Abusi non denunciati al Pratello di Bologna si traducono in quattro rinvii a giudizio, la Cinti commenta

La responsabile dell' Italia Dei Diritti per l' Emilia Romagna: “E' necessario portare avanti le indagini con cura e con la volontà di risolvere pienamente la triste situazione, contribuendo a ricostruire i passaggi mancanti e a rendere pertanto giustizia vera ai ragazzi che pur subendo soprusi ed abusi, secondo le informazioni raccolte sinora, non hanno ricevuto aiuto concreto laddove assolutamente necessario, a tutela legittima della propria persona e nell' ambito di una struttura che non può essere soltanto un luogo punitivo, o peggio ancora di totale disagio e paura, bensì di rieducazione e anche formazione, ai fini di un nuovo reinserimento nella società”

Bologna, 29 luglio 2013 – Secondo quanto appreso, un ragazzo straniero detenuto presso il carcere minorile del Pratello a Bologna avrebbe subito abusi da parte di due compagni di cella e da altri due non identificati, per almeno cinque volte, senza che i fatti venissero puntualmente riportati all' autorità giudiziaria. Pur di fronte a diverse contestazioni in base al ruolo dei singoli coinvolti nel caso, il Pm Antonello Gustapane ha deciso di chiudere l' ultimo filone di inchiesta sugli scandali del carcere in questione attraverso la richiesta di rinvio a giudizio dell' ex comandante della Polizia penitenziaria all' interno del Pratello, del coordinatore dell' area educativa e direttore pro tempore, così come di due ispettori, ovvero Aurelio Morgillo, Alfredo Ragaini, Antonino Soletta e Alonzo Caracciolo. Gli episodi cui si fa riferimento nelle indagini condotte sinora, si concentrano sul periodo giugno e luglio 2011, ed hanno come protagonista sempre la stessa persona, vittima di percosse, anche in modo pesante, e punita con bruciature in almeno due occasioni. Ad essere coinvolta in tale inquietante vicenda è persino la psicologa del carcere, la quale pur non essendo dipendente della struttura, sarebbe stata “ingannata” e indotta a mutare una relazione di servizio di tipo professionale con un rapporto falso, costruito per nascondere reati ed omissioni da parte di altri. Intanto i legali dei quattro indagati difendono i propri assistiti precisando che chiariranno il tutto, e si sono soffermati sul fatto che in realtà gli episodi “sono stati trattati in sede di Consiglio di disciplina, i cui atti vengono sistematicamente trasmessi al Giudice di Sorveglianza”. Del ragazzo si è di fatti occupato un Gip in sede di trasferimento in Comunità, mentre secondo la Procura, la psicologa sarebbe una vittima, presentata come testimone d' accusa. Le richieste di rinvio, si inseriscono comunque in un contesto denso di violenze ed omissioni più ampio, che risalgono al 2011, quando di fronte ad una situazione di “totale anarchia” scattarono ispezioni ministeriali, cui seguirono trasferimenti d' ufficio di alcuni dirigenti e vennero messi sotto accusa 35 persone, comprese agenti ed educatori. Senza dimenticare, poi, il caso della mancata denuncia di violenza sessulae ai danni di un detenuto, costata la citazione in giudizio di Mogillo, Caracciolo e dell' ex direttore poi rimosso.

Luana Cinti, esponente del movimento Italia Dei Diritti presieduta da Antonello De Pierro e responsabile per l' Emilia Romagna, commenta: ” Un' inchiesta che pare non aver fine, poichè aggiunge ogni giorno elementi sui quali continuare a riflettere, e soprattutto non restituisce, almeno per ora, i giusti chiarimenti di fronte ad una situazione complessa, costellata di tasselli mancanti, dovuti in buona parte al silenzio all' interno della struttura riguardo ciò che qui accadeva e ad un monitoraggio che avrebbe dovuto essere sicuramente più accurato e sistematico, trattandosi di un carcere per minori. Numerose figure coinvolte, poi fatte oggetto di indagini specifiche e di volta in volta trasferite, ed operanti in un contesto carcerario definito non a caso ” fuori controllo”, arricchiscono il quadro generale di particolari negativi. L' idea del caos e della mancanza di piena padronanza, ovvero consapevolezza delle attività che qui si svolgevano e degli abusi vergognosi che vi si consumavano, trasmette certamente una immagine non positiva, ma piuttosto distorta e inquietante, la quale contribuisce ad alimentare i sospetti da parte di molti. E' dal 2011 che il Pratello si trova al centro di una inchiesta dai contorni drammatici, in quanto è emerso pure l' elemento della violenza sessuale nei confronti di un ragazzo, sulla quale si sarebbe sorvolato senza riportare l' accaduto all' autorità competente. E' necessario portare avanti le indagini con cura e con la volontà di risolvere pienamente la triste situazione, contribuendo a ricostruire i passaggi mancanti e a rendere pertanto giustizia vera a questo e ad altri giovani detenuti che al centro di presunti soprusi ed abusi, secondo le informazioni raccolte sinora, non avrebbero ricevuto aiuto concreto laddove assolutamente necessario, a tutela legittima della propria persona e nell' ambito di una struttura che non può essere soltanto un luogo punitivo, o peggio ancora di totale disagio e paura, bensì di rieducazione e anche formazione, ai fini di un nuovo reinserimento nella società”.

Ufficio Stampa Italia Dei Diritti Emilia Romagna

italiadeidiritti@yahoo.it

http:/www.italiadeidiritti.it

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