Beh… stavolta ci siamo… quello che non è riuscito il 15 ottobre 2010 riuscirà  il 15 ottobre 2013…

Allora c’era stata la sfuriata di Riccardo Pacifici, in seguito a certe scritte “antisemite” in qualche blog, il perborino del rabbino capo fu puntualmente pubblicato con grande peso su ‘La Repubblica’. Egli si rivolgeva ai presidenti di Camera e Senato, chiedendo con urgenza di accelerare la calendarizzazione per la discussione di un testo di legge sulla shoah e contro il negazionismo.

Ma allora c’era ancora Papa Ratzinger, il quale non era totalmente prono al volere dei fratelli maggiori, egli fece scrivere un intervenuto dall’Osservatore Romano (http://paolodarpini.blogspot.com/2010/10/losservatore-romano-si-dice-contrario.html) in cui tra l’altro era detto. «Negare l’Olocausto è un fatto gravissimo e vergognoso» e comunque il giornale vaticano continuava «La storia non è vera per legge. Ma punire per legge chi sostiene questa tesi, e quindi di fatto stabilire ciò che è storicamente vero attraverso una norma giuridica, non è la strada giusta. Anzi, rischia di essere controproducente: in democrazia la censura non è un mezzo corretto, e si finisce per far diventare martire chi vi incappa.»

Ma nella metà di questa ottobrata romana del 2013 la situazione generale è diversa. C’è meno sole, piove a dirotto. Dimissionato papa Ratzinger, sotto ricatto per vari suoi peccatucci, ed insediato il gesuita Bergoglio, la proposta del Pacifici ha trovato una solida sponda… E stavolta la scusa scatenante è il funerale di Priebke e le scritte murali di “neonazisti” (la madre degli stolti è sempre incinta).

Roma, 15 ottobre 2013 – La commissione Giustizia del Senato ha approvato il ddl che istituisce il reato di negazionismo. Il reato di negazionismo, spiega il presidente Francesco Nitto Palma, potrà essere introdotto nell’art. 414 del codice penale (ultimo comma), che già prevede il reato di apologia, punibile con la reclusione da uno a cinque anni.

Insomma siamo agli sgoccioli… la libertà di espressione è finita, la libertà di ricerca storica è finita, la libertà in generale è finita…?

Stiamo entrando in regime di “verità per legge”!

Stavolta non osano levarsi voci autorevoli, come nell’ottobre 2010, di storici, non certo in odore di negazionismo, che si dissero contrari ad una legge di questo genere, per la quale oggi con l’appoggio di destra sinistra e centro si va verso un veloce iter di approvazione.

Ma voglio lo stesso citare un precedente parere di David Bidussa, opinionista di “Moked”, il portale dell’ebraismo italiano, che ha scritto: «Una legge contro il negazionismo non sarebbe né una scelta intelligente, né una scelta lungimirante. Non aiuta né a farsi un’opinione, né a far maturare una coscienza civile. L’Italia ha bisogno di una pedagogia, di una didattica della storia, di un modo serio e argomentato di discutere e di riflettere sui fatti della storia. Non servono leggi che hanno il solo effetto di incrementare la categoria dei martiri».

Anch’io sento il dovere, in quanto laico, di esprimere un mio parere su questo controverso tema.

Innanzi tutto è vero che la storia e la verità storica e perciò la politica conseguente all’ultimo conflitto è stata definita dai vincitori… e non solo per la questione ebraica ma per ogni altro aspetto. Ma se si vuole riaffermare “l’umano e l’universale” che sta oltre le opinioni avverse occorre equanimità e la capacità obiettiva di considerare i semplici fatti e le situazioni in cui questi sono avvenuti. Nel “legalismo giuridico” -che non è più giustizia- vincono al contrario i “cavilli” e ciò è significativo di un percorso funzionale a “costruire” la verità (che è poi quella di comodo di una o dell’altra parte).

Ed ancora.. lasciando da parte ogni speculazione sul passato, secondo me, bisognerebbe evidenziare anche come sia stata utilizzata per fini economici ed ideologici la tragedia dell’olocausto, i soldi raccolti a nome dei deportati, le pressioni politiche per far approvare leggi liberticide in Europa, la creazione di una nuova “religione” dell’olocausto, etc. Allo stesso tempo è controproducente abbracciare la causa della libertà di pensiero partendo dalla difesa o giustificazione del negazionismo.

Mentre possiamo evidenziare come sia andata strutturandosi nel tempo una verità “basata” sul senso di colpa e sulla convenienza politico economica dei governi che hanno preferito cedere alle pressioni dell’industria dell’olocausto piuttosto che venir tacciati di collaborazionismo revanscista con i passati regimi fascisti. Questo ovviamente soprattutto in Germania e Austria (e prossimamente anche in Italia..) dove la “verità dell’olocausto” ha assunto connotati quasi religiosi e “stabiliti per legge”.

In assoluto, per la ricerca della verità storica, ritengo sia importante poter indagare sulla veridicità dei fatti, stabilendo quale fu lo svolgimento dell’olocausto, comprovandolo solidamente (se si vuole anche in senso etico), senza cavillare sulla negazione o sull’affermazione forzosa ma scoprendo “come” sia avvenuto e “perché”, evidenziando allo stesso tempo l’incongruenza di comportamenti speculativi politico-religiosi conseguenti ad esso.

Allora forse si potrà smuovere l’opinione pubblica e pian piano anche inserire altre verità sul modo in cui l’olocausto è avvenuto, soprattutto di come in quel periodo il razzismo avesse colpito in ogni campo, contro l’uomo in generale, e non solo in Germania ma anche in Russia, e anche in America dov’era stata aperta la caccia alle streghe comuniste e la persecuzioni di migliaia di cittadini colpevoli di pensarla diversamente dal potere in carica. La persecuzione è avvenuta a livello mondiale e contro l’uomo e la sua libertà espressiva in generale.

Ho qui accennato alla necessità di cambiare impostazione se si vuole superare la contrapposizione ideologica, fra fautori della “verità olocaustale” e suoi negatori, per poter “scientificamente” affrontare il problema della “verità storica” e questo processo non può essere ottenuto “per legge” che altrimenti la ricerca risulterà tarpata e viziata….

Paolo D’Arpini – Ricercatore spirituale laico

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