Lavoratori precari della giustizia: a rischio posti di lavoro ed il funzionamento del comparto
Ieri, in piazza, ho incontrato molti rappresentanti dei lavoratori precari della giustizia. Sono circa 3400 e stanno protestando per ottenere la loro stabilizzazione. Sono persone che svolgono un lavoro altamente specializzato e qualificato, che sono state formate per tre lunghi anni, e rischiano la disoccupazione. Il loro supporto quotidiano al funzionamento del comparto giustizia, messo in ginocchio a causa dei tagli scellerati voluti dai governi che si sono succeduti in questi anni, è prezioso, insostituibile. Ad essere a rischio, quindi, oltre ai posti di lavoro di migliaia di persone, è l’intera macchina della giustizia. Per questo, ho scritto al Presidente del Consiglio, ai Presidenti di Camera e Senato e al Ministro della Giustizia, chiedendo loro di intervenire e di risolvere la situazione. Non c’è tempo da perdere visto che la data di scadenza dei contratti è fissata al 30 novembre.
Carceri: bisogna affrontare il problema del sovraffollamento
No ad amnistia e indulto, scorciatoie politiche per non affrontare strutturalmente il problema del sovraffollamento delle carceri italiane. Non e' giusto strumentalizzare le richieste avanzate dal Capo dello Stato adombrando un inesistente voto di scambio con il condannato Silvio Berlusconi. Le preoccupazioni di Napolitano sono valide, ma la soluzione proposta, un gesto di clemenza, sono decisamente errate. Per risolvere il problema carcerario servono iniziative strutturali come pene alternative per le droghe leggere, misure di depenalizzazione, riforma della carcerazione preventiva. Amnistia e indulto sono scelte che incitano a delinquere. In questo modo la giustizia italiana muore. Penso che non sia giusto strumentalizzare la giusta preoccupazione del capo dello Stato. Non credo affatto che ci sia uno scambio politico con Silvio Berlusconi dietro alle parole di Napolitano sull'amnistia. Credo però che se la preoccupazione e' nobile, la soluzione e' sbagliata. Lo stesso effetto, e anche maggiore, lo si puo' ottenere con provvedimenti strutturali come la revisione dell'istituto della recidiva e soprattutto con la possibilita' di ricorrere a pene alternative al carcere per alcuni reati. Esprimo solidarieta' all'altra faccia della disperazione carceraria, a quegli agenti di polizia penitenziaria costretti a doppi, tripli e quadrupli turni e che spesso rinunciano al pasto per darlo ai detenuti.
Conferenza stampa su situazione carceraria 23-10-2013
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