Fratelli d’Italicum

di Pino PISICCHIO

Nel tempo in cui ciò che conta e' quello che viene comunicato e la verità in se' diventa superflua, è davvero un' impresa titanica raccontare al mondo della legge elettorale prodotta dall'accordo tra Renzi e Berlusconi. Soprattutto quando ci si rende conto che quella che e' arrivata alla gente e' la preghiera salvifica recitata dai due protagonisti della commedia. Berlusconi e Renzi, per l'appunto. Il puntuale Pagnoncelli ne da' argomentato riscontro nel sondaggio che certifica l'innamoramento degli Italiani per la legge elettorale perché fa strage dei “piccoli e fastidiosi partitini”. Diffusa credenza che pero' sembra solo effetto dell'aver, proditoriamente, trascurato di spiegare che un eguale esito si sarebbe potuto ottenere già con la sentenza della Corte, che lascia lo sbarramento al 4%, col risultato di consentire una rappresentanza parlamentare solo a tre, quattro partiti. Piu' o meno quanti ne lascerebbe sopravvivere la “cosa” che si sta approvando in queste ore, ma senza fare strame di mezza Costituzione.
Cerco, allora, di spiegare, al meglio delle mie poche capacita' divulgative, perché questa riforma non va. 1) Lascia le liste bloccate come prima. Questo “difettuccio” i comunicatori collaborazionisti e i fan dell'Italicum proprio non sono riusciti a nasconderlo: troppo grosso per farlo sparire sotto il tappeto. E infatti anche gli Italiani, ancorché abbagliati dagli effetti speciali del circuito mediatico, non ci sono cascati. E' difficile far digerire che oggi si possa scegliere solo perché la lista bloccata e' di sei o di otto e non di venti o di trenta. 2) Rende impossibile il rapporto tra consenso e rappresentanza. La quasi- legge e' anche sbagliata nella sua struttura matematica a causa dei famosi 'algoritmi' fuori centro: insomma, io voto per la lista in cui Tizio e' capolista nella mia circoscrizione e vedo eletto Sempronio nell'altro capo d'Italia. La casualità, soprattutto per i partiti medi, e' assoluta, per cui l'unico modo per porvi riparo sarebbe quello, guardato con sospetto dalla Corte Costituzionale, di candidare capolista dappertutto chi si vuole far eleggere. 3) Celebra la fiera delle soglie variabili. La lista che e' in coalizione, se quest' ultima supera il 12% (5,5 milioni di voti circa, stando ai votanti del 2013) deve raggiungere il 4,5% (oltre 2 milioni) di voti per avere la sua rappresentanza. Se, invece, la lista si presenta da sola deve raccogliere l'8%(3,6 milioni) di voti per poter ottenere i suoi deputati. Inoltre il premio di maggioranza del 53% scatta quando una coalizione ha raggiunto il 37%. Fermiamoci con i numeri per evirare vertigini e veniamo al succo: questo ambaradan peggiora tutte le disposizioni del “porcellum”, proprio quelle che avevano originato la sentenza della Consulta del gennaio scorso, creando qualche paradosso in più, come quello della vampirizzazione dei partiti che concorressero a far raggiungere alla coalizione la quota del 37% senza riuscire,pero', a traguardare la soglia del 4,5%. Il beneficiario resterebbe solo il partito che superasse quella barriera. In ipotesi anche un partito del 10, 15, 20% che a quel punto porterebbe a casa il 53% con le amabili spoglie dei piccoli alleati. 4) Pone l'ambiguità della riforma del Senato. La quasi-legge propone una disciplina di riforma elettorale anche per il Senato, che contraddice abbastanza l'intento di riformare la posizione costituzionale della Seconda Camera (se devi abolire il Senato perchè ne modifichi la legge elettorale?). Infatti l'accordo intragovernativo, accettato anche dall' “alleato largo” Berlusconi, sarebbe quello di non approvare questa parte della legge elettorale, in attesa della riforma, appunto, del Senato. Una sorta di “clausola di buona fede” a beneficio dell'alleato “stretto” Alfano. Senonché, al netto delle intenzioni più o meno buone, non si può varare una legge elettorale per una Camera sola: in caso di voto anticipato si produrrebbe il caos perfetto con una legge elettorale maggioritaria e tendenzialmente bipartitica alla Camera (questa che si sta approvando) ed una proporzionale con voto di preferenza al Senato (quella che residua dal 'porcellum' dopo la sentenza della Corte). A meno di non voler vocare i governi che ne scaturirebbero ad una alleanza perpetua tra Berlusconi e Renzi. Cosa che non mi pare negli intenti dei protagonisti (almeno quelli dichiarati).
Avrei altre quattro o cinque questioni da porre ma mi fermo e sono grato di cuore a chi ha avuto la forza di seguirmi fin qui. Ricordo solo una cosa: le leggi elettorali fanno la politica e la forma di governo. Mussolini ebbe bisogno della legge Acerbo per legittimarsi e consolidare la sua dittatura. E noi siamo impigliati da vent'anni all'interno dei pasticci delle brutte leggi elettorali. Questa, se passa così, peggiora di gran lunga la situazione.

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