Dal 1960, tentiamo d’offrire ai Lettori un quadro sufficientemente chiaro della situazione economica italiana. Non sappiamo se il nostro intento sia sempre riuscito; sicuramente, però, ci abbiamo tentato. Il 2014 non sarà, a nostro avviso, “migliore” del 2013. I provvedimenti normativi, oramai approvati, consentiranno di mettere, ancora una volta, le mani in tasca agli italiani. Con la scusa di mantenere i “conti” del Paese in ordine, i nostri sono allo sbando. I dodici mesi che abbiamo di fronte saranno “difficili”; anche sotto il profilo politico. Meglio tenerne conto da subito. I problemi del Bel Paese sono anche amplificati dalla sensazione che nessuno è in grado di scioglierli. Se il “piatto piange”, basta aumentare il carico fiscale, diretto ed indiretto, e tutto sembra risolversi; anche se per poco. L’epoca delle “stangate” è finita col secolo scorso. Ora si ragiona sulle note del “riequilibrio”. Intanto, gli effetti pratici sono gli stessi. Prima pagavamo in lire; ora in euro. Ma se è la somma che fa il totale, non vediamo miglioramento alcuno. Siamo un Paese dagli aspetti più assurdi. Invece di “tagliare” dove prospera il benessere, si preferisce prelevare da chi ha meno. In pratica, dalla maggioranza del Popolo italiano. Invece d’eliminare i contributi pubblici ai partiti e ridimensionare gli “utili” dei Parlamentari, s’ insistente nel colpire chi, poi, dovrebbe dare fiducia ai politici, dei più svariati schieramenti, che non la meritano. Gli economisti non provano neppure più a fare delle previsioni economiche. Siamo allo sbando e chi ancora tira avanti non s’occupa di quelli che non ce la fanno più. La povertà è una delle poche realtà nazionali; ma si continua a confermare i segnali di una ripresa che non c’è. Ci vorranno ancora anni per tornare sotto il “livello” di guardia. Per ora, si cerca di non “annegare”. Quando un litro di latte costa, al consumo, come un litro di benzina e col prezzo di un caffè al banco di un bar si può acquistare un chilo di pasta alimentare, allora ogni illusione è da mettere in disparte. Terminiamo le nostre riflessioni al tramonto di quest’anno non con l’augurio di stare meglio, ma di non stare peggio.
Giorgio Brignola