IL PUNTO di Marco Zacchera n. 475 del 25.1.2014

SOMMARIO: RIFORMA-FARSA – DA TOTTI A TOTI – ITALIANI ALL’ESTERO DIMENTICATI –
RUBY TER – NO AL GIOCO D’AZZARDO – SANITA NEL VCO – LA BARZELLETTA

I TRUCCHI DELLA RIFORMA ELETTORALE
La scorsa settimana stavo per scrivere di Matteo Renzi sostenendo che parlava
bene ma non combinava nulla quando nel week-end c’è stato l’improvviso incontro
con Berlusconi e l’avvio della riforma elettorale. Da una parte apprezzo il
passo e il coraggio del sindaco di Firenze per uscire dagli schemi e
soprattutto il suo decisionismo, ma dall’altra trovo molto grave che la gran
parte dei commentatori politici non sottolineino come dietro all’accordo
elettorale Renzi-Cavaliere ci sia puzza di bruciato con i due che si sono
semplicemente spartiti il potere auto-garantendosi a vicenda.
La scelta del nuovo sistema elettorale, infatti, è il classico Cavallo di
Troia per non cambiare nulla e lasciare il paese in mano ai leader dei
principali partiti, ovvero proprio a loro due.
Premesso che non esiste un sistema elettorale perfetto, se si deve però
partire dalla sentenza della Corte Costituzionale (che lamentava l’eccessivo
premio di maggioranza e l’impossibilità di esprimere per i cittadini le
preferenze su chi inviare in Parlamento) diciamoci la verità, ovvero che
QUESTA RIFORMA E’ UNA BUFALA.
Alcuni aspetti della proposta possono anche essere giusti (ad esempio togliere
la possibilità ad un candidato di esserlo ovunque) ma resta troppo alto il
premio di maggioranza, un aspetto che la Corte aveva bocciato e invece chi
prenderà il 35% dei voti conquisterà il 53-55% dei seggi.
Ricordate? La volta scorsa Bersani si prese tutto il “premio” con il 29%
eleggendo circa 140 deputati “senza voti” e quindi il correttivo di salire al
35% è davvero modesto, ma soprattutto scatterà comunque anche con il
ballottaggio che – fermi voti ed alleanze del primo turno – stabilirà solo lo
schieramento vincitore.
Ma il vero punto critico è la mancanze del voto di preferenza. SE IN OGNI
COLLEGIO SI ELEGGERA’ UN SOLO CANDIDATO DEI 4-6 INDICATI (perché questa è la
verità, un partito dovrebbe superare ben oltre il 50% dei voti per averne un
secondo) E OVVIO CHE SARA’ ELETTO SEMPRE E SOLTANTO IL PRIMO DELLA “MINI-LISTA”
del collegio e MAI il secondo, il terzo o il quarto candidato.
QUINDI CHI DECIDE IL NOME DEL CAPOLISTA CONTROLLERA’ DI FATTO TUTTI GLI
ELETTI. In altre parole: nel PD deciderà Renzi chi mettere a capo dei collegi e
in FI Berlusconi, che potrà così continuare a scegliersi (non avendo neppure
una opposizione interna) tutti i suoi protetti piazzandoli ovviamente al numero
uno di ogni collegio.
La vera riforma sarebbe stata allora che tra i 4-6 candidati del proprio
collegio i cittadini potessero sceglierne uno con la preferenza affinché
emergesse veramente il migliore o comunque il più gradito, non quello imposto
dall’alto in cima alla lista!
POSSIBILE CHE COSI’ POCHI SI SIANO ACCORTI DEL TRUCCO?
Tra l’altro se Renzi per lo meno ha vinto le primarie del PD, Berlusconi si è
invece auto-nominato, ha qualche condanna nell’armadio eppure deciderà più o
meno il nome di circa 200 deputati.
Quelle più prese in giro – se la bozza di legge non cambia – dovrebbero
peraltro sentirsi le donne: che significa che “saranno la metà dei candidati”?
Se i capolista saranno ipoteticamente tutti maschi e le donne saranno messe al
2°, 3° o 4° posto delle “miniliste” potremmo avere anche 3/4 di candidati
donne, ma nessuna di loro sarà eletta!
Credo che la Corte Costituzionale boccerà un’altra volta un impianto simile
della legge perché è in palese contrasto con le sue stesse richieste, ma mi
auguro che queste evidenti assurdità vengano cambiate durante il dibattito
parlamentare.

TOTI CHI?
Ero rimasto a Totti e Toti giocatori di calcio, sembra ora che un Toti salirà
anche ai vertici di Forza Italia. Il Toti della berlusconiana Rete4 sarà anche
belloccio e telegenico, ma sceglierlo così è – come sempre – segno della grande
debolezza di Berlusconi che non accetta il metodo che un leader deve essere
conosciuto e voluto dal basso e non imposto dall’alto. Non si diventa capo
(meglio: vice-capo!) di un partito per nomina regia ma conquistando gli
elettori, guardano in faccia le persone, ascoltando i loro problemi, facendo la
“gavetta”, imparando a lottare all’opposizione e crescendo poi man mano
altrimenti – ancora una volta – il Toti di turno si godrà le luci della ribalta
per un po’ e poi sparirà perché è senza radici e verrà pugnalato da altri
aspiranti leader (o “leaderesse-pitonesse”) sempre in agguato.

