Intervento su ddl comitato riforme costituzionali
16.10.13
DI BIAGIO(SCpI). Signor Presidente, personalmente intendo ringraziare il Ministro per la sua presenza in Aula – che avrei voluto risparmiargli – nonostante le sue condizioni di salute, per assistere ad un teatrino irreale.
La ratio che sottende il disegno di legge, giunto oggi alla seconda deliberazione, è senza dubbio condivisibile ed auspicabile in nome dell'esigenza, che ci saremmo aspettati ampiamente condivisa da parte di questo Senato (l'opinione pubblica e il Paese ce lo chiedono), di procedere in tempi celeri a quelle riforme istituzionali da troppo tempo attese e di cui la politica finora è sembrata farsi carico soltanto sotto il profilo retorico, senza mai puntare a progetti condivisi e concreti.
Malgrado la palese impasse politica di questi mesi, il significativo impulso del presidente Napolitano ha consentito di definire un'accelerazione su questo fronte. E uno degli aspetti più significativi di questa voglia di celerità, dopo anni di immobilismo, è rappresentata dalla relazione presentata ieri da lei, ministro Quagliariello, nella quale sono state definite le linee guida a cui le riforme dei prossimi mesi dovrebbero attenersi.
È proprio questo il punto. Noi tutti sappiamo bene la rilevanza di queste riforme e soprattutto siamo consapevoli del fatto che la cornice costituzionale dovrà essere vistosamente modificata. L'acceso confronto che si sta portando avanti in quest'Aula, anche con forze che nessuno di noi immaginava avrebbero immobilizzato il Paese e non consentito il cambiamento, ne dimostra il carattere tanto delicato.
Non è mia intenzione entrare nel merito di ognuna delle questioni sollevate in maniera puntuale dal ministro Quagliariello, trattandosi del frutto di un primo lavoro di prospettiva e di approfondimento su molteplici aspetti istituzionali. Ma non posso trascurare quanto è stato evidenziato in merito al futuro della Circoscrizione estero né, quindi, esimermi dalla discussione e dal dibattito interno, perché non si può non notare che su questo punto, poco in armonia con gli altri capitoli di intervento, si evidenzia una posizione chiara e netta dei saggi circa l'opportunità di sopprimerla a causa del suo scorretto funzionamento. È come se un medico decidesse di amputare la gamba ad un claudicante, piuttosto che studiare una cura per permettergli di usare bene la gamba o comunque di alleviare la sua sofferenza.
La modifica costituzionale che sottende la legge Tremaglia non è stata l'espressione di una decisione politica o di un contentino dato ad un partito, ma è stata il punto di approdo di un confronto tra istituzioni, cittadini e rappresentanze che si è portato avanti negli anni. Credo che questo punto non si possa trascurare in nome di un'accelerazione che, sebbene comprensibile, non può essere passivamente condivisa.
Il fatto che la Commissione dei saggi abbia denunciato ufficialmente un malfunzionamento, peraltro trasversalmente riconosciuto, in primis da noi rappresentanti di quella Circoscrizione, dovrebbe essere il punto di partenza di un percorso di modifica da me invocato già nel corso della precedente legislatura con svariate proposte di legge, ma non può e non deve legittimare una chiusura a priori verso l'intera area di intervento, ventilando poi ipotesi di riconfigurazione delle rappresentanze che possono apparire fantasiose, soprattutto se non si basano su uno studio reale di cosa esattamente rappresenta e di cosa esattamente si compone l'area di intervento. Anche per questo nella prima deliberazione abbiamo ottenuto l'impegno del Governo a consentire, nei limiti delle proprie competenze e responsabilità, un confronto attivo e costante del Comitato in fieri con i rappresentanti della Circoscrizione estero, eventualmente attraverso il coinvolgimento del Comitato per le questioni degli italiani nel mondo, istituito presso il Senato della Repubblica, in particolare per quanto riguarda il procedimento legislativo relativo alla riforma della legge elettorale. Una posizione che ha trovato molteplici consensi, ma che, a quanto pare, non ha trovato alcun tipo di applicazione o leggera considerazione, come purtroppo la relazione ha chiaramente dimostrato.
Alla luce di quanto evidenziato da lei, Ministro, ieri, appare chiaro che ai saggi è stato conferito un potere – a mio parere – troppo grande, malgrado, come già detto, la condivisione della mission a monte.
Ma non dobbiamo dimenticare che questi restano sempre emanazione politica ed in quanto tali non possono fuggire dalla costituzionale esigenza di dialettica su cui la prassi democratica si fonda.
Pertanto ritengo che debba essere prioritario quanto inderogabile legittimare un confronto ampio sui cosiddetti suggerimenti dei saggi e non acquisirli come prese di posizione intorno alle quali articolare i disegni di legge. Invito i colleghi a ragionare puntualmente su questo particolare, al fine di orientare in maniera lucida anche il voto su questo provvedimento.
Pertanto voglio ribadire la condivisione della funzionalità del Comitato in oggetto, ma voglio altrettanto ribadire la ferma volontà di pretendere il confronto su tematiche così tanto delicate e complesse.
È prioritario che su questo fronte non vi sia un arroccamento di parte, né una chiusura ideologica da parte di chi si ferma alle proprie convinzioni, ma la chiara volontà di ascoltare e capire anche le ragioni degli altri.
Noi su questo confronto ci saremo.
Ufficio Stampa
Sen. Aldo Di Biagio
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