Lettera aperta ai Consiglieri Cgie sul caso dei pensionati truffati. Pronto a dimettermi se non se ne parlerà  in Assemblea Plenaria

Cari Colleghi del CGIE,
credo che tutti voi conosciate, almeno per sentito dire, la tragedia di un centinaio di pensionati italiani derubati di tutto quanto, al termine della loro dura vita lavorativa da emigrati, avrebbero dovuto percepire per potere trascorrere una serena vecchiaia. Per intenderci, come se in Italia gli avessero tolto la liquidazione.
La domanda che vi faccio è: Ne avete mai sentito parlare al Cgie? No, vero?
E non vi sembra strano che l'organismo che si occupa di tutto quanto ha attinenza con gli italiani all'estero non abbia mai, non dico stigmatizzato quanto è successo, ma almeno espresso una parola di conforto ai poveri anziani emigrati, dato loro una pacca sulle spalle?
Non sarà perchè il farabutto che li ha derubati era il responsabile del patronato INCA/CGIL a Zurigo ed il misfatto è avvenuto negli uffici dell'INCA/CGIL, quella stessa INCA/CGIL che se ne è subito lavata le mani: “Arrangiatevi, prendetevela con Antonio Giacchetta. Noi non c'entriamo”?
Intanto confesso che è anche colpa anche mia e del mio maledetto senso delle istituzioni. Sono stato il primo e uno dei pochissimo a scrivere articoli su articoli subendo attacchi subdoli, minacce ed amenità del genere. Figuriamoci quindi se non avrei voluto interessare il Cgie. Eppure procedere ritenevo giusto “per via gerarchica” sensibilizzando prima di tutto il Comitato di Presidenza di cui sono membro, però è stata una mission impossible. Anche all'ultimo CdP il Segretario generale Elio Carozza ha impedito ancora una volta che si parlasse del caso. Lo ha fatto con arroganza, supponenza e fastidio ripetendo come un mantra che ci sono processi in corso. Allo stesso modo per anni non avremmo dovuto parlare di Marcinelle in attesa di sentenze.
I poveretti, abbandonati da tutti al loro destino, hanno però trovato un giornale svizzero (svizzero, non d'emigrazione) che li ha aiutati ad intentare una causa contro il patronato nella Confederazione Elvetica ed hanno vinto ogni grado di giudizio con l'INCA/CGIL che ogni volta si intestardiva a fare ricorso. Ora che la condanna è diventata definitiva e non più ulteriormente appellabile, l'INCA/CGIL ha scelto di chiudere la sua struttura in Svizzera per non pagare il dovuto. Comportamento incredibilmente vergognoso per un'organizzazione ricchissima.
Poi finalmente la scorsa settimana Rai 3, il canale da sempre d'ispirazione del maggior partito di sinistra, ha dedicato la trasmissione “Mi manda Raitre” al loro caso e lo ha fatto con professionalità ed obiettività. Guardatevi il filmato della puntata (http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-11a4bc9d-0faa-4e01-a28c-755f8444669d.html) ed ascoltate le conclusioni dell'esperto: in base agli articoli 243 e 249, l'INCA/CGIL nazionale dovrebbe risarcire il danno arrecato da chi dirigeva una sua diramazione estera.
L'INCA/CGIL, invitata ad esporre le sue ragioni, ha preferito lasciare la sedia vuota. Comprensibile, non avrebbe certo potuto ripetere sciocchezze e calunnie tipo quelle che fanno circolare alcuni: “Erano i pensionati stessi ad affidare i loro risparmi al Giacchetta nella speranza di avere alti interessi”. Anche perchè Antonio Giacchetta, reo confesso, mai, né durante gli interrogatori nè nella lettera di scuse pubbliche ai truffati, ha addotto a sua difesa tale argomento.
Mi dispiace che si tratti di un patronato. Con tutto il male che io possa pensare dell'intromissione pesante dei patronati nel voto all'estero (anche se, si sa, di conflitto di interessi si può parlare solo per Berlusconi o al massimo per la Cancellieri), non è certo il caso di chiedere l'abolizione di organizzazioni che comunque forniscono servizi agli emigrati in un momento in cui vengono chiusi a raffica i Consolati.
Mi dispiace poi che il patronato si chiami INCA/CGIL perchè c'è il rischio, nel criticarne l'operato, di essere accusato di speculazione politica. Così non è, ma purtroppo c'è tutto un ambiente che, per riflesso di appartenenza politica, si sente in dovere di fare quadrato a difesa di qualunque cosa a prescindere.
Dunque ne ha parlato persino Rai 3 e so che altre trasmissioni, altri media importanti ne parleranno.
E il CGIE? Preferisce discutere dei massimi sistemi ma non occuparsi di oltre cento famiglie di emigrati che hanno avuto rovinata la vita? Lo dico anche in senso letterale, il cuore di qualcuno non ha retto. Non voglio neppure pensare che qualcuno voglia a tutti i costi tirarla per le lunghe nella macabra attesa che la maggior parte degli interessati tolga il disturbo così da limitare il danno della restituzione del maltolto che inevitabilmente ci dovrà essere.
Pertanto vi chiedo, cari Colleghi, di unirvi a me per richiedere con forza e determinazione che l'Assemblea Generale di fine mese dedichi uno spazio all'orribile vicenda. Magari si potrebbero invitare i rappresentanti dei truffati e quelli dell'INCA/CGIL per chiarire la situazione ed impostare un dibattito.
Io sono notoriamente uno strenuo e testardo difensore dell'istituzione del CGIE, ma vi confesso che mi sento sempre più a disagio in questo CGIE ed ora la goccia sta facendo traboccare il vaso; se verrà impedito da una maggioranza prevaricatrice che l'Assemblea Generale possa discutere questo caso, allora ne trarrò le conseguenze e uscirò dal Cgie sbattendo la porta con grande clamore.
In attesa delle vostre reazioni, vi saluto molto cordialmente.
Gian Luigi Ferretti

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