Gentile Ministro,
Le scrivo come cittadino, come presidente di Democrazia e Azione e come avvocato.
Come cittadino e come presidente di D e A desidero spiegarLe per quale ragione, a mio modesto avviso, Lei deve dimettersi.
Vede Ministro esprimere solidarietà ad una persona sottoposta alla misura cautelare della custodia in carcere lo può fare qualsiasi cittadino, ovviamente assumendosene la responsabilità morale, ma il Ministro della Giustizia non può assolutamente farlo perché presiede il Dicastero cui fanno capo i magistrati e tra loro anche quelli che hanno portato all’arresto della persona cui Lei esprime solidarietà e questo Gentile Ministro è fortemente contraddittorio e se poi quel Ministro aggiunge che : “Non è giusto” allora ha il sacrosanto dovere di spiegare perché non è giusto, ovvero come si dice in questi casi se sa qualcosa parli.
Il fatto poi che abbia un parente che ha lavorato per quelle persona indagate aggrava ancora più la sua posizione. Sia ben chiaro e desidero sottolinearlo che parlo di opportunità politica e non vedo assolutamente nulla di illecito nei fatti, anzi, magari dessero anche a mio figlio tre milioni di buonuscita per un anno di lavoro.
Vede Dott.ssa Cancellieri un Ministro, a fortiori se è il Ministro della Giustizia, è un po’ come i Giudici dei quali si dice che non solo devono essere imparziali ma devono anche apparire tali. Ora mi spiega gentile Ministro come fa una persona che esercita un alto ufficio come il suo a rimanere dov’è senza perdere autorevolezza dopo quello che è accaduto? Ai miei occhi Ministro e non solo ai miei mi creda ne ha già persa un bel po’ di autorevolezza.
Tutto ciò premesso Le suggerisco di dimettersi anche perché, tra l’altro, in qualsiasi paese del mondo l’avrebbero costretta a dimettersi immediatamente e la Sua permanenza alla Giustizia a mio modestissimo parere non fa bene all’immagine dell’Italia all’estero.
Le scrivo ora come avvocato.
Riecheggiano nella mia mente le sue parole pronunciate mesi or sono quando riferendosi agli avvocati disse, pensando di non essere ascoltata, “ ora me li tolgo dai piedi “. Bé anche questo episodio non le fa onore perché un ministro della Repubblica dovrebbe esprimersi in altri termini, più rispettosi e corretti.
Orbene, gentile ministro, in virtù del principio di reciprocità che da sempre regola i rapporti tra i consociati invito Lei a togliersi dai piedi.
In attesa che raccolga l’invito La saluto cordialmente.
Giuseppe Lombardi