Gesù non aveva capito ciò che ha capito Vito Mancuso

Nel suo ultimo libro “Il principio passione”, Mancuso scrive: “Nel processo di incarnazione-passione-morte-risurrezione di Gesù si manifesta la logica complessiva mediante cui si dà, in ogni istante, la relazione Dio-mondo” (pag. 89). E a pag. 90: “Tale logica conosce, anzi produce il negativo (passione-morte), ma in modo tale da ospitarlo in una dinamica complessivamente orientata alla generazione di vita nuova (risurrezione). In questo senso io penso siano da interpretare i numerosi testi evangelici che affermano la necessità della morte di Gesù… (per esempio Marco 8,31: «E cominciò a insegnare loro che era necessario che il Figlio dell’uomo soffrisse molto… e dopo tre giorni risorgesse»… Giovanni: «E’ venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto»… La morte di Gesù non va ricondotta a una decisione prestabilita da parte di Dio Padre… per redimere il mondo, ma a una logica inscritta da sempre in tutte le cose, visto che ogni forma di esistenza partecipa della passione primigenia e inestirpabile della vita”. Una bella forzatura per avallare le proprie tesi. In tutti i passi delle Scritture, e sono molti, in si cui accenna alla inevitabilità della passione e morte di Gesù, non c’ è il minimo accenno a “una logica inscritta da sempre in tutte le cose”. Gesù stesso parla di necessità per sé, ma non per tutti gli uomini: «E’ necessario che il Figlio dell’uomo soffra molto» (Cfr Lc 9,22).
Renato Pierri

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