A Castel Maggiore forti proteste per chiusura Consultorio familiare, il commento della Cinti

La responsabile dell'Italia Dei Diritti per l'Emilia Romagna: ” La mancanza di un dialogo efficace portato avanti con chiarezza, allo scopo di informare la cittadinanza ed ascoltare la loro posizione in uno scambio proficuo di punti di vista, è ciò che di fatto è mancato, scatenando naturalmente una protesta che continuerà ad alimentare il malcontento e le polemiche, in un gioco di scambi improduttivo, che nuocerà ai cittadini e contribuirà a sottrarre loro una significativa occasione di ascolto ai fini di un miglioramento complessivo della situazione”

Bologna, 31 marzo 2014 – Non si placa la protesta per l'annuncio della chiusura del Consultorio familiare a Castel Maggiore, in provincia di Bologna. Anche il Comune di Argelato ha deciso di portare il proprio contributo a favore di un non trasferimento del servizio a Granarolo dell'Emilia, come deciso e annunciato, già nei mesi scorsi, da parte dell'Ausl del Distretto di Pianura Est. La cittadinanza, sostenuta da associazioni e forze politiche, e mobilitatasi attraverso un'iniziativa che in poche settimane ha raccolto 4000 firme, ha fatto sapere che non desisterà, continuando a far sentire la propria voce. Il fatto è che lo stop alle attività doveva avvenire il primo di marzo, ma poi è stato sospeso per l'intervento dell'Amministrazione comunale in sintonia con i cittadini. L'Ausl, dal canto suo, pare non retroceda di un passo, tanto che, dall'inizio del mese di marzo, le lettere di convocazione per il Pap test hanno indirizzato le donne di Funo e Argelato verso le strutture di Bentivoglio e Pieve di Cento. I manifestanti hanno pertanto voluto opporsi a questa scelta, dichiarando convinti: “Noi non ci stiamo e diciamo no a questa scelta: I Consultori sono un presidio per la salute e la libertà di tutte le donne e dei cittadini”. A favore del mantenimento in vita della struttura si sono attivate anche le ragazze dell'Istituto Keynes di Castel Maggiore, le quali la mattina del 29 marzo hanno realizzato in pochi secondi un flash mob al ritmo di musica hip hop, che ha catalizzato l'attenzione di un centinaio di persone. Il Sindaco Marco Monesi, unitosi sin dall'inizio alla battaglia, ha voluto sottolineare: “Non ci sono i trasporti pubblici necessari per raggiungere Granarolo. Il poliambulatorio di Castel Maggiore è strategico perchè si trova sulla direttrice della Via Galliera e serve i territori di San Giorgio, Funo, Argelato e una parte di Corticella”. Lo stesso Sindaco ha poi aggiunto: “Non ha senso spostare il servizio. La grande partecipazione delle donne di Castel Maggiore e degli altri Comuni al flash mob non può restare inascoltata”. L'associazione Rose Rosse ha a tal proposito commentato: “Un'infausta decisione che dimostra la scarsa considerazione della salute delle donne da parte dell'Ausl”.
Luana Cinti, responsabile dell'Italia Dei Diritti per l'Emilia Romagna, ha voluto commentare in merito: “La sentita partecipazione della cittadinanza tutta, in accordo di intenti e obiettivi con associazioni e politica locali, dimostra che l'appello rivolto all'Ausl perchè non si proceda nella scelta di dislocare il Consultorio familiare in oggetto, sia basato su di un'importante esigenza, sulla necessità di mantenere e promuovere un servizio cui Castel Maggiore e gli altri Comuni limitrofi fanno riferimento da anni, come elemento fondamentale e consolidato a favore del benessere e della salute di migliaia di donne e non solo. La mancanza di un dialogo efficace portato avanti con chiarezza, allo scopo di informare la cittadinanza ed ascoltare la loro posizione in uno scambio proficuo di punti di vista, è ciò che di fatto è mancato, scatenando naturalmente una protesta che continuerà ad alimentare il malcontento e le polemiche, in un gioco di scambi improduttivo, che nuocerà ai cittadini e contribuirà a sottrarre loro una significativa occasione di ascolto ai fini di un miglioramento complessivo della situazione, ovviamente a favore di tutti. Il ritardo nel procedere alla chiusura della struttura, nonostante già dal primo del mese scorso si sia proceduto a indirizzare le persone verso altri centri ancora in piedi, non fa altro che rendere la situazione ancor più incomprensibile ed insostenibile, facilitando il ricorso a forme di protesta dai toni accesi. I dimostranti hanno il diritto di vedersi riconosciuto l'accesso ad un servizio come quello del Consultorio, e se esso non verrà più garantito, è necessario sopperire costruttivamente alla mancanza adottando con impegno strategie alternative, ovvero adoperandosi perchè il trasferimento di sede non acceleri ed incrementi la nascita di un forte disagio (di fatto già in atto), cui però, a quanto pare, non si risponde creando una diversa e positiva base d'appoggio che tuteli l'imprescindibile servizio alla salute. L'inizio di un percorso nuovo avrebbe dovuto seguire tempistiche meno accelerate e modalità di riorganizzazione che tenessero prontamente e prioritariamente conto anche di altre importanti questioni e criticità irrisolvibili in tempi brevi, come il potenziale sovraffollamento che potrebbe verificarsi a causa del dirottamento dell'utenza interessata verso Bentivoglio e Pieve di Cento – con tutte le conseguenze del caso – così come la non presenza, sottolineata e ribadita dal Sindaco di Castel Maggiore, di un sistema di trasporti attualmente adeguato agli spostamenti verso le altre sedi”.

Ufficio Stampa Italia Dei Diritti Emilia Romagna
italiadeidiritti@yahoo.it
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