ITALIANI ALL’ESTERO
La riforma elettorale di Renzi e Berlusconi non si pone nemmeno più il
problema dell’elezione di deputati all’estero (semplicemente ignorati) il che –
fino a prova contraria – sarebbe ancora oggi un dettato costituzionale. L’
omissione-gaffe è la prova di quanto poco i politici italiani considerano il
mondo dei milioni di italiani all’estero ed ovviamente non considerino
minimamente l’importanza potenziale della loro esistenza.
D'altronde una legge finanziaria che taglia ancora una volta i fondi a un
Ministero degli Esteri che percentualmente ha già il più basso indice di spesa
dell’Unione Europea lo conferma. Spendiamo meno in percentuale e somma assoluta
della Gran Bretagna, della Germania, della Francia, della Spagna, i Comites non
vengono più rinnovati da anni… Non si investe all’estero perché non ci si
crede, non si sa, non ci si pensa. Eppure quei milioni di italiani
rappresentano una Nazione non solo per nuovi od antichi legami con la propria
terra ma per la cultura, la lingua, l’economia: una grande risorsa umana
disprezzata e dimenticata.
Dalle trasmissioni RAI per l’estero che sono troppo spesso un’accozzaglia di
stupidate (oltre ai TG debitamente centrati su Rai 3 e su trasmissioni di
chiara parte politica, presentatori e presentatrici di sinistra comprese…) ai
tagli per gli Istituti di cultura, le ambasciate, i consolati, i patronati, le
scuole, la Dante Alighieri… Certo che qualche spreco ci poteva anche essere, ma
da anni ormai si taglia e non si investe più nulla con il risultato di aver
creato il deserto.

RUBY TER
Tornano Ruby e Berlusconi per la terza serie della telenovela “La Bella e il
Cavaliere”, regia la Procura di Milano. Proprio nel giorno in cui l’angosciata
ministro Cancellieri annunciava che in Italia giacciono 4,5 MILIONI di processi
non conclusi o impantananti si sentiva davvero la mancanza di partire con
questo nuovo, prurignoso show.
Mi sfuggono comunque due particolari. Se vengono inquisiti per presunta falsa
testimonianza tutti i testi che furono pro-Berlusconi e perfino gli avvocati
del “Ruby 2” come mai non vengono allora denunciati anche tutti i testimoni
delle difese nei processi in cui l’imputato viene comunque condannato, testi ai
quali per vari motivi i giudici evidentemente non hanno creduto? E come mai a
decidere sul “Ruby Ter” saranno gli stessi giudici di Milano che hanno già
condannato gli imputati per il “Ruby 2”? Ma – almeno in questo caso – a
giudicare non dovrebbe essere una corte territorialmente diversa da Milano?
Altro che legittima suspicione, il risultato è garantito!

VERBANIA: NO AL GIOCO D’AZZARDO
Segnalo le numerose iniziative previste in città questa settimana per
denunciare il fenomeno del gioco d’azzardo che sta portando alla rovina troppi
cittadini. Un’ iniziativa partita dal Comune e con l’adesione di numerosi
gruppi ed associazioni. Sentiamoci tutti impegnati a combattere questa piaga
sociale che solo un governo inetto non riesce a cogliere nella sua
pericolosità, ma anzi sembra voler favorire gli intrallazzatori e la malavita
che sta dietro a questa realtà.

SANITA NEL VCO
Ancora una volta mi prenderò gli insulti per ricordare quanta ipocrisia ci sia
dietro al “Punto Nascite” di Domodossola che il TAR del Piemonte ha confermato
si debba chiudere per l’esiguità dei parti effettuati e per la mancanza di
sicurezza.
Credo che con un po’ di serenità si dovrebbe comprendere che la vera emergenza
socio-sanitaria del nostro territorio non è decidere di far nascere i bambini
in un solo punto della provincia (sottolineando l’importanza di avere comunque
una veloce e sicura possibilità di trasferimento in ambulanza medicalizzata per
ogni tipo di urgenza) ma l’assistenza di post degenza per chi lascia l’ospedale
ed un adeguato numero di posti letto per anziani che non possono più vivere da
soli.
In una realtà provinciale dove la popolazione invecchia in maniera
preoccupante e dove infiniti sono i casi di famiglie composte da una sola
persona (e quindi senza possibilità di auto-assistenza) è assurdo non
concentrare le (poche) risorse economiche per salvare letti e centri di
assistenza disseminati sul territorio – soprattutto quello montano – cercando
di tenere il più vicino possibile alla propria realtà territoriale chi ha
bisogno di cure “leggere”.
Se qualcuno leggesse oggi quello che scrivevo su IL PUNTO 10 anni fa
sostenendo invano come fosse indispensabile l’ Ospedale unico – che oggi si
ammette avrebbe razionalizzato la spesa ed elevato moltissimo la qualità della
nostra sanità – capirebbe che non è il tifo territoriale o il campanilismo a
portarmi a sostenere queste cose, ma il mio solito vizio di vedere e immaginare
le situazioni un po’ più in avanti negli anni e – magari – fuori proprio dalle
logiche di campanile.

LA PIU’ BELLA DELLA SETTIMANA
“Basta con la vecchia politica, noi sì che siamo il nuovo! Noi sì che siamo
per il lavoro!” merita l’applauso per la più bella barzelletta della settimana
l’ on. Marco Rizzo – quello simpatico e dalla crapa pelata ben noto alle
cronache – che è stato intervistato con alle spalle il fiammante (e ovviamente
rosso) simbolo del suo nuovo partito: falce e martello con il logo “P.C. –
Partito Comunista”
Di ritorno dalla Corea del Nord l’on.le Marco Rizzo ha infatti fondato questa
“nuova” forza politica di cui si sentiva una grande mancanza. Quindi:“Avanti
popolo, alla riscossa…” …Auguri!

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