FINE DI UN ESECUTIVO

Quando, lo scorso autunno, avevamo avanzato congetture sulle strategie dell’Esecutivo Letta, atte a correggere il nostro “Deficit”, avevamo manifestato alcune perplessità, senza, però, sottacere segnali di buona volontà politica. L’impegno, in allora, c’era apparso oneroso; ma non impossibile. Dopo le ultime mosse di un Governo terminale, ci siamo convinti che lo Stato dovrebbe limitare il suo “autofinanziamento”; privilegiando, invece, la ripresa della produttività pubblica e privata. I mezzi, il Capo dell’Esecutivo afferma di possederli. Secondo Letta, ora è solo questione di tempo; almeno l’intero anno. Questo tempo sarebbe necessario per concretizzare un programma operativo da gestire con la massima uniformità. Col prossimo autunno, l’impegno, che dovrebbe essere profuso già in questi mesi, potrebbe preparare il Paese ad un 2015 con PIL (Prodotto Interno Lordo) in positivo e pronto a rinnovare la rappresentatività politica con una nuova legge elettorale. Almeno questo sarebbe il programma, di massima, che dovrebbe iniziare a dare alcuni risultati ancor prima delle imminenti consultazioni europee di maggio e dalla serie d’elezioni amministrative locali che potranno, se non altro, essere la”prova del nove” di una formula politica sempre più discutibile. Riconosciamo che il progetto Letta è, in definitiva, ambizioso. Dati i precedenti “sviluppi”, che sono stati tutt’altro che regolari. Non disconosciamo, da subito, la buona volontà: ma i nodi da sciogliere rimangono quelli di sempre. Il fatto d’aver focalizzato una “scaletta” di priorità non può essere considerato un parametro di garanzia. Al punto in cui siamo, non basta promettere una governabilità “formale” per ripristinare gli investimenti produttivi. C’è da esseri concreti e guardare la realtà italiana in tutta la sua complessità. Il libro dei conti pubblici è in “rosso” e ci chiediamo, con gran coerenza, quale ripresa ci potrà mai essere senza le necessarie garanzie di “Copertura”. Ci domandiamo se i problemi della previdenza sociale, della sanità e del lavoro potranno trovare una loro sistemazione, pur se temporanea, nei progetti dell’Esecutivo. Se questa è la posizione”corretta”, riteniamo di poter continuare le nostre considerazioni. A ben osservare, non è tanto la crisi di Governo che ci preoccupa. Semmai, potrebbe essere motivo di sofferenza la “stasi” alla quale ci hanno abituato già da mesi. La XVII Legislatura, in ogni caso si consideri, è sull’orlo di una crisi d’identità che riteniamo irreversibile. I prossimi mesi potrebbero chiarire l’evolversi del quadro socio/politico nazionale; ma nulla più di tanto. L’Italia, nel suo coinvolgimento Europeo ed internazionale, ha bisogno d’altri parametrici di raffronto. Quelli che Letta sembra voler evitare.

Giorgio Brignola

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