Sull’Esecutivo Letta si è scritto molto. Noi, attenti osservatori del fronte politico nazionale, ci siamo, invece, ben guardati dal dare affrettati giudizi sull’eterogeneo patto che dovrebbe reggere, ancora per poco, le sorti del Paese. I parametri di confronto, per la verità, non ci sono mai mancati. Era, in ogni caso, necessario attendere gli esiti parlamentari per una corretta valutazione dei fatti. Oggi possiamo, obiettivamente, trarre le prime conclusioni. Termini che, del resto, non vogliono essere un’ipoteca sulla governabilità del Paese. Per non essere fraintesi, prima di tutto è la situazione socio/economica che si deve riattivare. Proprio in questa primaria prospettiva, la situazione ci sembra maggiormente deteriorata. L’indice d’inflazione interno non tende a diminuire ed il PIL continua a segnare un valore negativo. Mentre la mancanza di lavoro non è stata arginata, la nostra produttività è sempre scarsamente competitiva a livello internazionale. Gli ultimi mesi di questo 2013 saranno particolarmente indicativi per evitare guai peggiori già dal prossimo gennaio. A ben osservare, mancano rilevanti parametri di confronto a livello sopranazionale. Dopo la Grecia, l’Italia meriterebbe la recessione. Dietro l’incertezza politica, sono state rimandate le riforme istituzionali. Come a scrivere che per il Bel Paese non cambierà la realtà che ci ha portato dove siamo. Le critiche si sono trasformate in tempesta mediatica ed i politici restano figure sempre meno credibili sul fronte operativo. La “diga” ha ceduto ed ora s’andranno a verificare una serie d’effetti collaterali dei quali proprio non sentivamo la mancanza. Certo è che non ci sono le premesse per governare l’Italia. Ancora una volta, sarà il Popolo del Bel Paese a promuovere possibili “priorità”. In ogni caso, nell’attesa di decisioni esplicite, le acque nazionali si sono fatte infide e tempestose. Dato che siamo nella “cordata” UE, si renderà necessario salvare il salvabile. Tra Centro-Destra e Centro-Sinistra le differenze si sono rivelate marginali e, soprattutto, confuse. La Legislatura potrebbe naufragare nel mare della polemica. Polemica su tutto; dentro e fuori al Palazzo. Tra l’attuale stato ed il passato, ovviamente quello non remoto, il potere è sfuggito di mano di chi aveva deciso di condividerlo. La scelta di cobelligeranza, che s’è rivelata sempre meno tale, potrebbe evidenziare più problemi di quelli già in essere. Entro breve tempo, ci saranno delle decisioni d’assumere. Magari anche impopolari. Non basterà più la “fiducia” per renderle operative. Nel Governo non ci sono posizioni capaci di mediare tra chi vorrebbe restare e chi si prepara a lasciare. Le alchimie della politica non sono in grado di supportare l’agonia della Legislatura. Intanto, l’Italia dei “pro” e dei “contro” non si riesce a bilanciare. Siamo, così, giunti alla convinzione che la governabilità non sempre manifesti l’impegno, in precedenza assunto, di consentire almeno un biennio di vita a questo Esecutivo dalle improbabili intese. Troppi gli interrogativi ancora da chiarire. Sempre troppi i compromessi partigiani. Intanto, il rebus della politica italiana è sempre meno risolvibile. Le urne potrebbero essere necessarie per chiudere una partita che vede il Popolo italiano l’unico perdente.
Giorgio Brignola