La claustrale attraverso il venerdì giunge alla domenica

Sul Treccani, Dory, trovo: “clauṡura s. f. [dal lat. tardo clausura, der. di claudÄ•re «chiudere»”. Clausura. Per associazione di idee il mio pensiero va a tutto ciò che chiude, che impedisce, che ostacola, che mortifica, che avvilisce. Il pensiero va ai cancelli serrati, alle prigioni, agli steccati, alle barriere, ai muri, al buio, a tutto ciò che è il contrario della luce, del sole, della libertà. Però, poiché sono abituato a cercare sempre le obiezioni a ciò che penso, l’obiezione me la sono fatta da solo: è proprio attraverso il buio che la claustrale giunge alla luce interiore, è attraverso la prigionia che giunge alla libertà interiore, è attraverso la clausura che si sente più vicino a Dio. Attraverso il venerdì, giunge alla domenica. Ma poi ho trovato anche confutazioni all’obiezione: 1. Se la claustrale fosse libera di uscire ogni tanto dal monastero, non cambierebbe nulla. Infatti, moltissimi religiosi e religiose escono dai conventi e non per questo non giungono alla libertà interiore, e non si sentono più vicini a Dio. 2. La maggior parte dei santi non sono vissuti in clausura, il che significa che la clausura non è condizione indispensabile per la santità. 3. Se chiudersi in una cantina fino alla morte, significa per una persona sentirsi più vicino a Dio, pregare meglio e via di seguito, non significa che la vita in una cantina sia cosa buona e giusta. Si tratta di un sacrificio inutile, insensato. Stare due ore in ginocchio davanti all’altare, può essere cosa buona e sacrificio utile, stare due giorni in ginocchio davanti all’altare, è cosa folle e idiota.

Il discorso sulle immagini tetre alle quali corre il mio pensiero alla parola clausura, cade completamente se si pensa ad una persona che si separa per sempre dal mondo, vivendo nel deserto o su una montagna. Significa che c’è dell’altro nel mio modo di sentire. Significa che in fondo è la separazione dal mondo che non approvo e che ritengo non in sintonia col vangelo. Tra i diversi motivi che spingono una monaca ad entrare in un monastero di clausura, non riesco a non vedere anche una comoda fuga mundi, un mettersi al riparo, un evitare d’incontrare i lupi in mezzo ai quali Gesù mandò le sue pecore.

Renato Pierri

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