” che mi aveva preceduto e che tante volte avevo accusato di discriminazione: non puoi criticare i metodi del prossimo e poi comportarti allo stesso modo.
Quando mi sono dimesso non conoscevo la verità, non potevo saperla, se avessi saputo con più chiarezza fatti e persone avrei continuato a fare il sindaco e non avrei esitato ad allontanare alcuni collaboratori infedeli, assessori che non erano all’altezza e che in alcuni casi – diciamocelo chiaro – DI FATTO MI ERANO STATI IMPOSTI (così come l’addetto-stampa) perché è vero che la legge dice che gli assessori li sceglie il sindaco, ma poi vengono sempre messe in atto mille pressioni da parte dei partiti per posizionare questo o quello. Inoltre ricordiamoci che eravamo arrivati A OTTO GRUPPI O GRUPPETTI DI MAGGIORANZA IN CONSIGLIO COMUNALE, SPESSO CON SINGOLI CONSIGLIERI IN ETERNA LITE TRA DI LORO, OLTRE ALLA SPACCATUTRA TRA L’ALLORA P.D.L. e L’ALLORA F.d’I , i cui esponenti locali sono poi passati quasi tutti all’attuale Nuovo Centro Destra
Dal punto di vista civile intendo quindi ulteriormente procedere e documentare di aver avuto un danno morale e materiale valutabile IN UN MILIONE DI EURO, somma che io chiederò complessivamente come risarcimento e quanto otterrò annuncio fin da ora che sarà devoluto ai servizi sociali del comune di Verbania
Voglio ricordare che sono stato il parlamentare di questa provincia con maggiore numero di rinnovi elettivi in Parlamento e con più anni trascorsi alla Camera dei Deputati da quando 150 anni fa è stato costituito il parlamento nazionale e che mi ero dimesso nel 2012 da Montecitorio proprio per fare esclusivamente il sindaco di Vverbania.
Da questa vicenda io ne ho avuto un grande danno di immagine, tremendo dopo 40 anni di cristallina attività politica e dopo che per fare il sindaco di Verbania ho optato di lasciare il Parlamento rinunciando quindi anche ad una possibile rielezione
Ma il danno – voglio ripeterlo -non è stato solo o tanto mio quanto per tutti i cittadini di Verbania che per un anno sono stati commissariati . Sono LORO che vanno indennizzati per il fatto che io sia stato ricattato a dimettermi.
Sul piano politico tutto è opinabile.
Io credo che chi è stato coinvolto in queste vicende e sa benissimo che cosa ha scritto e commentato via mail, via sms, cosa ha dichiarato negli atti quando è stato interrogato – e di cui ho tutto avuto copia, (e che spero presto di avere la libertà di poter diffondere liberamente) dovrebbe astenersi dal partecipare all’imminente campagna elettorale.
Sono abbastanza sicuro che se i cittadini verbanesi potessero leggere questi documenti testuali come li ho letti io – e come purtroppo, lo ripeto, non posso ancora oggi integralmente e testualmente diffondere –guarderebbero a certe persone in modo molto diverso e gli autori forse non solo avrebbero esitazioni a candidarsi, ma proverebbero profonda vergogna.
Sappiano però i verbanesi che li terrò informati in futuro dei dettagli che man mano potranno essere resi pubblici.,
“Infine, capisco benissimo l’imbarazzo a dover riportare fatti legati ad un collega giornalista, ma se permettete (mi stavo rivolgendo – concludendo – ai giornalisti presenti in sala – ndr) avete anche il dovere di ricordarvi che sono un giornalista anch’io, iscritto all’albo dal 1975. A questo proposito ho già preso i dovuti contatti e chiederò un equo intervento disciplinare ai danni del collega mio ex addetto stampa.”