di Monica Michetti
Ogni domenica mattina, nella piazza antistante la stazione Ostiense di Roma, sostano circa una ventina di pulmini che, di lì a qualche ora, partiranno alla volta dell’Ucraina. Ognuno di quei minibus, che trasporta merci e persone, è numerato ed espone sul parabrezza l’elenco delle destinazioni ucraine verso le quali è diretto.
I loro autisti attendono pazientemente l’arrivo dei loro clienti nonché connazionali. Sanno che a breve inizierà la processione di donne e uomini, per lo più badanti, manovali, che consegneranno loro alcuni pacchi confezionati il sabato prima e diretti ai loro cari in Ucraina. Sono di diverse dimensioni, a seconda delle disponibilità economiche del momento, ma tutti preparati con la medesima cura ed amore. Molte di queste persone affideranno nelle mani di questi spedizionieri “di fiducia”, diventati dopo anni anche amici, i preziosi pacchi contenenti olio, biscotti, pasta, vestiti per adulti e bambini, scarpe, giochi, saponette, caffè, pomodori pelati. Altre invece, oltre a far salire sul minibus il pacco, vi saliranno anche loro stesse e finalmente, per alcune settimane, si ricongiungeranno con i loro familiari dopo una separazione durata anni. Per alcune di loro, tuttavia, questa decisione potrebbe essere rischiosa perché, al loro ritorno, potrebbero non trovare più il posto di lavoro. Per cui, molte di loro, soprattutto le badanti, vanno in soccorso l’una dell’altra, facendosi sostituire, durante la loro assenza, da amiche fidate!
Da anni ormai, in questo grande piazzale, ma anche a Ponte Mammolo, zona Rebibbia, l’altro luogo di incontro, si ripetono, come un rituale, questi comportamenti da parte della comunità ucraina romana che, grazie al servizio offerto da questi spedizionieri/amici, più economici e vantaggiosi rispetto ai tradizionali corrieri, riesce ad andare in soccorso dei parenti con i quali non è stato possibile ricongiungersi. Come gli uccellini aspettano il cibo dalla madre, cosi i familiari rimasti in Ucraina attendono dai parenti emigrati in Italia quel pacco della sopravvivenza. Lì, a Kiev, a Leopoli o Lviv, e in quasi tutte le città ucraine la vita è diventata durissima anche per quelli che il lavoro ce l’hanno. Le continue manifestazioni nella grande piazza della capitale che durano ormai da mesi dimostrano la drammaticità della situazione. Anche lo Stato inizia a pagare con difficoltà i suoi dipendenti, per cui tutti si arrangiano. Alcuni sfruttano addirittura il piccolo giardino per piantarci patate, barbabietole da zucchero e cetrioli. Per cui, quel pacco che ogni settimana da Roma raggiunge il suolo ucraino rappresenta la salvezza per le famiglie. Ma quanto costa spedirlo? Ogni chilo costa circa 1 euro e 60 centesimi. Mentre, se la nostalgia prenderà, per una volta, il sopravvento e una madre oppure una sorella deciderà di rivedere gli adorati familiari e la propria terra, allora, il costo per salire su quel minibus sarà di circa 200 euro. Andata e ritorno naturalmente. Costa quanto il volo aereo Roma-Kiev-Roma ma con una differenza: questi minibus fanno sosta su tutto il territorio ucraino. E’ quello il vantaggio, a fronte tuttavia di un viaggio massacrante!
Ci impiegheranno due giorni gli autisti, due per pulmino, a consegnare tutti i pacchi e a portare i loro passeggeri a destinazione. L’Ucraina è come estensione il doppio dell’Italia. Terminato il loro lavoro rimarranno con le loro famiglie per alcuni giorni e poi partiranno di nuovo alla volta di Roma dove, domenica mattina, si troveranno di nuovo all’appuntamento con i loro clienti nonché connazionali a Piazzale dei Partigiani.