IL PUNTO N. 459 del 23 settembre — di MARCO ZACCHERA

BERLUSCONI, IL SUO CERCHIO MAGICO, LA “nuova” FORZA ITALIA
Ho rivisto due volte il videomessaggio di Berlusconi mercoledì scorso per coglierne le sfumature. Non mi è piaciuto e trovo necessarie due premesse prima di esprimere sommessamente le mie critiche.
La prima è che mi sono convinto che Berlusconi abbia ragione quando sostiene che contro di lui e le sue aziende- ed a prescindere da fatti specifici, su alcuni dei quali è probabilmente colpevole – da ormai quasi 20 anni sia in atto da anni una forte pressione della Magistratura per farlo condannare ed allontanarlo dalla politica. Ci provarono invano già nel 1994, hanno insistito con migliaia di perquisizioni, intercettazioni, provvedimenti, processi, calendari giudiziari su misura ecc.ecc. come mai si era visto a carico di un cittadino e con un modo di gestire cause e processi ben diverso da quello applicato (o purtroppo non applicato) a milioni di altri casi. Una giustizia che diventa politica non è uguale per tutti.
La seconda premessa è che la sua decadenza da senatore è solo una questione di volontà “politica” perché la giustizia, il buon senso e la prudenza avrebbero voluto che il caso fosse prima almeno sottoposto alla Corte Costituzionale essendo illegittimo applicare una pena ad un condannato – chiunque esso sia – se questa pena non è prevista al momento del presunto reato, ma stabilita successivamente. Lo hanno ripetuto innumerevoli giudici ed esperti forensi, era un modo onorevole per far decantare la situazione e non compromettere il governo, ma il voto della giunta del Senato era appunto “politico”e così è stato, dove tutti hanno obbedito alle proprie necessità e interessi di bandiera, così come avverrà in aula. Non prendiamoci allora in giro con altre chiacchiere: l’attacco a Berlusconi è l’unico collante di una sinistra che è a pezzi perfino più del centro-destra. Si doveva condannarlo per toglierselo dai piedi, lo si è fatto e lo si farà. Stop.
Detto questo, sono convinto che Berlusconi abbia intorno a sé una corte di gente che pensa innanzitutto ai propri interessi e quando consiglia evidentemente lo consiglia male: la prova è proprio che mercoledì Berlusconi ha fatto un logoro intervento TV, ripetendo tante volte gli stessi concetti ma senza mai “graffiare” né “bucare il video”, anzi. Soprattutto non ha dato dettagli chiari alla gente con cifre e numeri che sono essenziali per far capire l’entità degli attacchi subiti e per spiegare la campagna giudiziaria che gli si è scatenata contro, ripetendo solo parole replicate mille volte. Mi è apparso statico, gonfio, poco credibile, noioso.
L’errore di fondo di Berlusconi è che, sottolineando la sua innocenza, avrebbe dovuto annunciare le proprie dimissioni nell’interesse del paese. “La legge è ingiusta, sono innocente ed indignato, ma accetto i termini della sentenza sapendo che gli italiani capiranno il sopruso politico perpetrato ai miei danni, come tanti cittadini che ingiustamente soffrono per questa malagiustizia italiana”. Pensateci: avrebbe spiazzato gli avversari che lo massacreranno comunque in aula tra 15 giorni, con o senza il voto segreto.
Dopo aver annunciato comunque il proseguimento del suo impegno politico anche fuori dal Senato il Cavaliere avrebbe potuto dimostrare agli avversari di essere una spanna sopra di loro: malconsigliato, invece, Berlusconi ha perso una grande occasione di dare una sberla in faccia ai suoi detrattori. Beppe Severgnini – giovedì sul “Corriere” – ha scritto un articolo perfetto nel sostenere che ci vuole sempre coraggio ad uscire a testa alta e al tempo giusto. Il Cavaliere poteva farlo ma non ha osato, subirà comunque lo stesso risultato tra poche settimane e non avrà in mano un formidabile argomento elettorale e personale da lasciare ai posteri. ( Parentesi leggera: quanti di noi sanno di Socrate? Pochi, ma tutti ricordiamo l’episodio della cicuta che lo ha reso immortale, e per Berlusconi qui non c’era di mezzo neppure il veleno, solo le dimissioni…)
Altro aspetto che mi ha lasciato perplesso quello dell’annuncio della rinascita di Forza Italia. Qui non pretendo di avere ragione, anche perché ciascuno ha un proprio passato ed io sono orgoglioso del mio, ma non si fa nascere un partito per videomessaggio.
Sono stato militante e dirigente del MSI-DN e di Alleanza Nazionale , ho sofferto quando abbiamo votato lo scioglimento di AN nel PDL ma accettandolo perché era un passo strategicamente logico per far crescere il centro-destra nell’ottica del Partito Popolare Europeo. Sacrificandoci, abbiamo sciolto un partito (Alleanza Nazionale) in cui sono cresciuto e per il quale ho lottato e lavorato per tanti anni, già quando AN era ancora il MSI-DN. Non è retorica, ma quasi ci lasciavo la pelle quando eravamo 1 contro 10 e in quegli anni a Destra almeno 32 giovani di allora ce l’hanno lasciata davvero, da Sergio Ramelli ai Fratelli Mattei.
