Arresto del presunto molestatore seriale di Bologna e fine di un incubo, la Cinti commenta

La responsabile dell'Italia Dei Diritti per l'Emilia Romagna: “ Energie e risorse da valutare e riconoscere nell'ambito di un patto per la sicurezza di carattere organico e complessivo, inserito appieno, ed in modo continuativo, in un disegno che ponga al centro l'interesse per la sicurezza di ciascun membro della comunità, in particolare per quanto concerne i soggetti più deboli”

Bologna 1 febbraio 2014 – Trenta giorni per trasferire il sospettato in Italia dopo la cattura avvenuta a Copenaghen venerdì mattina. Stiamo parlando di Cesarin Robert Tivadar, il ragazzo di 26 anni divenuto l'incubo delle donne a Bologna e protagonista, almeno nelle ipotesi, delle aggressioni sessuali nella notte dell'11 gennaio. E' stata la Procura di Bologna a chiedere il mandato di arresto internazionale posto in essere giovedì. Tivadar si trovava in una stanza dello studentato nella capitale danese poichè qui frequenta un Master post universitario. Intanto, a quanto si apprende, nell'udienza di convalida l'aggressore si è avvalso della facoltà di non rispondere. Gli investigatori hanno inoltre chiesto una foto alla mano del romeno, in quanto questa presenta una tumefazione che potrebbe essere collegata ad una delle due aggressioni in zona San Felice. Durante la colluttazione, infatti, la ragazza aggredita gli aveva morso una mano. A Bologna un amico del romeno lo ha riconosciuto proprio osservando alcuni fotogrammi che ritraggono il presunto aggressore. Questo amico e la madre di Tivadar sono stati sentiti dal procuratore aggiunto Valter Giovannini e dal sostituto Laura Sola, titolare dell'indagine. La mamma ha dichiarato di non essere sicura che il giovane presente nei fotogrammi sia suo figlio, ma nel contempo lo ha riconosciuto nella foto del profilo facebook, in cui è ritratto durante una vacanza.

Luana Cinti, esponente dell'Italia Dei Diritti e responsabile per l'Emilia Romagna, in merito ha dichiarato: “Nella speranza della comunità bolognese vi è che si tratti della fine di un incubo, durato troppo tempo e con una tensione che ha accomunato, per un certo periodo e legittimamente, i destini delle donne in città. Le aggressioni si sono infatti verificate in aree assolutamente centrali, cogliendo alla sprovvista persone che hanno tentato di difendersi come hanno potuto, ma purtroppo senza riuscire ad identificare il presunto colpevole, rimasto sino a due giorni fa solamente una foto segnaletica, e qualche idea riguardo ai luoghi dei suoi probabili spostamenti. E qui ritorna il tema della violenza sulle donne, del quale non ci si deve mai stancare di parlare, approfondendo il confronto in merito alle possibili strategie che favoriscano un monitoraggio accurato del territorio, con l'accordo e la piena sintonia di obiettivi tra cittadini, Amministrazione comunale, Quartieri e Forze dell'Ordine. Energie e risorse da valutare e riconoscere nell'ambito di un patto per la sicurezza di carattere organico e complessivo, inserito appieno, ed in modo continuativo, in un disegno che ponga al centro l'interesse per la sicurezza di ciascun membro della comunità, in particolare per quanto concerne i soggetti più deboli. Si tratta dunque di lavorare per un dialogo costruttivo che metta tutti sullo stesso livello, senza creare barriere tra le singole aree di competenza, e ci faccia sentire parte di una comunità che procede offrendo un indispensabile contributo, attraverso un coinvolgimento reale, costruito e mantenuto quotidianamente. Ciò avviene e si arricchisce pure per mezzo di progetti ed attività studiate per diffondere informazioni sui singoli argomenti e problematiche riscontrate, creando una rete di compartecipazione concreta tra i residenti, in un percorso di coinvolgimento che ci renda ogni giorno protagonisti della realtà in cui viviamo”.

Ufficio Stampa Italia Dei Diritti Emilia Romagna

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