E allora, Cavaliere, mi permetta dirLe che non si scioglie di fatto un partito senza un congresso, una assemblea, un dibattito, senza convocare i dirigenti, gli eletti, i responsabili ai vari livelli anche per almeno formalmente ascoltare il loro pensiero. Chiedere e sottolineare queste cose non è “il vecchio modo di fare politica” ma semplicemente chiedere un minimo di democrazia interna perché non è logico calare tutto dall’alto, con un “padre-padrone” che decide (o peggio ancora fa decidere) per tutti senza regole.
Ma non capisce Berlusconi che il “cerchio magico” che gli si stringe non disinteressatamente intorno – e lo si è visto con il video – gli fa fare anche puntualmente brutta figura? Ma non si accorge il Cavaliere che è sempre più isolato dalla gente “vera” tra squali, corvi, falchi, colombe e pitonesse? Uno zoo, sembrerebbe, ma fatto tutto di gente non eletta ma “nominata”?
Non bastava… Ho visto le foto e il video della nuova sede nazionale di Forza Italia a Roma: marmi e stucchi, locali prestigiosi tra arazzi e mosaici in S.Lorenzo in Lucina dove – leggo – gli uffici dei dirigenti più sono vicini al “Capo” e più sottolineano la forza ed il potere di chi ci sta (magari anche solo qualche volta, perché in Via dell’Umiltà gli uffici direzionali del PDL poi spesso erano desolatamente vuoti).
Perdonatemi, sono io forse fuori dal tempo, ma credo che – soprattutto in questo momento – gli italiani siano contro tutte le sedi con specchi, statue e dorature, esaltazione di tanta forma e poca sostanza.
SO DI ESSERE ORMAI FUORI DAL TEMPO PERCHE’ PER ME LA POLITICA ERA E RESTA INVECE IL RICORDO DELL’ ATTIVITA’ NELLA SEZIONE DI PERIFERIA DOVE LA GENTE SI AUTO-TASSAVA PER PAGARE L’AFFITTO DELLA SEDE, ERANO LE FEDERAZIONI DOVE AI MURI C’ERANO I MANIFESTI E LE VECCHIE FOTOGRAFIE DEI COMIZI CON IN GIRO L’ODORE DELLA COLLA PER I MANIFESTI.
Quella però era la politica vera delle Idee, dei dibattiti e delle persone libere, una politica che era – e per me è stato così fino ad ora – soprattutto impegno, militanza, sacrifici, dove non contavano solo i soldi e l’autoincensamento al Capo supremo. Una politica che vuol dire stare in mezzo alle persone, agli elettori, ascoltarli e se possibile aiutarli non con gli slogan ma condividendo problemi. Perché in Italia non ci sono solo i problemi di Berlusconi ma quelli quotidiani di una comunità in difficoltà. Non sono cose così lontane, perché non cambiò molto quando da Verbania approdai a Roma: si dirigeva il dipartimento organizzazione del MSI-DN e poi di AN (e così gli Enti Locali o gli Esteri) da due stanzette in Via della Scrofa, ma bastava lavorarci sempre per farle vivere e funzionare.
Anche le sedi, come i politici, devono sempre avere un’ “anima” dentro o sono e suonano come campane stonate, e di campane così purtroppo ne sentiamo suonare tante, a tutti i livelli.
Parte male quindi questa “Forza Italia” che 20 anni dopo ripropone lo stesso clichè del ‘94 e per lo meno dimostra poco rispetto per chi nel PDL era giunto dopo aver avuto storie diverse e di cui comunque va fiero. Bisognerebbe allora discutere seriamente di queste cose, ma mentre a sinistra si sfasciano tra le liti, da noi non è previsto neppure una qualsiasi forma di dibattito interno.
In queste condizioni come potremo attrarre l’interesse degli italiani e soprattutto dei giovani che certo non possono essere interessati solo con le vicende pubbliche e private di Berlusconi?
Credo che per molti sia giunta l’ora di una profonda riflessione.
ITALIA IN EVASIONE
Sono stato alcuni giorni in Sicilia ammirandone pregi e virtù, ma anche il desolante abbandono che spesso l’accompagna. Una cosa mi ha indignato: la quasi totalità di mancata emissione di scontrini fiscali. Si parla di aumentare l’IVA, ma non sarebbe più serio prima farla pagare? Addirittura la ricevuta non mi è stata emessa pur pagando con la carta di credito, che è prova inequivocabile e certa di avvenuto pagamento. Perché allora continuare con ipocrisia a prenderci in giro? Stamane “La Stampa” comunicava che la Guardia di Finanza ha svolto nei primi 5 mesi di quest’anno 166.737 controlli di scontrini fiscali, riscontrando il 30% di evasione, con minimi a Genova e massimi a Napoli, dove 8 volte su dieci non viene emesso lo scontrino. Palermo è in alta classifica con 6 evasioni su 10, ma io devo essere stato particolarmente sfortunato.
Facciamo però anche due conti: 166.737 controlli in cinque mesi fanno circa 350.000 l’anno su oltre 2 milioni di esercizi. Significa che mediamente in Italia un controllo sugli scontrini avviene in un bar o in un negozio una volta ogni 8 anni, con buona pace del ministro Saccomanni. Strano perché da noi sono molto più rigorosi, mentre un’altra cosa che non quadra e che da parlamentare ho chiesto molte volte numeri precisi sulle verifiche. Quando (dopo infiniti solleciti) finalmente li ho avuti ho scoperto che nella mia provincia sono DICIASSETTE VOLTE PIU’ NUMEROSI nel rapporto partite-iva/finanzieri rispetto a Milano, su Palermo non oso pensare. Idea criminale? Pensate se fosse affidato in tutta Italia il controllo a qualche migliaio di diplomati disoccupati, ma qualificati, che – verbalizzando – i controlli li facessero in borghese… Forse l’IVA potrebbe essere perfino ridotta.

Buona settimana a tutti
Marco Zacchera

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